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L’ ECB aumenta il “PEPP”, lo spread festeggia, l’azionario consolida.

La giornata dell’ECB è iniziata con un tono incerto, sui mercati azionari.
Ieri la seduta era finita in gloria a Wall Street, con l’S&P 500 a +1.3% oltre 3.100 punti, e solo una discesina finale a impedire al Nasdaq 100 di chiudere a nuovi massimi, che però sono stati segnati nel durante. Protagoniste della seduta le Banche che ai recenti temi di riapertura hanno potuto aggiungere, infine, un inizio di rialzo dei rendimenti. A galvanizzare la parte finale della seduta è giunta la notizia dell’accordo nella coalizione al Governo tedesca sul nuovo piano di stimolo all’economia, da 130 bln pari al 4% del GDP (per gli anni 2020 e 2021). Il pacchetto contiene un taglio temporaneo all’IVA di 3 punti per 6 mesi (II semestre 2020). L’idea è che insieme agli incentivi alle auto (elettriche, con delusione dei produttori tradizionali), questo schema induca i consumatori ad anticipare un po’ le spese, andando a tappare il buco di revenues delle aziende.
Comunque, visto l’appuntamento odierno di politica monetaria, e la performance spettacolare dei giorni scorsi, la seduta asiatica ha avuto un tono consolidativo, sia per quel che riguarda le principali piazze dell’area, riluttanti a fare un catch up con il rally di ieri dei mercati occidentali, che per i futures USA e US, che hanno restituito qualche decimale dei sontuosi guadagni di ieri.
Le schermaglie tra USA e Cina, poi, continuano. Ieri il Dipartimento del Commercio americano ha annunciato che le restrizioni per le 33 aziende e istituzioni cinesi partono domani, e la Cina ha annunciato rappresaglie. La Cina a poi risposto al divieto opposto alle sue compagnie aeree di volare negli USA con un attenuazione delle proprie misure ( link ). Ci aspettano settimane interessanti su questo fronte.

Dal lato virus (quasi) tutto tranquillo. Il tasso d crescita di nuovi contagi è sceso sotto l’1%, con la collaborazione di un sospetto “zero” in Africa che sa tanto di “non pervenuto”. Tra gli emergenti di grosse dimensioni restano significativamente sopra il 2% solo Brasile, India e Messico.


Ma gli USA restano testardamente sopra l’1% e c’è un balzo di 2.000 casi in Svezia, che potrebbe dipendere da qualche distorsione, ma comunque da monitorare (La Svezia non ha applicato lockdown, ottenendo buoni risultati con un impatto ridotto sull’economia, ma ora la differenza con gli altri paesi scandinavi balza all’occhio e a livello di casi per milione sta raggiungendo i paesi europei più colpiti). Qualche preoccupazione anche a Hong Kong.
HONG KONG EVACUATES SOME RESIDENTS FROM HOUSING ESTATE IN NEW TERRITORIES AFTER CLUSTER OF CORONAVIRUS INFECTIONS REPORTED -CABLE TV

L’apertura europea ha visto gli indici accumulare un modesto passivo, gravati dal settore auto, che ha reagito con delusione alle news fiscali tedesche, e ad alcuni dati di vendita particolarmente pesanti
** GERMAN CAR REGISTRATIONS IN MAY DOWN 49.5 PCT – KBA
** U.K. car sales plunge 89% in May ( link )
Non sono mancate le news fiscali
** In Francia il target di deficit per il 2020 da portare in Consiglio per mercoledì sarebbe dell11.4% ( link )
** In Cina le Autorità avrebbero intenzione di offrire ai cittadini coupons di spesa per 1.7 miliardi di Dollari per stimolare il consumo. ( link )

In mattinata le retail sales EU di aprile hanno sorpreso in positivo (-11.7% da prec -11.1% e vs attese per -15%) probabilmente in virtù del fatto che il consenso si era formato prima della sorpresa positiva in Germania (-5.3% metà del consenso). Restano numeri terribili.
In assenza di altre news, il mercato si è mosso in direzione dell’ECB con una tendenza a consolidare i profitti, in vista di un eventuale delusione. Quindi sia con spread che azionario e banche in moderato ritracciamento.

