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Le retail sales US sorprendono in positivo e il mercato dei tassi si spaventa di nuovo.

Con le  delusioni sui salari orari, PPI e  CPI di aprile negli USA gli investitori pensavano di aver archiviato per qualche settimana il problema della volatilità sui tassi americani (almeno io ero di quest’avviso).
Nossignore.
Alla prima occasione  (i dati odierni su consumi e attività economica) la tregua sui treasury è terminata e abbiamo registrato nuovi massimi su tutta la  curva US, ad eccezione del 30 anni,  per cui mancano 2 basis points. E il nervosismo a Wall Street e su emergenti è ricomparso.
Andiamo con ordine.

Il principale  appuntamento della seduta  asiatica era costituito dai dati macro cinesi di aprile. Il quadro offerto è contrastante. La produzione industriale ha sorpreso in positivo salendo di un punto pieno (7% da 6% e vs attese per 6.4%).  Diversamente, le retail  sales  hanno deluso, calando assai di più delle attese (+9.4% da prec +10.1% e vs consenso a 10%). In calo oltre attese anche gli investimenti (+7% da +7.5% di marzo) categoria all’interno della quale il manifatturiero ha accelerato, il real  estate è  rimasto stabile  su livelli elevati, e l’investimento in infrastrutture ha rallentato.
Non esattamente il messaggio di solidità che si sperava, in particolare dai consumi. Ma vale la  pena di ricordare che i dati odierni vanno considerati insieme al resto delle informazioni ottenute nelle ultime settimane dal tono generalmente positivo  (vedi PMI, Total social financing, gettito e spesa fiscale). Io, poi, che di fronte ai dati di contabilità nazionale cinese sono sempre sospettoso, vedo, nei dati odierni, la conferma che la Cina necessita di una politica di sostegno della domanda interna, quale recentemente telegrafata dalle autorità (vedi Lampi del 26 aprile).
E’ questa forse la lettura che hanno dato gli investitori locali, visto che Shanghai e Shenzen sono gli unici tra i principali indici asiatici a mostrare performance positive oggi. Vi è stato  pero anche il supporto  derivante dall’individuazione degli oltre 200 titoli che entrano negli indici MSCI. L’inclusione era nota, ma ovviamente lo statement odierno l’ha riportata all’attenzione.
Tono dimesso invece a Hong Kong e sulle “H” shares, dove il tech ha ridato parte dei guadagni seguiti alle news sull’accordo  per ZTE, a causa della brutta ricezione della trimestrale di  AAC  Technologies. La pesantezza del settore immobiliare ha bilanciato l’effetto della debolezza dello Yen, lasciando al palo l’azionario giapponese. Invariata anche Mumbai, mentre Seul e Sydney mostrano cali moderati.

All’apertura europea, Il report preliminare sul  GDP tedesco del primo trimestre ha rivelato che la  frenata dell’economia tedesca è stata addirittura superiore alle previsioni (+0.3% da +0.6% del  Q4 2017, e vs +0.4% atteso). I pochi dettagli disponibili mostrano che i consumi sono stati modesti, e il canale estero ha sottratto crescita,  mentre gli investimenti hanno mostrato un contributo nettamente positivo. Parte del  rallentamento sembra dovuto  al clima, agli scioperi e a un impatto superiore alla norma di attacchi influenzali. Il  secondo trimestre dovrebbe quindi portare un rimbalzo. La buona notizia è che il dato non è stato sufficientemente debole da comportare una revisione al ribasso del GDP Europeo. La seconda stima ha confermato il +0.4% della  prima, con il rallentamento da 0.7% del quarto trimestre 2017 ascrivibile  in parte a  cause già citate per  il dato tedesco.

