Seleziona una pagina

La Fed più aggressiva delle attese, vola il $, non i tassi.

Sorpresa.
La FED ieri sera ha adottato  una svolta hawkish. Non in assoluto, magari, visto che la politica monetaria resta eccezionalmente espansiva. Ma in relativo rispetto alle attese, di sicuro.
Come è stato perseguito quest’insolito outcome?
1) l’effetto principale lo ha ottenuto la  Dot plot, aggregato delle previsioni sui tassi dei membri. A marzo la mediana delle previsioni indicava zero rialzi fino al 2023. S’era detto che un risvolto hawkish poteva essere il passaggio a un rialzo da 25 bps entro il 2023. Invece si è passati a 2. Inoltre 8 membri su 18  hanno indicato 3 o più rialzi, e 7 membri hanno indicato un rialzo nel 2022 (vedi figura sotto, con evidenziati da l sottoscritto in rosso i voti dei membri e le mediane).

Bastavano 2 voti in più per aggiungere un altro rialzo.
2) Le  previsioni di inflazione per l’anno in corso sono state elevate in maniera significativa. Il PCE core 2022 è passato da 2.2% al 3%, un punto sopra il target.
3) nella conference, Powell  non ha fatto nulla per temperare il messaggio, anzi. Ha dichiarato che effettivamente si è “discusso sull’opportunità di parlare di una riduzione degli acquisti”. Sebbene il “progresso sostanziale” necessario per annunciare una riduzione degli acquisti sia ancora lontano, il miglioramento prosegue e verrà valutato meeting per meeting. Ha poi dichiarato che l’inflazione potrebbe mostrarsi più persistente delle attese per le difficoltà del sistema da adattarsi a violenti aumenti della domanda. Infine ha dichiarato che le previsioni dei membri sui tassi mostrano che le condizioni economiche per rialzi dei tassi si realizzeranno prima di quanto ritenuto in passato.
In generale, l’impressione è che il  cambio di marcia sia sostanziale: il  FOMC non è più  adamantino  che l’impennata dell’inflazione sia temporanea, e riconosce che è  giunto il momento di parlare di possibile  ritiro (molto graduale) dello stimolo.

La reazione dei mercati ieri è stata coerente. L’azionario ha scartato,  ma alla  fine il calo è modesto, con l’S&P 500 che ha chiuso -0.54%.  Nulla di terribile  a  fronte del balzo di 8 bps del rendimento del 10 anni treasury, e dei 19 bps sul 5 anni. E il Nasdaq 100, considerato vulnerabile ai tassi? Ha  ceduto  solo lo 0.34% a dimostrazione di un quadro tecnico molto migliorato. A trarre enorme supporto dal risveglio della  FED,  il Dollaro, che ha recuperato su tutti i cross. Male  le commodities, e soprattutto l’oro la cui forza  di recente è strettamente legata al permanere dello stimolo monetario.

Stanotte, le  borse  asiatiche hanno preso spunto dal  sentiment opaco di Wall Street, per mostrare cali moderati. L’eccezione,  manco a dirlo,  è il China complex, il  quale,  dopo aver faticato  ieri, oggi è rimbalzato (Sia le  “A”  shares cinesi,  che le  “H” shares, che Hong Kong,  che Taiwan). Apparentemente il motivo risiederebbe nel rimbalzo del tech e dei chipmakers a  causa  dell’indicrezione che il  Presidente Xi avrebbe nominato il  suo braccio destro Liu He, per guidare lo  sviluppo del settore ( link ). In effetti il Chinext ha guadagnato il 2%). Per il resto,  la  parte emergente dell’area guarda con sospetto ad  inasprimento anticipato della politica monetaria FED, e soprattutto  alla potenziale forza del  $, anche se probabilmente non è l’Asia l’area più  vulnerabile, ma magari il  Latam.

La seduta europea  è quindi iniziata con un sentiment tendenzialmente negativo, l’azionario in ritirata,  i rendimenti in forte rialzo, l’€  in discreto calo. Con grande tempismo  l’ECB ha colto al  volo  l’assist di Powell  e C. Il capo economista della banca Centrale Lane ha dichiarato che è prematuro parlare di tapering in Eurozone. La situazione è diversa da quella  USA, il mercato  del  lavoro  ci metterà  tempo a recuperare, e il  meeting di Settembre per l’ECB sarà  importante ma non c’è alcun appuntamento specifico. In altre parole,  Lane ha inteso eliminare qualunque ipotesi di un coordinamento o una sequenzialità delle azioni delle 2 banche centrali.
*LANE: UNNECESSARY, PREMATURE TO TALK ABOUT END OF PEPP
*LANE: U.S., EURO AREA ARE IN DIFFERENT SITUATIONS
*ECB’S LANE: WILL TAKE A LONG TIME FOR LABOR MARKET TO RECOVER
*LANE: SEPTEMBER WILL BE IMPORTANT BUT LOT OF DATA STILL MISSING.

La  mattina è così  trascorsa con l’azionario a consolidare,  e con il  settore bancario in controtendenza a festeggiare la prospettiva di tassi più alti, e  l’Euro a perdere terreno più delle  altre divise, a fronte di un Dollaro arrembante. Ancora male le commodities e soprattutto l’oro.

Nel pomeriggio però il  quadro è progressivamente cambiato. Un punto di svolta è  stato fornito dai dati macro in pubblicazione in US.  I sussidi alla  disoccupazione USA hanno scelto  proprio il day after la  FED  per  interrompere bruscamente il  trend di calo.


Un numero singolo non va pesato troppo, tanto più  che il  grosso del rialzo  si deve a  2  stati (California e Pensylvania). Però questa  è  anche la  settimana di  rilevazione dei payrolls,  cosa  che lascia intendere che il  report di Giugno  potrebbe nuovamente deludere. Minore la delusione del Philly Fed, che è rimasto stabile, con il  sottoindice dei new orders in calo (-10.3 a 22.2) e però  l’employment forte (+11.4 a 30.7). Fortissimi i prezzi (+3.9 a 80.7 massimo dal 1979) e le  attese a 6 mesi (+16.5 a 69.2 massimo dal 1991).
Sta di fatto che il mercato  dei tassi ha iniziato a rimangiarsi i rialzi di  ieri,  ma con una fortissima tendenza della curva ad appiattirsi. Al momento se  i tassi treasury a 2 e 3 anni salgono marginalmente, il 5 anni è  stabile,  e il  10 anni perde 7 bps tornando a 1.5%. Calo di 12 bps per il  30 anni,  ai  minimi da febbraio scorso!
In altre parole la curva dei tassi sembra quasi prezzare una Fed troppo aggressiva,  con un calo dei tassi a lunga e delle attese di inflazione. Un po’ esagerato,  considerando che non si è ancora mossa, e non sapremo quando lo farà. Di coerente con la mossa di ieri è  rimasta la  forza del  $ (anche se lo Yen giapponese va in totale controtendenza,  e la  pesantezza di commodities e preziosi, mentre l’azionario sta ancora consolidando, ma con una sorprendente outperformance del Nasdaq.
L’Europa chiude con variazioni marginali, supportata dal crollo dell’€,  anche se il calo dei tassi ha tolto entusiasmo alle banche. I rendimenti core sono tornati a calare in simpatia con gli USA, mentre lo spread ha mantenuto la tendenza ad allargare.