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Le autorità cinesi mostrano ottimismo per il primo trimestre dell’anno.

La modesta perdita di Wall Street (S&P 500 -0.5%) non ha impattato sulla seduta asiatica di stanotte.  A invertire il mood hanno pensato le autorità cinesi, annunciando ulteriori misure a supporto del ciclo per il 2019, tra cui ulteriori sgravi fiscali per la piccola impresa e una semplificazione del sistema fiscale. Il National Development and Reform Commission (NDRC) nell’annunciare le nuove misure ha fatto eco alle dichiarazioni del Premier Li Keqiang di ieri (Il Governo ambisce ad una buona partenza dell’economia nel primo trimestre….), e i concetti sono stati ribaditi da PBOC e Ministero delle Finanze.
Conoscendo l’attitudine dei Cinesi nei confronti dei dati di contabilità nazionale, mi viene il sospetto che le autorità abbiano in mente una sorta di “offensiva di primavera”. Infatti i leaders hanno trascorso l’intero quarto trimestre a sottolineare le difficoltà dell’economia, suffragati dai dati, che sono usciti in generale brutti (terribili quelli di novembre, vedi Lampi del 15 Dicembre). Il quadro macro giustificava l’adozione di ulteriori misure a supporto del ciclo, e cosi sono venuti gli annunci di tagli alla riserva obbligatoria, gli incentivi ai consumi, e le promesse di taglio alle tasse.
Ora le autorità auspicano una buona partenza d’anno, e non mi stupirei che i dati supportassero almeno in parte questa view. Naturalmente, nessuno si deve illudere che una compilazione addomesticata dei dati abbia un impatto significativo sull’economia cinese. Diciamo che può averne uno, modesto, sulla confidence, Dopodichè la differenza la farà la capacità delle misure, varate e in corso di varo, di supportare un ciclo che probabilmente nel 2018 è stato più in difficoltà di quanto gli dati ufficiali mostrassero, pur con il loro deterioramento.
Personalmente sono convinto che, con le dosi di stimolo fiscale e monetario erogate –  inferiori rispetto al passato – si può ottenere un moderato rimbalzo congiunturale, ma non molto di più, e che l’esito dipende anche molto dalla possibilità di portare a casa un estensione della tregua commerciale con gli USA. Peraltro, per i mercati finanziari locali, e l’economia globale, un risultato del genere sarebbe già un bel toccasana.

Inutile dire che l’area asiatica si è alquanto avvantaggiata del brusco rimbalzo dell’azionario cinese seguito alle news, con tutti i principali indici a mostrare robusti guadagni. Anche i future su Wall Street hanno guadagnato terreno, il tutto a ulteriore dimostrazione di quanto sopra espresso.

L’apertura europea è avvenuta sulla falsariga di questo sentiment, con tutti i principali indici continentali in guadagno. Tra l’altro, la pubblicazione degli aggregati monetari cinesi di dicembre, con il total social financing quasi 300 bln sopra attese (1589 bln yuan vs 1.3 attesi) ha diffuso una sensazione (ancora tutta da provare, beninteso) che la politica monetaria sta ingranando, e così, il sentiment ha prodotto un’altro spunto.
E’ stato un attimo, e poi l’azionario europeo ha preso a focalizzarsi sui problemi interni, nell’ordine nuova offensiva dell’ECB sulle banche italiane, i dati macro deludenti, e l’incombente voto sull’accordo per la Brexit al Parlamento inglese.
Sul primo punto, in base a indiscrezioni raccolte da Reuters, l’ECB istituirà una deadline per ogni istituto bancario sotto la sua sorveglianza, entro la quale questo dovrà produrre una copertura intera dei non performing loans in suo possesso. Le rivelazioni hanno messo una pesante pressione sulle banche italiane, e strozzato il robusto recupero del settore bancario europeo.
Alle 10, la pubblicazione del GDP tedesco anno su anno del 2018, a +1.5% ha evitato alla Germania l’onta di una recessione tecnica, in quanto il dato trimestre su trimestre si aggira intorno al +0.1%. Il report, in linea con le attese, non è comunque brillante. Chissà, magari se fosse stato un -0.1%, le pressioni politiche per un maggior utilizzo della leva fiscale sarebbero aumentate. Che dire? Speriamo nella revisione finale in arrivo a febbraio.
Infine, che altro aggiungere sul voto di stasera? Rimando a quanto detto nel pezzo di ieri. Il voto si terrà dalle 20 in poi e le notizie dovrebbero arrivare in serata. La sterlina ha avuto un ultimo spunto in seguito ad alcune dichiarazioni di parte EU sul fatto che le negoziazioni per un altro accordo possono riprendere, dopo un eventuale bocciatura di questo. Dopodichè, sono partite le prese di beneficio, che hanno portato la divisa inglese a recuperare contro $ ed €.
Tutto ciò è riuscito nell’impresa di portare in marginale perdita, nel primo pomeriggio, un Eurostoxx 50 che in apertura guadagnava oltre l’1%.

