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Matrice italiana per lo storno globale odierno

Abbiamo avuto la trade war, la Turchia, i tassi USA. Oggi, a mio modesto  parere, il catalyst per lo storno globale dei mercati è stata la situazione politica italiana.

Procediamo con ordine:
Ieri sera, le minute FOMC hanno portato poche novità. La notazione che un certo numero di membri vede la necessità che i tassi salgano sopra il livello di lungo periodo  ha causato una moderata salita dei rendimenti, ma Wall Street ha incassato, chiudendo invariata. Stabile anche il $, che aveva recuperato  in abbondanza prima della pubblicazione.
E’ stato pubblicato anche il FX report del Tesoro US, nel quale, come da attese, si sono astenuti dall’etichettare la Cina “currency manipulator”, ma hanno dedicato al colosso asiatico un intera sezione, a dimostrazione dell’eccezionale focus di Washington sull’argomento.
Lo Yuan ha preso nota, calando di un ulteriore 0.2% ai  minimi da gennaio 2017. Ciò ha forse contribuito al clima opaco osservato durante la seduta asiatica. Desolante la performance dell’azionario cinese, pesantemente in rosso e ai minimi da 4 anni, in attesa dei dati macro in uscita domani (avevo scritto stanotte, pardon). Meno negativi il resto degli indici, compreso Hong Kong.

L’apertura europea è stata maggiormente in sintonia con gli USA, con gli indici marginalmente positivi in mattinata, i tassi core in moderata salita, e l’€ a tratti in recupero rispetto alla chiusura di ieri. La prima avvisaglia di quel che sarebbe venuto poi è stata l’incapacità del BTP di far tesoro del sentiment moderatamente positivo,  complice il concambio annunciato ieri.
In assenza di dati macro, la mattinata è  scivolata  via anonimamente, in attesa dei dati macro del pomeriggio in US, e di notizie dall’EU.
Scarse novità anche dal macro USA, con il Philly Fed di ottobre marginalmente sopra attese (22.2 da prec 22.9 e vs attese per 20) ma i dettagli leggermente più deboli, e i jobless claims al solito sui minimi da mezzo secolo.

Ci hanno pensato gli asset italiani a ravvivare una giornata spenta. Poco dopo pranzo è arrivata la conferma che la lettera da parte di Bruxelles coi rilievi sulla manovra italiana sarebbe stata consegnata a Tria in giornata. L’impressione di un accelerazione da parte dell’EU è stata rafforzata. E la price action sul BTP ha cominciato a farsi pesante.
Il fuoco di headlines si è  intensificato nel pomeriggio, con vari esponenti europei a chiedere il rispetto delle regole EU,  e Draghi a sottolineare costi connessi con lo sfidare la Commissione Europea.
Diciamo che la faccenda ha preso le forme di un assedio, e si è intuito che i toni della lettera non sarebbero stato affatto concilianti.
Cosi la discesa del BTP si è trasformata in una rotta, e il  contagio si è esteso anche agli altri periferici, mentre la carta tedesca ha iniziato a volare. Troppo per un azionario europeo che fin li aveva tenuto decentemente, ma che si è bruscamente inabissato nell’ultima ora di contrattazioni, zavorrato da un settore bancario che davvero non ne può più di questo newsflow.
Difficile che una Wall Street ancora in convalescenza potesse resistere ad un Europa in caduta libera. Tra l’altro, a infastidire il sentiment ha contribuito anche la notizia che Trump ha deciso di imporre a Mnuchin il ritiro della partecipazione al summit in Arabia, a causa degli sviluppi del caso Kashoggi.

Poco dopo le 18, a mercati europei cash chiusi (ma non i futures) la lettera EU è diventata pubblica. I toni sono decisamente aspri.  Si parla di significativa deviazione dalle guidelines del fiscal compact, di inadempimento dell’obbligo di ridurre il rapporto debito pil, e di previsioni macro che non godono dell’approvazione di un ente indipendente (nella fattispecie l’Ufficio Parlamentare di Bilancio che le ha bocciate) in violazione della regola 473/2013. Si chiede conto dell’espansione fiscale, in luogo del concordato rientro. In sintesi, una violazione particolarmente seria delle regole dello Stability and Growth Pact. La  lettera conclude chiedendo una risposta formale entro mezzogiorno di lunedi 22, per permettere alla Commissione di esprimere il parere formale sulla manovra.
In teoria in assenza di un accordo la Commissione ha tempo fino al 29 ottobre per respingere formalmente il budget e chiederne la ristesura,  che dovrà  avvenire nelle 3 settimane successive. A complicare la situazione ci sono le  Agenzie di Rating dal 26 (Moody’s) a fine mese (S&P).

La seduta europea si chiude con lo spread a 325, nuovo massimo dal 2013, Milano giù quasi 2 punti, le borse europee leggermente meno impattate (ma i futures hanno continuato a perdere in aftermarket), i settori bancari italiano ed europeo devastati (rispettivamente -3.3% e -2.2%), l’€ in area 1.1450. A 2 ore dalla chiusura Wall Street perde l’1.5%, ed è tornata sotto la media mobile  a 200 giorni.

Considerazioni personali a caldo:
** L’impressione è che l’EU, nello scontro in corso con il Governo italiano, abbia deciso di attuare una sorta di blitz krieg. Ben lungi dall’abbozzare di fronte all’atteggiamento aggressivo dei leaders italiani, la Commissione calca la mano e detta i tempi, cercando di aumentare la pressione sull’esecutivo.
** L’idea è che lo stress induca il Governo a più miti consigli, cosi come avvenuto ad agosto, e, in minor misura, più recentemente in occasione della pubblicazione dei numeri,  quanto i deficit per il 2020 e 2021 sono stati limati. La tesi sottostante è che non sia nell’interesse di Salvini e Di Maio gettare il paese nel caos, compromettendo la possibilità di Governare e di conservare il consenso fino alle elezioni europee.
** Ritengo probabile che, come in passato, la pressione dei mercati ottenga qualche effetto su una Coalizione che tra l’altro sta iniziando a mostrare tensioni interne (vedi lo scontro tra Lega e movimento sul decreto fiscale ed altre questioni, con la Convocazione del CDM per sabato mattina da parte di Di Maio e Conte rigettata bruscamente da Salvini). Il problema è che la distanza tra le richieste EU e l’attuale manovra è troppa perchè il Governo possa coprirla interamente senza perdere la faccia con l’elettorato. Il che vuol  dire che per arrivare ad una soluzione negoziale, anche la Commissione dovrà fare concessioni.
** Uno scenario meno probabile, ma non più marginale, che che stress e divisioni interne causino una crisi di governo. Un evenienza che può portare al caos politico, ma eventualmente anche ad un qualche genere di interregno, che attenui in qualche modo lo scontro con l’EU. Personalmente, ritengo che in assenza di un miglioramento del quadro, la probabilità di questa soluzione non farà che salire.
** Il contagio osservato oggi sugli altri periferici è senz’altro preoccupante, perchè insieme ai nuovi massimi dello spread contribuisce a dare l’impressione di un escalation della crisi. Sicuramente l’effetto sull’azionario europeo e USA è stato amplificato dalla fragilità del sentiment, reduce da una brusca correzione la  settimana scorsa. Vale la pena di ricordare che un test dei minimi fa parte di oltre la metà delle fasi correttive osservate a Wall Street negli ultimi decenni. In questo senso la reazione odierna non deve cogliere troppo di sorpresa. Naturalmente, a contare, poi, è il risultato del test.