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La festività USA porta una tregua nella volatilità sull’azionario.

Venerdi sera, puntuali, si sono presentate le ricoperture a supportare un rally finale degli indici USA. La perdita per l’S&P 500 si è ridotta dal -3% del tardo  pomeriggio europeo a -0.8% del finale, e il Nasdaq 100, che era arrivato a perdere oltre il 5% ha chiuso con un dignitoso -1.3%. Avendo l’indice tecnologico USA totalizzato un -10%  in poco più di 24 ore (e un -6.5% l’S&P 500), era preventivabile che chi era corto portasse a casa gli utili alla vigilia di un week end lungo (oggi gli USA sono chiusi per labour day).
Sono ampiamente circolate indiscrezioni sull’origine degli acquisti di opzioni su tech che avrebbero costretto i market makers a inseguire il mercato  causando gli enormi rialzi delle scorse settimane: sarebbe stata Softbank, che secondo alcune stime ( link Bloomberg ) siederebbe su un profitto (sulla carta) di 4 bln$, su un nozionale di 50 bln,  assicurato tramite un call spread secondo il WSJ ( link ).
Come già  accennato venerdì, la ritengo una spiegazione riduttiva. Un simile boom non può dipendere da una singola operazione o anche da un gruppo ristretto. Tra l’altro, da tempo Sentimentrader segnala un esplosione di attività di acquisto di opzioni Call da parte di varie categorie di traders,  ma in particolare dai retail traders. Nelle ultime 4 settimane l’ammontare speso in premi  dalla categoria, secondo i dati raccolti dal sito, è di 39.3 bln $.

Applicando il medesimo moltiplicatore usato dal WSJ per calcolare il nozionale comprato da Softbank, Sentimentrader ha ottenuto un nozionale di 512 bln $, oltre 10 volte quello attribuito a Softbank. Si tratta di una crescita di oltre 6 volte la media dei precedenti 2 anni. Considerando il tipo di opzioni utilizzato da questa clientela (play direzionali a scadenza breve), l’hedging di un operatività del genere può, si, causare uno squeeze sui sottostanti, molto più di un call spread, che ha l’upside limitato e scadenze generalmente più lunghe. Naturalmente tutti questi fenomeni possono aver contribuito al risultato finale.
Dalla circostanza se questo processo ha raggiunto il culmine, oppure ha ancora carburante disponibile dipende la direzionalità di breve delle FAANGS e titoli annessi, del Nasdaq, e relativo impatto sull’indice generale. Non è da escludere che il primo ritracciamento attiri un’altra ondata di acquisti, visto il livello d’euforia. Ma è anche vero che ormai il meccanismo è esposto, e gli operatori sanno bene che esiste un rischio serio che la discesa alimenti un ulteriore smontamento degli hedge, essendo il delta delle opzioni a scadenza breve molto sensibile al movimento dei sottostanti. E il triple witching, giornata di scadenza delle opzioni sui futures, dista appena 9 sedute. Una volta scadute le calls, la necessità di hedgiarsi scompare, mentre tra i fortunati che hanno gli strike sotto i prezzi di settlement ci sarà chi opta per vendere (magari perchè non dispone del cash per ritirare i titoli). Insomma, i prossimi giorni si annuncia una battaglia tra momentum, e una serie di effetti tecnici in fase di transizione da supportivi a depressivi per il tech. Personalmente, vedo prevalere, almeno temporaneamente, i secondi. Vedremo
Oggi,  in ogni caso, è una giornata di tregua.  La festa in US, con Wall Street e relativi derivati chiusi, disinnesca i catalyst, mentre il rimbalzo di venerdì sera offre supporto al sentiment.

In realtà, non è che l’Asia mostri particolare sollievo. Colpa del “China complex” che ha avuto una seconda parte di seduta decisamente difficile, senza apparente motivo. Gli  operatori riferiscono robuste prese di beneficio sul comparto tech e sui best performers recenti, in altre parole un edizione cinese di quanto osservato sul Nasdaq la scorsa settimana. Si è salvata un po’ Taiwan (-0.3%) apparentemente grazie a una bilancia commerciale gonfiata dagli acquisti di Huawei per anticipare il divieto di vendergli semiconduttori ( **Taiwan Exports Surge to Record Amid Huawei Scramble for Chips). Le borse cinesi (sia Shanghai che i listini di Hong Kong) non hanno tratto uguali benefici dalla bilancia commerciale cinese di Agosto, che ha mostrato esportazioni sopra attese (+9.5% da prec +7.2% e vs stima di +7.5%), ma import debole (-2.1% da prec -1.4% e vs stime per invariato). Il punto è che le esportazioni salgono per il motivo sbagliato (un effetto base con l’uscita sai 12 mesi del debole agosto 2019) e nella direzione sbagliata (+20% anno su anno verso gli USA, e calo verso Asia e EU), mentre l’import debole lascia intendere una domanda interna ancora fiacca. Tra gli altri indici, moderatamente negative Tokyo e Jakarta, e positive Seul, Mumbai e Sydney.

L’apertura europea ha visto gli indici mettere a segno un catch up della performance di Wall Street di venerdì sera, temperato dalla circostanza che i futures USA (in particolare il Nasdaq) avevano restituito un po’ di rimbalzo.
Sul fronte macro, la produzione industriale tedesca di Luglio ha deluso (+1.2% da prec +9.3% e vs stime per +4.5%). Il dato anno su anno resta a -10% (vs -7.4% atteso).
Relativamente ai contagi,  se in US la situazione resta in miglioramento,  anche se a un ritmo più ridotto rispetto ad Agosto e con alcuni stati ancora a rischio, in Europa  il deterioramento prosegue. In particolare brutti gli ultimi numeri in Francia e UK (tra l’altro rilevati nel week end quando il numero di test condotti scende), mentre l’Italia  segue, con crescita ancora ben inferiore ancora all’1%. Vedremo domani la Spagna, che nel week end sospende le rilevazioni.


Va osservato che questi numeri, in molti casi ai massimi da 3 o 4 mesi, sono ottenuti mediante la conduzione di test pari ad un multiplo di quelli della primavera. Siamo quindi molto lontani da quei livelli, come mostrano anche ospedalizzazioni e decessi. Ma, Germania a parte, a preoccupare sono i trend, anche alla luce del fatto che ovunque stanno per iniziare o sono iniziate le scuole, e tra un paio di mesi affrontiamo la stagione fredda, coi relativi malanni. Tra gli emergenti continua a impressionare la situazione dell’india, che ha superato il Brasile come numero di casi, e non accenna a rallentare.

La mattinata ha tenuto il tipico regime dei giorni di festa in USA, con attività ridotta e price action erratica. In questo contesto si sono fatti notare i seguenti spunti:
** la debolezza della sterlina, derivante da una serie di articoli di stampa e indiscrezioni piuttosto pessimiste sulla prospettiva del round di negoziazioni sulla Brexit che parte oggi. A sentire il FT ( link ) il Governo UK avrebbe intenzione di modificare unilateralmente alcune parti dell’accordo di transizione, in direzione di una maggiore libertà di sussidiare settori dell’economia, una pratica sulla quale l’EU, in base agli accordi, aveva diritto di rappresaglia se le misure alteravano i rapporti di concorrenza. Decisamente non un buon viatico per le negoziazioni, che si addentrano nel periodo cruciale, visto che l’Eu ha dichiarato che serve raggiungere un accordo entro ottobre, per poterlo ratificare entro l’anno. Da Westminster fanno sapere che sono pronti ad abbandonare il tavolo se l’atteggiamento di Bruxelles non cambia. Sono schermaglie, ma temo che nel prossimo mese ci faremo il callo.
** Volatilità sul fronte spread, in virtù del circolare di indiscrezioni su una possibile emissione sindacata da parte del Tesoro italiano (puntualmente ufficializzata nel pomeriggio in un nuovo 20 anni, con la composizione del book prevista per domani)
** Debolezza del petrolio in seguito al circolare di un pezzo che rivela che l’Arabia ha abbassato i prezzi per tutto Ottobre verso Asia e USA, per aliemtare le vendite a fronte di una domanda ancora debole ( link )

Nel pomeriggio, la debolezza sui futures USA, in assenza di scambi sul cash, è pure rientrata (anche se il Nasdaq continua a sottoperformare) e questo ha prodotto un ulteriore recupero dell’azionario EU. Il miglioramento del sentiment ha portato un dote un modesto rialzo dei rendimenti core, tanto che alla fine l’allargamento dello spread è minimo. Modesto indebolimento dell’€, eventualmente in simpatia con la Sterlina.

Il resto della settimana propone domani il NFIB US small business optimism di Agosto, mercoledì il CPI Cinese di Agosto, mentre Giovedì è dominato dai jobless Claims USA e dal meeting ECB, sulle attese per il quale sarò più preciso domani.