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La trimestrale di Amazon decapita il rimbalzo. GDP USA robusto nel terzo trimestre

Si chiude un altra settimana difficilissima per l’azionario globale, con i principali indici in calo di 3/4% da venerdi scorso. Ottobre termina mercoledi prossimo, ma già da ora possiamo dire che, quest’anno, la sua nomea di “mese terribile” è stata più che confermata: le perdite a 30 giorni superano l’8% nella stra grande maggioranza dei casi (dei 40 indici che seguo, solo 5 perdono meno del 7% ad un mese: il Dow, Mosca, Svizzera, Indonesia e Brasile, unico positivo).
La repentinità e violenza del movimento ha sorpreso tutti (in primis il sottoscritto). Ciò detto, vale la pena ricordare (vedi Lampi del 5 settembre) che le analisi statistiche e l’osservazione degli indicatori di confidence di Sentimentrader.com avevano evidenziato il rischio di un autunno più difficile del solito per l’azionario USA. Ciò dimostra la validità di quanto osservato ieri sull’utilità di integrare l’analisi fondamentale e quella tecnica con segnali derivanti da particolari conformazioni degli indicatori statistici, quando questi si rendono disponibili e con la comparazione delle serie storiche. Naturalmente, anche quando il segnale si mostra corretto, come in questo caso, il timing può variare parecchio. E comunque si tratta sempre di un complemento di analisi che come gli altri va valutato (nel 2017 i segnali di eccesso di confidence sono stati costantemente disattesi fino al crollo di fine gennaio).

Venendo alla seduta odierna, il violento rimbalzo di Wall Street è stato stroncato direttamente in aftermarket, dalla pessima accoglienza riservata alle trimestrali di Amazon e Alphabet (Google). La reazione del mercato la dice lunga sulla fragilità del sentiment. Il massacro del principale imputato, Amazon, sembra principalmente dovuto all’abbassamento della guidance sui ricavi per il quarto trimestre (il più importante per i consumi), e per il miss dell’1% sulle attese di fatturato del terzo trimestre. Peccato che il reddito operativo e l’EPS abbiano battuto le stime del trimestre scorso rispettivamente del 70% e dell 80%, il che implica un incremento della redditività che eclissa il rallentamento del fatturato. Quindi, pur ammettendo che la valutazione di Amazon è stellare e va nutrita con crescita spaventosa dei numeri, va osservato che la trimestrale non era affatto cosi male, e comunque non in grado, da sola di giustificare un selloff di queste dimensionisugli indici generali

Giustificata o meno che fosse, l’inversione ha avuto un bell’impatto sull’Asia, che aveva fatto la bocca al rimbalzo di ieri. Il bel recupero che Tokyo aveva in serbo, a guardare i future ieri, è stato stroncato sul nascere, e il resto degli indici ha mostrato perdite tra il moderato  e il robusto (vedi Seul -1.75%). Modeste le perdite di Shanghai che gode di supporto politico in questa fase (meglio non far crollare il mercato quando le autorità hanno espresso fiducia).

In una mattinata scarica di dati macro, ci si sono messe anche le trimestrali a infastidire un azionario già depresso dall’ U-turn notturno dei future USA (Valeo ed Electrolux i più negativi). Cosi l’azionario continentale ha accumulato perdite per oltre un punto percentuale, in attesa della prima stima del GDP USA nel primo pomeriggio. La risk aversion ha compresso i rendimenti tedeschi sui minimi di periodo, ma la carta italiana ha sostanzialmente tenuto, mostrando solo a tratti un po’ di vulnerabilità al sentiment. Tra i motivi, il buon risultato dell’asta CTZ, la dichiarazione di Blackrock che i rendimenti offerti sono attraenti almeno nel breve periodo ( “We currently have a small tactical long position in Italian government debt on valuations,” Marilyn Watson, BlackRock head of global fundamental fixed-income strategy, wrote in a note Thursday.). Ma soprattutto il sospetto che stasera S&P se la caverà solo con un abbassamento dell’outlook, senza portare il rating dell’Italia all’ultimo gradino dell’investment grade, come ha fatto Moody’s.

Nel primo pomeriggio il piatto forte della giornata sul fronte macro. La prima stima del GDP USA ha sorpreso marginalmente in positivo (+3.5% annualizzato, da +4.2% e vs attese per +3.3%). I dettagli non sono altrettanto attraenti, con un contributo modesto degli investimenti, uno robusto delle scorte (che quindi potrebbe pesare sui trimestri successivi), e un contributo assai negativo del canale estero. Dal lato positivo, resta la componente consumi, e la constatazione che il ciclo resta comunque robusto, seppure in lieve rallentamento dal ritmo forsennato dei 2 trimestri centrali dell’anno. Il 2018 potrebbe presentare in aggregato la crescita più forte dalla grande Crisi Finanziaria.
Modeste le pressioni sui prezzi, il che non è male in una fase in cui gli investitori si interrogano sulla possibilità che la Fed strozzi la crescita alzando troppo i tassi. Peccato che Trump abbia fatto talmente tanto baccano di recente sul fatto che la Fed è troppo aggressiva, da costringere Powell a mostrarsi super coerente, pena la perdita della credibilità dell’istituzione.

Come coi risultati di Amazon, anche sul GDP il mercato si è focalizzato sugli aspetti negativi. Così l’apertura di Wall Street è stata da brivido, con l’S&P arrivato a perdere il 2.8% nello spazio di 2 ore. Così, l’S&P ha effettivamente raggiunto il livello di -10% dai massimi, che tipicamente caratterizza la “correzione”.
La risk aversion ha pesato anche sul Dollaro, e le borse europee si sono avviate a chiudere sui minimi. Ma, a meno di un ora dalla chiusura dell’azionario continentale, in US è partito un robusto rimbalzo, sulla scorta del quale l’Eurostoxx ha chiuso praticamente sui massimi della seduta, in perdita di “appena” 0.9%  (vs il 2.3% toccato alle 17!). L’esperienza recente ci insegna a diffidare di questi rimbalzi, ma in ogni caso la reazione positiva sui minimi è meglio che niente. Il rimbalzo non ha impressionato più di tanto ne i cambi ne i tassi, col $ che rimane sopra 1.14 vs e il bund che cede altri 5 bps di rendimento, tornando allo 0.35%. La chiusura di Wall Street stasera, per dirla con gli anglosassoni “is anyone’s guess”.

Il quadro tecnico colloca il prossimo supporto in area 2600, appena un 1% dai minimi odierni (per ora). Peraltro una chiusura sopra 2667 configurerebbe un progetto di hammer, da confermare con un ulteriore recupero lunedi. Non che faccia sta gran differenza, purche il supporto tenga, naturalmente.