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Nuovi massimi nel durante per l’S&P 500, dopo quasi 8 mesi.

Non contento delle  indiscrezioni circolate ieri in seguito al suo incontro con i supporters repubblicani, Trump ha ribadito le sue perplessità sull’operato di Powell in un intervista a Reuters pubblicata in serata.
Accettabili o meno che fossero, da uno nella sua posizione, i commenti del Presidente hanno impattato sul dollaro,  accentuandone la tendenza correttiva delle ultime 2 sedute. E probabile che, anche in quest’occasione, l’effetto delle dichiarazioni si riveli effimero, che che il biglietto verde riprenda,  già  dalle  prossime ore, a reagire ai fondamentali e ai fattori tecnici (quali che essi siano). Nel frattempo, la cosa non è dispiaciuta a Wall Street, che si è ulteriormente avvicinata ai massimi storici,  ma a beneficiarne sono stati soprattutto emergenti e commodities, che hanno ottenuto ulteriore sollievo.
Nella stessa intervista, Trump si è dichiarato indisponibile a trattare con la Turchia e indifferente agli effetti della sua intransigenza sulle economie europee ed emergenti. Riguardo la Cina, ha detto di non aspettarsi troppo dagli incontri in settimana e di non aver deciso se incontrare il Presidente Xi in Novembre in occasione dell’Asia-Pacific Economic Cooperation forum in Nuova Guinea. Naturalmente, ha smentito di aver in mente alcun orizzonte temporale per le negoziazioni.

L’atteggiamento tiepido di Trump verso i colloqui non ha danneggiato più di tanto il sentiment nella seduta asiatica. Eventualmente gli investitori lo hanno giudicato un gioco delle parti.
In ogni caso, non sono mancati i catalyst positivi:
** Le autorità cinesi starebbero considerando di abbassare il risk weighting sui bilanci bancari dei bond emessi  dai governi locali da 20% a zero. La  mossa supporterebbe le nuove emissioni, e libererebbe capitale bancario stimolando  il credito
** Il  vice Governatore PBOC ha dichiarato che il  deleveraging dell’economia ha fatto grandi progressi e che la Banca Centrale continuerà a supportare le  piccole  aziende.
** Apparentemente, fondi statali sono stati notati in supporto all’azionario locale (Chinese Shares Bounce for Second Day After State Support Seen).

In sostanza,  gli sforzi delle autorità per sostenere il  ciclo si fanno sempre più evidenti. Da un lato ciò è positivo nel breve, perchè presto o tardi tutto questo stimolo produrrà effetti (lo abbiamo già visto nel  2016). Dall’altro, è evidente che la  contingenza sta producendo un abbandono degli sforzi di rebalancing dell’economia, il che è foriero di maggiori rischi finanziari in futuro. Inoltre l’entità delle misure varate fa sospettare che le autorità ritengano il ciclo meno robusto di quanto appare a  prima vista. Un altra spiegazione è che le  autorità stiano costituendo una polizza di assicurazione in caso di un escalation della trade war, e  che siano pronte a  ritirarlo nel caso la  situazione si stabilizzi.
Il buon tono degli indici cinesi si è  in parte trasferito  al  resto dei mercati, anche se Tokyo è rimasta praticamente ferma, e Sydney ha corretto.,  zavorrata dal miss di BHP Billiton e da incertezza politica.

Dopo qualche incertezza iniziale, l’azionario europeo ha capitalizzato il buon sentiment di provenienza asiatica. Il  rinvio della conclusione della revisione del rating italiano da parte di Moody’s è stato preso assai bene dalla carta obbligazionaria italiana, che ha performato assai bene durante tutta la seduta. In realtà Il fatto che Moody’s intenda valutare meglio i possibili provvedimenti del governo su lavoro, pensioni e fisco non è affatto una garanzia di un buon esito della review. Ma il rinvio della deadline è comunque gradito, e comunque la reazione conferma che sui livelli dei giorni scorsi i btp prezzavano, nel breve uno scenario alquanto pessimistico. Il  prossimo test per la carta italiana è costituito dalle aste di fine mese, che prevedono l’emissione di un nuovo 5 anni e del 10 anni,  oltre ai CCT.

Infine, anche sua maesta il Bund si è deciso a reagire al  miglioramento del sentiment, e la risalita  dei rendimenti, moderata, fin qui, ha ridato un po’ di ossigeno al settore bancario europeo. Le ricoperture hanno interessato anche l’azionario  italiano, che ha a sua volta outperformato gli altri indici. Il rimbalzo dei rendimenti europei core ha accentuato il recupero della divisa unica, che ha avuto  un’unica pausa al comparire di un pezzo di Politico.com. Il report reca pareri interni alla FED secondo cui Powell sarebbe assai poco incline a deviare dalla stance decisa per assecondare i desideri di Trump.

In assenza di dati macro  ed altre news di rilievo, Wall Street è partita con una cosa sola in testa: superare i massimi storici segnati a gennaio, ad un tiro di schioppo dalla chiusura di ieri (parliamo dell’S&P 500) impresa che è stata centrata mentre scrivo (  BN  18:52 *S&P 500 RISES 0.6% TO ALL-TIME HIGH).

Prima  dell’indice generale  era arrivato  il  Russell 2000 small caps, che per la  verità ha segnato diversi nuovi massimi tra maggio e giugno, costituendo una valida indicazione della direzione degli indici generali.
Su questi livelli, è possibile che l’S&P 500 incontri, nel breve, un po’ di resistenza. Ciò detto l’approccio è stato abbastanza graduale e il quadro tecnico suggerisce che vedremo livelli superiori nelle prossime settimane/mesi, anche perchè il sentiment non è affatto esasperatamente positivo come a gennaio scorso, come mostrano i deflussi quasi costanti dai veicoli di investimento USA osservati nelle ultime settimane (grafico ICI -the Fat Pitch)

In assenza di particolari catalyst negativi, è possibile che i nuovi massimi ottengano l’effetto di attirare di nuovo dentro un po’ di queste masse.