Ma, una volta di più, il mio personale aforisma (“mai sottovalutare la capacità di una banca Centrale di essere dovish”) si è dimostrato appropriato. Alle 13.45 gli annunci: il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) è stato aumentato di 600 bln, esteso come durata fino a metà 2021, esteso il reinvestimento dei proventi di portafoglio a fine 2022. Il consenso si collocava almeno 100 bln sotto, e con guidances più vaghe.
Tutto il resto del policy mix è stato lasciato invariato.
Poche le vere novità nella Conference. La Lagarde ha sottolineato, al solito, la determinazione del Governing Council nel perseguire gli obiettivi di stabilità dei prezzi e efficace trasmissione della politica monetaria. Lo strumento principe resta il programma di acquisti, che è efficace in entrambi i propositi, e che potrà essere modificato alla bisogna in occasione della pubblicazione delle projections trimestrali, come avvenuto in questa occasione nella quale le revisioni sono state pesanti: il GDP 2020 è visto in calo 8.7% e in recupero di 5.2% nel 2021 e del 3.3% nel 2022. I rischi per lo scenario sono stati mantenuti al ribasso.Revisione anche per lo scenario inflattivo con CPI a  0.3% nel 2020, 0.8% nel  2021 e 1.3%nel  2022.
Le decisioni sono state prese a larga maggioranza, verrà usata la flessibilità necessaria, e il problema della Corte Costituzionale tedesca lo devono risolvere internamente al Parlamento nazionale, perche l’ECB non risponde a quella Corte, ma alla Corte di Giustizia EU che ha già approvato il PEPP:
Alla fine il discorso, per questa e le altre banche centrali, è quello fatto nel Lampi del 19 Marzo ( link )scorso sul “trend” di politica monetaria: il Coronavirus ha messo il “moral hazard” in soffitta. Il PEPP era originariamente di 120 bln, è stato portato dopo pochi giorni a 750, e ora a 1.350. Al prossimo segnale serio di frammentazsione, la Lagarde chiederà al mercato di scrivere lui la somma. In pratica è un “open ended program” come quello di Fed e altre CB. E’ un trend che è chiaramente evidente anche sul fronte fiscale, ovunque, e bisogna tenerne conto, a breve e per gli effetti di medio periodo, che non saranno piacevoli, con ogni probabilità.

Tornando all’ECB, il messaggio non è sfuggito agli investitori, che si sono gettati sul BTP e gli altri periferici con foga. Gli spread hanno visto cali a doppia cifra. Altrettanto buona la reazione delle banche, che vedono la politica monetaria sempre più alleata (e godono del rientro degli spreads, del quale possono approfittare appieno tramite le nuove PELTRO).
Spettacolare e inedita la reazione dell’€, che in passato avrebbe accolto con un ribasso questo aumento dell’easing, ed invece ha accelerato vistosamente, superando di slancio quota 1.13 vs $. Personalmente vedo 2 fattori nella reazione, uno specifico e uno generico. Il primo è la percezione che la determinazione dell’ECB si somma agli effetti potenziali del Recovery Fund e degli altri schemi, nel rafforzare il processo di integrazione dell’Euro. Il secondo è legato alla recente correlazione negativa del $ col risk appetite. Coerentemente, i rendimenti Euro core e USA hanno ripreso a salire, andando a prezzare un quadro di crescita e soprattutto di inflazione più elevata (i tassi reali in Europa sono scesi oggi). Meno netta la reazione dell’azionario, che ha provato a salire, ma alla fine, nonostante il supporto delle banche, ha finito con il consolidare i guadagni stellari dei giorni scorsi. Un potenziale segnale di correzione in arrivo? Dopo tanti falsi segnali stento a crederlo, e forse è solo una pausa per prendere fiato. Ma una reazione dissonante col resti delle variabili (tassi, cambi, spreads, commodities) è un po’ sospetta, e ci sono numerosi indicatori statistici di ipercomprato che gridano vendetta.

A frenare un po’ gli ardori dell’azionario ha contribuito forse un dato di sussidi di disoccupazione settimanali USA non proprio in linea con l’ADP di ieri. I nuovi sussidi sono calati ad 1.877.000 da precedenti 2.126.000, sostanzialmente in linea con le attese. Ma i sussidi continuativi, relativi alla settimana precedente, che alla scorsa lettura erano calati parecchio, lasciando intendere il ritorno al lavoro di molti fruitori, sono tornati a salire, sia pure non di molto (+1.6 mln a 21.5 mln vs attese per 20 mln). Nulla di troppo cupo (per i tempi) ma ieri l’ADP apriva a un serio ottimismo per il labour market report di domani, e quello di oggi è un passo indietro. Domani il consenso ufficiale stima un calo di 7.5 milioni di occupati, ma probabilmente le attese vere sono sui 5 mln.

La seduta europea si chiude con i principali indici in modesto ritracciamento, nonostante il forte supporto delle banche, che al momento risulta insufficiente a portare in verde anche Wall Street. Detto dell’€, ai massimi da inizio marzo contro $, anche i tassi mostrano buoni rialzi, mentre le commodities recuperano qualcosa. Con tutta questa liquidità in arrivo, l’oro figura bene.
Domani chiudiamo la settimana in bellezza coi payrolls di Maggio.