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Inizio di settimana privo di spunti sui mercati.

Inizio settimana povero di spunti, sui mercati, nonostante alcuni report macro degni di nota (vedi sotto). Il clima estivo è stato esaltato, nella seduta  asiatica, dalla chiusura della borsa giapponese (Festa del Mare), che ha sottratto spessore alla  price action.

Il  GDP cinese del secondo trimestre è uscito in calo di 0.1% a 6.7% anno su anno, in linea con le attese. Considerando che l’oscillazione anno su anno dell’ Economia USA (tra le più stabili del globo) ammonterà, tra  il primo e il secondo trimestre, ad  un 1.5% circa (da +2.2% a 3.5%-4%), possiamo farci un idea dell’affidabilità di questa rilevazione, avvenuta a sole 2 settimane dalla chiusura del trimestre, e che non subirà revisioni. Più che un dato, è un messaggio, in questo caso volto a rappresentare un economia che risente moderatamente delle frizioni commerciali, e quindi avrà bisogno di ulteriore stimolo monetario nel secondo semestre.
Venendo ai dati macro cinesi di giugno, le retail  sales hanno accelerato leggermente sopra attese (9% da 8.5%  e vs attese per  8.8%), mentre la produzione industriale ha rallentato ancora, deludendo marcatamente (6% da 6.8% e vs attese per 6.5%). Lieve rallentamento per gli investimenti. Insomma la transizione verso il modello “consumer driven” prosegue, nonostante le difficoltà imposte dallo scontro con gli USA.
L’azionario cinese, che veniva dal +3% cumulato la scorsa settimana (la prima positiva dopo 7 di calo) ha approfittato dei dati per correggere un po’, in un contesto di moderato consolidamento anche per gli altri indici, compresi tra il 0.4% di Seul e il -0.75% di Mumbai.
Per il momento, nessun dettaglio delle possibili rappresaglie cinesi contro i 200 bln di dazi USA per cui è iniziato l’iter all’ US Trade Representative. Ma continuano i “comportamenti concludenti”: Baker McKenzie ha rivelato che le attività di investimento cinesi hanno preso decisamente la via dell’Europa in questo 2018. Il valore del Foreign direct investment cinese diretto al vecchio continente ha superato di 6 volte quello diretto negli USA nei primi 6 mesi dell’anno.Rispetto al primo semestre dello scorso anno il FDI diretto in America ha totalizzato un -92%.

A ravvivare un po’ una seduta europea partita con lo  stesso mood dell’Asia è giunto il positive warning di Deutsche Bank. Eventualmente le  attese erano cosi pessimistiche da rendere necessario, secondo le norme Bafin, un annuncio che il risultato netto avrebbe più che doppiato le stime. La notizia che uno tra gli istituti europei più in difficoltà è in grado di sorprendere in positivo ha ridato un po’ di linfa all’esangue settore bancario europeo, e permesso agli indici generali di issarsi in positivo di qualche frazione di punto. Il rally è però sembrato cronicamente a corto di convinzione ed è stato progressivamente riassorbito con il recupero dell’€, che ha proseguito il trend iniziato venerdi pomeriggio. A offrire supporto alla divisa unica, una sterlina inizialmente in spolvero, grazie all’ allontanarsi del rischio di un voto di sfiducia per la May in Parlamento (la deadline per trovare i voti è mercoledi, o non si avrà tempo di organizzare il voto prima del “summer recess”).

L’altra botta di vita sul fronte macro oggi erano le retail sales USA di giugno, in uscita nel primo pomeriggio europeo. Il dato headline (+0.5%) è uscito in linea con le attese,  mentre i dati core e in particolare il  dato Control group (0.0% vs + 0.4% atteso) sono risultati in po’ deludenti. Ma le revisioni al dato di maggio (+0.5% per headline e ex auto e gas, e +0.3% per Control Group) cambiano faccia al dato. Giugno non brilla in base a questa prima release, ma nel secondo trimestre i consumi sembrano aver accelerato al ritmo del 3% annualizzato di crescita. A latere, l’Empire manufacturing NY di luglio ha rallentato meno delle attese (22.6 da 25 e vs attese per 21) ma resta su livelli elevati storicamente.
La reazione ai dati maggiormente percettibile (per quanto modesta) è stata quella dei tassi, con rialzi di 2/3 bps su tutta la curva treasury, e in simpatia, sulla parte lunga di quelli europei core e periferici. La  parte breve della curva BTP ha invece tenuto, con cali dei rendimenti fino alla scadenza dei 5 anni.
Sul fronte earnings, la  trimestrale di Bank of America è stata presa meglio di quelle di Citi, JPM e WF venerdi, e l’intero settore rimbalza a Wall Street. Ma la forza delle banche è bilanciata dalla debolezza dell’energy, causata dal nuovo calo del  petrolio.

Cosi, la seduta europea si chiude con variazioni marginalmente negative per gli indici (tranne il  Dax che chiude con un modesto più), e il settore bancario in controtendenza, supportato dalle news su DB e dalla salita dei rendimenti. Poco mosse le divise con l’€ che recupera moderatamente.

Ironicamente, la  giornata clou per i dati macro era oggi. Domani avremo la produzione industriale US di giugno, e  la testimonianza di Powell al  Senate Banking Committee. Poi si passa a giovedi col Philly Fed. Per il resto,  solo dati di secondo  piano. Sul fronte trimestrali, per contro, entriamo nel vivo, con 64 aziende dell’S&P 500 a riportare. Tra gli altri, domani abbiamo Goldman e J&J, Mercoledi Morgan Stanley, IBM e Ebay, Giovedi Microsoft, e venerdi GE.