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Powell non si fa commuovere, la correzione accelera a Wall Street.

Chiusura sui minimi ieri sera per Wall Street, con tanto di accelerazione finale, che ha portato il calo oltre il punto percentuale (-1.31%) per l’S&P 500, e -2.88% per il Nasdaq 100, con la tecnologia ancora bersagliata dalla rotazione settoriale, che ha continuato a favorire ciclici, banche e risorse (l’S&P Banks è salito addirittura dell’1.5%).
Principale imputato, ancora l’aumento dei tassi. Il 10 anni treasury ha visto il suo rendimento salire di 9 bps a 1.49%. Di nuovo, i tassi reali sono saliti più delle attese di inflazione. Non è tanto il livello, a infastidire, apparentemente, ma la violenza del movimento.
La volatilità sui tassi, e la tendenza del mercato a divergere dalla guidance FED, prezzando rialzi l’anno prossimo, hanno accentuato ancora di più l’attenzione per il discorso di Powell previsto alle 18 italiane odierne al WSJ Jobs summit. Hanno cominciato a circolare indiscrezioni sui media di un possibile annuncio di qualche misura per calmierare i tassi, come l’estensione delle scadenze degli acquisti, o addirittura una nuova “operation twist” (che però era stata adottata in alternativa al QE e non contemporaneamente). la verità è pero che,  a sentire i vari membri FED, non sembrava che al FOMC stessero scaldando i motori per qualcosa di grosso.
Un altro argomento che ha attirato parecchio interesse è stato il calo in negativo dei tassi per prendere a prestito i treasury, che ha toccato il -4% ( link ). Il messaggio sarebbe che si è formato un corto molto forte sul 10 anni, cosa che rende carissimo prendere a prestito i titoli per vuole venderli allo scoperto. Questo renderebbe il mercato vulnerabile a violenti short squeeze. Ma io per esperienza diffido un po’ di queste valutazioni tecniche, quanto meno per quanto riguarda il timing. Che ci sia scoperto sui tassi USA non mi sorprende affatto.
Sempre in tema di positioning sul bonds, l’apparente buona notizia è che i fondi giapponesi avrebbe venduto nelle ultime 2 settimane di Febbraio 34 miliardi di bond internazionali, cosa che avrebbe appesantito i mercati ( link ). Notizia buona perchè dubito possano continuare a questo ritmo. La Fed invece continuerà a comprare 40 bln al mese per il momento.

Naturalmente la seduta asiatica ha risentito parecchio del sentiment, nonchè del rialzo dei rendimenti USA. Di nuovo molto pensante il China Complex, che ha risentito della debolezza del tech (Chinext -4.9%) e della recente sottoperformanche macro (almeno nei numeri) rispetto al resto dell’area. E domani inizia il National People’s Congress. Chi si attendeva borse supportate è stato pesantemente smentito. Per quanto riguarda le altre principali piazze, l’unica a perdere meno dell’1% è stata Sydney. Inutile dire che i rendimenti hanno mostrato tendenza al rialzo anche in Asia.

Il sentiment non è stato sicuramente aiutato dalla notizia che la regione di Tokyo resterà in tato di emergenza fino almeno al 7 marzo. Parlando di Covid, le notizie peggiori continuano ad essere in Europa, dove la Grecia ha annunciato nuove misure, e anche in Italia a livello regionale si continua a incrementare i lockdown.

Ovviamente la seduta europea ha fattorizzato la debacle serale di Wall Street ieri sera, con i principali indici in negativo fin dalle prime battute. Va detto che, vuoi perche i rendimenti in Eurozone non hanno mostrato la stessa dinamica, vuoi perchè la composizione dell’azionario continentale è assai più piena di ciclici, value e banche, e scarica di tech, in generale si è notata una certa forza relativa. Peraltro, oggi le prese di beneficio sui metalli industriali hanno portato debolezza al settore risorse, mentre la relativa stabilità dei tassi Eurozone, grazie all’atteggiamento più proattivo (almeno a parole) dell’ECB, ha fatto comparire qualche presa di beneficio sulle banche.

Sul fronte macro, pessime retail sales EU di gennaio (-5.9 da prec +1.8% e vs stime per -1.4%), ma dopo il dato tedesco di ieri, era atteso. Piuttosto, prime mosse del Governo Draghi sul fronte stimolo fiscale. Si parla di un pacchetto del valore del 2% del GDP, principalmente costituito di ristori, sussidi alle famiglie e spese per vaccini (ed eventualmente proroga del blocco i licenziamenti). Il target del 7% stabilito in autunno sarebbe quindi elevato all’11% (tenendo conto anche del pacchetto varato a gennaio). Sorpresa: l’Italia si porta in testa per stimolo fiscale erogato nel 2021 in Eurozone.