Le news macro hanno contribuito a deprimere un € che già da ieri stava subendo il ritorno del $, e cosi l’azionario europeo ha tenuto meglio, a fronte del sentiment generalmente opaco.
La comparsa di segnali che l’accordo tra Salvini e Di Maio sta incontrando delle difficoltà hanno apparentemente ridato un po’ di supporto agli asset italiani in mattinata. Dico apparentemente, perchè non mi è  del tutto chiaro l’aspetto  positivo del  fallimento degli sforzi per varare un governo Lega – 5 Stelle. Se il risultato fossero nuove elezioni, forse l’unico plus sarebbe che farle  prima dell’estate risulterebbe impossibile. Di fatto, sospetto che una nuova consultazione elettorale in tempi brevi rafforzerebbe ulteriormente la Lega, finendo col riproporre lo stesso tipo di compagine governativa, ma con un mandato più forte. Ma forse sto  sottovalutando la possibilità che,  in seguito  al fallimento del tentativo attuale, si torni a lavorare ad un esecutivo tecnico. Vedremo.

Come accennavo  ieri, l’aspettativa dei mercati nei confronti delle  retail sales USA di aprile non era particolarmente positiva. Diciamo che il CPI della scorsa settimana,il clima rigido per alcune settimane di aprile e alcuni report sugli acquisti registrati da alcune credit cards lasciavano intendere che il dato avesse una maggior probabilità di terminare sotto la stima ufficiale.
Invece in generale i dati headline e control group sono usciti in linea col consenso  (rispettivamente +0.3% e +0.4%), e la sorpresa positiva è costituita da revisioni al rialzo, di un decimo, dei dati di febbraio e marzo, che alzano la base di partenza. In sostanza, una significativa revisione del percorso dei consumi, che finalmente mostra tracce crescenti dello stimolo fiscale erogato
Contemporaneamente,  la  survey regionale Empire NY manufacturing di maggio ha battuto il consenso (20.1 da 15.8 e vs attese  per  15), mentre la nota accompagnatoria ha osservato che l’indice dei prezzi pagati ha fatto il massimo da diversi anni e quello dei prezzi ricevuti è rimasto su livelli elevati.
Il mercato dei tassi ha decisamente recepito  il messaggio. I rendimenti hanno accelerato  al  rialzo su tutta  la curva, e a fine seduta europea il  10 anni treasury segna il massimo dal giugno 2011. Sui tassi monetari, la probabilità  di avere 4 rialzi nel 2018 (ovvero altre 3 entro dicembre) ha superato  il 50%.
Il dollaro ha reagito con forza alle news, e al momento recupera una media di 0.75% contro le principali divise. Particolarmente salato  il conto per le divise emergenti, con la lira turca ai nuovi minimi e la Banca Centrale Argentina intervenuta a sostenere il Peso.
La forte volatilità  sui tassi ha naturalmente imposto dazio all’azionario. Ma i movimenti delle divise hanno sparigliato le carte, e cosi l’azionario europeo, mai ispirato negli ultimi giorni, si trova a chiudere praticamente invariato, mentre Wall Street perde quasi un punto (ma  le  small caps US, titolari di un business maggiormente domestico, meno della metà). Parimenti, i futures sul Nikkei perdono frazioni di punto mentre il MSCI emerging lascia sul campo il  2%.

L’impatto sull’azionario US ed emergente di questa fiammata di volatilità su tassi,  con rottura di livelli ultra sorvegliati come il 3.05% di 10 anni treasury, e travaso  sul mercato dei cambi, non deve certo sorprendere. Ciò detto, la notizia odierna è che il rallentamento dei consumi americani nel primo trimestre è stato minore di quanto ritenuto finora, e che il  quadro macro  USA resta solido. Il che è uno sviluppo tutt’altro che negativo per l’azionario US (e quello globale). Certo, una violenta accelerazione al rialzo dei tassi US e del dollaro può effettivamente risultare problematica in particolare per il traballante comparto  emergenti, e in generale creare disturbo all’azionario. Ma non mi pare di rilevarne interamente le condizioni, alla luce delle recenti letture sul fronte prezzi (US e globale) e considersndo quanto sbilanciato è il posizionamento degli investitori in direzione di un corto treasury.