Ieri sera, la FED ha tenuto dritta la barra dove la aveva lasciata lo scorso meeting. La frase chiave nello statement ( link ) è “il Committee ha indicato a Dicembre 2020 che continuerà a incrementare la posizione in titoli al ritmo attuale finchè non sarà stato fatto un ulteriore sostanziale progresso sui suoi obiettivi. Da quel momento un progresso è avvenuto e la FED continuerà a valutarlo nei prossimi meeting” (traduzione libera). In altre parole, ognuno dei prossimi FOMC può essere buono per annunciare che ci sono le condizioni per un tapering. Questa stance è stata un po’ edulcorata dalla considerazione che c’è ancora della strada da fare, e che il Committee vuol vedere dei numeri occupazionali “forti” per giungere a questa conclusione. Oltre a ciò, Powell ha ribadito che l’attuale fase di inflazione è temporanea in natura, pur con dei rischi al rialzo. Non sono però state date indicazioni sulle eventuali modalità del tapering.
Il mercato, dopo uno scarto iniziale, ha fatto buon viso. Evidentemente si temeva una stance più aggressiva: alla fine Powell si è lasciata aperta la possibilità di rinviare la cosa, e comunque gli ultimi dati sul mercato del lavoro USA non è che facciano innamorare (lo vedremo anche oggi). Così il dollaro ha ripiegato, i rendimenti anche, e l’azionario ha chiuso invariato, mostrando quindi un atteggiamento neutro nei confronti del FOMC. Certo, nelle prossime settimane i dati occupazionali assumeranno anche maggiore importanza. Letture particolarmente forti indurranno il mercato a prezzare un più imminente tapering. La peculiarità del mercato dei tassi è che il ritorno del risk appetite ha ridato un po’ di vigore ai breakeven inflation. Così, il calo dei rendimento si riflette una volta di più sui tassi reali, che sono crollati a -1.15%, ovvero sotto i livelli toccati durante la pandemia.
L’indicazione fondamentale di questa discesa è quasi incredibile, visto che i tassi reali dovrebbero in teoria riflettere la crescita di medio periodo. Alcuni fanno osservare però che il QE FED ha riguardato anche i TIPS (i treasury inflation link). Gli acquisti hanno reso l’offerta netta (emissioni – scadenze – QE) pesantemente negativa, su un asset class non molto liquida. Così i TIPS sono pesantemente rincarati per effetto della domanda, gonfiando i breakeven e comprimendo i tassi reali. Come dicevo giorni fa, ormai i bonds governativi sono diventati un tool di politica monetaria e le implicazioni macro vanno prese con le pinze. Ma certo tassi reali così bassi, intesi come rendimenti nominali molto inferiori alle attese di inflazione, non sono certo attraenti da comprare come investimento e un bel giorno ce ne accorgeremo.
A mercati chiusi ieri sera il Senato ha approvato un accordo di massima bipartizan su un pacchetto di spesa infrastrutture da 550 bln, che dovrebbe venire discusso e votato entro la prossima settimana (il 9 Agosto si sospendono i lavori). Qui ( link ) i dettagli del pacchetto.
La seduta asiatica ha mostrato il rimbalzo degli asset cinesi che si intravedeva ieri nei veicoli di investimento, con particolare accento sulle “H” shares e sul Hang Seng (+3.80% e +3.30% rispettivamente) che sono i 2 indici più penalizzati. Le Autorità hanno comunicato che permetteranno ancora le quotazioni di aziende cinesi a Wall Street, purchè le condizioni vengano rispettate ( link ). Il resto dell’area ne ha ovviamente tratto beneficio, con progressi in ordine sparso compresi tra il +0.18% di Seul e il +1.5% di Taiwan.
La seduta europea è nuovamente partita con un buon tono, aiutata anche da single stories (Semiconduttori, Nokia etc). Sul fronte macro buone notizie in Germania con la disoccupazione a Luglio in calo del triplo rispetto alle stime (-91.000 vs -29.000 attesi, disoccupaz -0.2% a 5.7%). L’inflazione però ha sorpreso al rialzo (preliminare luglio +0.5% vs +0.4% stimato, anno su anno 3.1%). Bei numeri anche dagli indicatori di confidence EU con l’economic confidence ai massimi storici
L’azionario europeo ha accumulato un discreto progresso in mattinata, trainato da basic resorces e dalle banche, che sembrano emanciparsi un po’ dalla direzione dei tassi, almeno sul breve. In recupero la divisa unica vs un Dollaro ancora in ritirata, conil FOMC di ieri interpretato come uno scampato pericolo.
Nel pomeriggio erano previsti numeri rilevanti in US. A prima vista abbiamo una nuova serie di stecche.
** la seconda rilevazione del GDP USA del secondo trimestre, invece che l’atteso corposo upgrade, delivera un incremento insignificante. Il dettaglio però è più confortante: i consumi sono molto forti, mentre i contributi negativi vengono dalle scorte (-1.1%), dal canale estero (-0.4%) e dalla spesa pubblica (-0.4%). Male però l’investimento in immobiliare.
** Calo inferiore alle attese anche per i sussidi alla disoccupazione settimanali. Questo è un periodo un po’ tribolato per questi numeri per le destagionalizzazioni e chiusure estive delle aziende automobilistiche.
** Maluccio anche le pending home sales, il che non depone bene per le vendite di case nei prossimi 2 mesi, ma si sapeva viste le scarse scorte e la salita vertiginosa dei prezzi.
Nulla di drammatico quindi, ma esteticamente i numeri sono tendenti al debole e così il FOMC di ieri sembra ancora meno preoccupante: perchè dovrebbero correre ai ripari Powell e C. con questi dati?
Così il Dollaro ha accentuato il calo, e Wall Street sembra diretta verso l’ennesimo record, con il settore auto, i ciclici e i reopening business a trainare. Anche le news sul pacchetto infrastrutture esercitano un supporto, presumibilmente.
La forza dell’€ è costata qualcosa all’azionario europeo che chiude positivo ma ad una certa distanza dai massimi. Bene Milano che sembra essere in ripresa dopo la recente fase di debolezza relativa, aiutata anche dal ritorno a salire delle banche. Rendimenti core stabili e spread in moderato allargamento, per delle aste di fine mese con domanda un po’ modesta ( il Tesoro ha piazzato 8.75 bln su 3 linee 5 e 10 anni BTP e CCT). Bene oil e commodities mentre calo del Dollaro e diminuita percezione di rischi su tapering hanno ridato lustro ai metalli preziosi.
Dal punto di vista tecnico, il mercato USA resta ben impostato. Ma la road map da me adottata di recente, modellata empiricamente sulla price action delle ultime earning season, tutte caratterizzate, come questa, da sorprese media a doppia cifra ( E’ presto per valutare con 32 aziende su 500 che hanno riportato ma BBG indica +18%) sembra indicare che il massimo, prima di una fase di consolidamento, dovrebbe venire tra l’inizio e la metà di Agosto. In questo caso mi aspetto prese di beneficio anche un po’ più convinte, complice l’avvicinarsi di settembre e rischi connessi (tapering, rallentamento etc)
Stiamo a vedere. Intanto alla fine della prossima settimana abbiamo il labour market report USA di Luglio, e le attese medie parlano di 950.000 nuovi occupati: