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I separatisti vincono in Catalogna… Prosegue il rialzo dei rendimenti globali

Lampi di Colore 927

Alla fine, i Separatisti catalani l’hanno spuntata di nuovo, prendendo la maggioranza in Parlamento, sebbene con 2 seggi in meno rispetto alla formazione uscente. Rajoy e gli Unionisti possono consolarsi col fatto che primo partito è risultato Ciudadanos (unionista) e che il fronte separatista non ha avuta la maggioranza nel voto popolare, fermandosi a 47.5%.
L’impressione personale è che,  dopo  il  flop dei separatisti post Referendum,  chiaramente incapaci di dar seguito  alle loro minacce, l’atteggiamento negoziale dovrebbe prevalere tra le parti. Alla luce della relativa fragilità del consenso del  Governo di minoranza di Rajoy, non è da escludere che frizioni protratte coi Separatisti conducano a una crisi e di conseguenza a elezioni anticipate. Ma le  probabilità che si torni a uno scenario di spaccatura sono remote, e la  crisi sembra destinata a  rimanere all’interno del territorio spagnolo. Non a caso, la reazione iniziale dell’€ e dei bonds periferici è  stata modesta, e a fine giornata risulta pressochè impercettibile.

Altra notizia della serata è che il problema dello shutdown governativo è stato nuovamente rinviato. Camera e Senato hanno votato senza patemi il rifinanziamento dell’attività governativa fino al 19 gennaio. Che ci si creda o no, ormai l’attività governativa viene rifinanziata mese per mese in US. Personalmente, non mi pare una ricetta per la stabilità,  visto che rende in una certa misura l’esecutivo ricattabile ( qualsiasi crisi politica può condurre in tempi brevi ad uno shutdown ), ma è   anche vero che finora i Repubblicani, almeno su questo tema, si sono mostrati piuttosto compatti.

La seduta asiatica ha avuto un decorso quieto e un attività  di livello festivo. In assenza di news, l’azionario cinese continua il consolidamento, mentre Tokyo ha fatto segnare modesti progressi, che la avvicinano ancora di più alla resistenza in area 23.000 di Nikkei,  il cui superamento aprirebbe ad una gamba rialzista di qualche tipo. Moderatamente positivi gli altri indici.

L’azionario europeo non ha bisogno di scuse particolarmente buone per scendere in questi giorni, oggi le news catalane e la chiusura in ritracciamento di Wall Street ieri sera sono state più che sufficienti. Gli indici hanno aperto un modesto calo, e raramente hanno dato l’impressione di poter risalire la  china, nonostante un € tendenzialmente debole, e  la  volatilità  sui tassi in calo. Sospetta la performance del  settore  bancario, poco  coerente con un quadro di crescita europea robusta e rendimenti in rialzo. Vedremo a inizio 2018, col ritorno della liquidità,  se il quadro cambia, o se dobbiamo prendere l’attuale  apatia come un segnale preoccupante per settore o ciclo.
Sul fronte macro,  anche oggi buone notizie con GDP Q3 e spesa per consumi  di novembre in Francia meglio delle attese, e prezzi alla produzione in accelerazione. Rimbalzo anche per fatturato e ordinativi in Italia anche se questi dati presentano sempre incongruenze.
In US, poche emozioni, come atteso,  dal  PCE deflator headline e core di novembre, generalmente in linea con le attese. Deludenti i durable goods orders, ma le revisioni ai dati di ottobre cancellano nella sostanza la sorpresa negativa. Lieve ridimensionamento della lettura finale della U.  of Michigan confidence di dicembre, e della Kansas City Fed manufacturing, mentre le vendite di nuove case di novembre  hanno segnato il nuovo massimo per il ciclo, in parte grazie al rimbalzo post uragani. In generale l’immobiliare sta chiudendo il 2017 alla grande.

Wall Street non si è fatta impressionare, e continua a consolidare i recenti rialzi, oscillando poco sotto la parità. Quanto basta per mantenere in negativo l’azionario europeo che non sembra in alcun modo interessato a un Christmas rally. A fine giornata, il modesto arretramento della divisa unica potrebbe anche essere attribuito all’impatto delle  elezioni in Catalonia, se non fosse che i bonds periferici vedono gli spreads stringere (Spagna compresa) mentre i rendimenti della curva tedesca salgono marginalmente. Certo, Madrid ha corretto più degli altri indici, ma resta positiva sulla  settimana, a differenza di Dax e Eurostoxx.

Sul fronte rendimenti globali, il  ritmo di salita è parecchio rallentato nelle ultime ore, ma le velleità di rimbalzo per i bonds US e core europe sono al momento pressochè nulle. Nonostante i dati ufficiali sui prezzi non abbiano fornito segnali di brusca accelerazione, il 10 anni treasury flirta con 2.5%, mentre il bund sta testando 0.4%, una soglia assai meno significativa perchè violata più volte quest’anno, ma pur sempre raggiunta con un movimento assai rapido (12 bp di salita in 1 settimana).
Sono soprattutto le  parti brevi a rimanere cedenti, coi rendimenti 2 e 5 anni tedesco ai massimi da luglio, e  soprattutto  il  2 anni US in costante ascesa da 3 mesi e passa e ormai in vista del 2%, un livello osservato l’ultima volta oltre 9 anni fa.

Lampi di Colore 926

Sono un po’ sorpreso dell’indifferenza dei cambi e degli asset più sensibili alle condizioni finanziarie US (come i mercati emergenti) per questo ormai robusto repricing della parte breve US. Evidentemente il quadro macro globale è cosi florido che può sopportare quest’inasprimento del costo del funding in $. In ogni caso, personalmente lo vedo come un segnale che gli asset ed economie nel corso del 2018 dovranno confrontarsi con condizioni finanziarie meno accomodanti di quelle di cui  hanno goduto nel 2017, grazie ad un quadro inflattivo assai benigno. Ciò non implica necessariamente un inversione del trend,  ma dovrebbe comportare per lo meno un aumento della volatilità sulle varie asset class.