Nel primo pomeriggio, i dati in US hanno fornito un quadro benigno:
** i jobless claims sono rimasti relativamente bassi (si fa per dire) con 745.000 da precedenti 736.000 e vs stime per 750.000. Bene anche il numero totale dei percettori (4.29 mln da prec 4.41 e vs stime per 4.3)
** buoni i factory orders di gennaio (+2.6% da prec +1.6% e vs stime per +2.1%)
** I Durable goods orders sono stati confermati sui buoni livelli dei numeri preliminari (+3.4%).
Così il sentiment è migliorato gradualmente, fino a vedere gli indici Europei mettere il naso in positivo all’apertura di Wall Street, quando l’S&P 500 ha abbozzato un recupero. Ma il tono è rimasto quanto mai nervoso in vista del discorso di Powell.
Nell’attesa, un paio di sviluppi interessanti:
1) l’immunologo USA consulente della Casa Bianca Fauci ha mostrato un moderato ottimismo sul Covid, pur ammettendo che nel breve il miglioramento sui casi sta rallentando. Considerando l’accuratezza delle sue precedenti previsioni, è una buona notizia
*FAUCI: HAVE REACHED `A BIT OF PLATEAU’ IN COVID CURVE
*FAUCI: `QUITE REASONABLE’ TO SEE SOME RETURN TO NORMAL BY FALL
*FAUCI: `PRETTY COMFORTABLE’ ON VACCINES ADDRESSING VARIANTS
2) Il petrolio, che era rimasto ben sostenuto tutto il giorno, in attesa del risultato del meeting OPEC, ha messo a segno un balzo arrivando a recuperare il 5% quando è trapelato che i tagli sarebbero stati confermati interamente
*OPEC+ DECIDES NOT TO HIKE OUTPUT BY 500K B/D IN APRIL: DELEGATE
*SAUDIS TO MAINTAIN 1M B/D VOLUNTARY CUT IN APRIL: DELEGATE
*OPEC+ AGREES TO KEEP OIL OUTPUT UNCHANGED IN APRIL: DELEGATES

Ma nulla da fare, il mercato è rimasto fissato con i tassi e con Powell. La chiusura europea precedeva il grande evento, e così gli indici hanno terminato con cali modesti, e Milano e Madrid a mostrare progressi marginali. Moderati cali per i rendimenti, e stabilità, fin li, dei cambi A completare il quadro debolezza sulle commodities (in particolare metalli industriali) e oil sugli scudi.

Alle 18, Powell non ha modificato di molto il suo messaggio. Ha ribadito che gli obiettivi della Fed in termini di occupazione e inflazione sono ancora lontani, e che il FOMC non darà peso a eventuali letture elevate dell’inflazione nel breve, ma guarderà al medio periodo.
Powell ha chiarito che il Committee non si accontenterà di risultati temporanei e perseguirà obiettivi evidenti e duraturi. Infine, ha concesso che i movimenti sui mercati hanno attirato la sua attenzione, e dichiarato che si preoccuperà, se noterà un inasprimento delle condizioni finanziarie persistente o distruttivo. Ma non ha lasciato intendere che quanto visto finora è sufficiente, ne tantomeno segnalato che alcun intervento è imminente.
*POWELL: WE’RE STILL A LONG WAY FROM OUR GOALS
*POWELL: MAXIMUM EMPLOYMENT IS MUCH BROADER THAN JOBLESS RATE
*POWELL: HIGHLY UNLIKELY WE’LL ACHIEVE MAX. EMPLOYMENT IN 2021
*POWELL: INFLATION IS BELOW 2%, IT’LL PICK UP ON BASE EFFECTS
*POWELL: UNLIKELY DEEPLY INGRAINED LOW INFLATION WILL FADE FAST
*POWELL: WE’LL BE PATIENT IF SEE TRANSITORY RISE IN INFLATION
*POWELL: WELL AWARE OF HISTORY OF HIGH INFLATION, WON’T ALLOW IT
*POWELL: WOULD BE CONCERNED BY DISORDERLY MARKET CONDITIONS

Abbandonati al loro destino, i mercati hanno fatto decisamente le bizze. Le vendite sono riprese aggressive sul tech, ma in realtà in questa fase hanno convolto quasi tutti i settori (a parte l’energy, per ovvii motivi). La risk aversion, e la forza dei tassi reali USA hanno coinvolto anche il Dollaro, che ha respinto l’€ sotto 1.20. Penalizzati i preziosi, e perfino Bitcoin. Gli indici USA hanno accumulato passivi rilevanti, prima di dar corso a una stabilizzazione. L”S&P ha raggiunto un passivo del 2.5% e il Nasdaq 100 ha rasentato il 3%.
La salita dei rendimenti è marcata, ma non terribile (10 anni 1.54% + 5 bps). Il fatto è che a salire sono interamente i tassi reali, mentre le attese di inflazione sono al palo. Il che è sicuramente un inasprimento delle condizioni finanziarie.

Personalmente, però, concordo con Powell che sprecare munizioni per proteggere economia e mercati da tassi reali al momento a -0.67% sia un cattivo uso delle risorse della FED, in particolare a pochi giorni dal varo di un nuovo pacchetto di stimolo da 8/9% del GDP, che ne segue uno di 5 punti meno di 3 mesi fa. Se l’economia deve normalizzarsi, e gli stimoli sono di quelle dimensioni, i mercati si devono rassegnare a tassi nominali – e reali – un po’ più alti. Se questo causa dei round di prese di beneficio su un mercato che era diventato troppo euforico non si può chiedere alla FED di correre ai ripari. Ovviamente se la situazione diventasse pericolosa, il FOMC interverrà.  Intanto vediamo se effettivamente il positioning di breve frena un po’ il movimento dei bonds, come ipotizzano i livelli dei tassi repo.

Dal punto di vista tecnico sia Nasdaq 100 che S&P 500 hanno rotto al ribasso i supporti, il primo confermando il testa e spalle ribassista illustrato ieri. Adesso la dottrina vorrebbe un pullback verso la neckline e poi una discesa di 1.000 punti circa, che lo porterebbe, con grande eleganza, a intersecare la media mobile a 200 giorni rendendo ancora più scolastico il movimento. Un ritorno sopra 13.000 fa invece fallire la figura e proietta nuovi massimi