Sul fronte tassi, se quelli tedeschi hanno continuato a scendere, il Tesoro italiano ha portato a termine l’emissione in sindacato del nuovo 15 anni. Il book ha superato i 35 bln di domanda, il che ha permesso di emetterne 10 bln, ad uno spread marginalmente più basso della prima indicazione. Il 30% emesso in più rispetto alle attese, pur giustificato dalla domanda, ha gravato un po’ sul secondario, e così lo spread chiude in rialzo di 5 basis points.

Nel pomeriggio abbiamo avuto un’altra survey USA deludente, l’Empire NY Fed Manufacturing (3.9 da prec 11.5 e vs attese per 10). Brutti anche i sottoindici, con new orders a loro volta in forte rallentamento e aspettative in calo. Va detto che la survey è volatile, e probabilmente tra le più impattate dalla correzione sui mercati. Ma resta un dato poco confortante.
I risultati di JP Morgan e Wells Fargo sono stati accolti un po’ meno bene di quelli di Citi ieri, ma, appunto, il settore aveva già fatto repricing ieri e quindi il modesto rialzo della prima e la reazione tiepida della seconda non hanno rilevato granchè. Wall Street si è scossa di dosso le scorie europee ed al momento sta testando il livello di 2.600 punti di S&P 500 che da tempo tutti avevano in testa.
Poco prima della chiusura europea, Draghi, nella sua testimonianza al Parlamento Europeo ha comprensibilmente utilizzato toni ancora più cauti nei confronti del ciclo Eurozone. Secondo il Presidente ECB gli ultimi segnali macro sono stati più deboli delle attese, e non c’è da illudersi: all’economia continentale occorre ancora un elevata erogazione di stimolo monetario. L’ ECB continuerà a fornirlo, con la sua forward guidance sui tassi, e la politica di reinvestimento del suo consistente bilancio. I toni cupi di Draghi hanno indebolito ulteriormente la divisa unica, cosa che ha aiutato l’azionario europeo a giovarsi della forza di Wall Street, recuperando una chiusura positiva.

Sul fronte tecnico, l’S&P 500 sta cimentandosi da qualche giorno nel test dell’area 2.600, che ha funto da supporto almeno 4 volte nei mesi scorsi, e che quindi sta facendo bene il suo mestiere.

Detto questo, trattandosi di un livello alquanto scontato e quindi osservato da tutti, è possibile che al di sopra di esso vi siano stratificati un po’ di stops in grado di causare un balzo in caso di superamento, diciamo del livello di 2630 (che è anche la media mobile a 50 giorni. Personalmente, resto convinto che il rimbalzo abbia anche ecceduto le aspettative in termini di rapidità, e che un breakout nelle prossime ora ha un elevata probabilità di dimostrarsi falso.
Ciò detto, il rimbalzo dal minimo del 24 dicembre, oltre ad essere stato assai rapido (come la discesa, peraltro) ha goduto di livelli di partecipazione elevatissimi (advance/decline index, numero di titoli a nuovi massimi settimanali etc). Storicamente, letture di breadth cosi elevate hanno comportato consilidamenti nelle settimane successive, ma performance molto buone nel medio periodo (dai 3 mesi in poi. Quasi mai partecipazioni del genere si sono registrate durante bear markets, mentre in alcuni casi sono intervenute a segnalarne la conclusione.