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Infine il rimbalzo, grazie a macro ed earnings.


Continuano i sussulti dei mercati, dopo la frana della scorsa settimana. Ieri sera Wall Street ha ritracciato parte del rimbalzo di venerdi sera, zavorrata proprio da quel tech che aveva trainato gli indici la seduta precedente.
Il flop finale non ha influenzato più di tanto la seduta  asiatica, se si eccettuano le “A” shares cinesi che non riescono a scuotersi di dosso la negatività. Oggi è stato pubblicato il CPI cinesedi settembre, uscito in accelerazione di 0.2% a 2.5%, in linea con le  attese. Gli investitori si sono focalizzati maggiormente sui prezzi alla produzione, scesi marginalmente meno delle attese (3.6% da 4.1% vs attese per 3.5%), ma per il terzo mese a fila, a confermare la perdita di momentum del ciclo. E poi c’è parecchia attesa per gli aggregati monetari e di credito di settembre, dai quali ci si attende una conferma dell’accelerazione sul fronte easing monetario.
Meglio le altre piazze, “H” shares comprese, che hanno messo a segno rialzi modesti, tutte ad eccezione di Seul, al palo. Significativo il rimbalzo di Tokyo, che si è giovato di un discreto indebolimento dello Yen durante la seduta. D’altronde, dai massimi ultraventennali di inizio ottobre il Nikkey si era perso, in simpatia con Wall Street, oltre l’8%, negando nel processo la rottura rialzista di settembre. Vedremo se l’indice ha il fiato di riportarsi sopra la resistenza in area 23.000.

L’apertura europea ha visto gli indici tentare di costruire sui progressi di ieri, in un contesto molto nervoso.
L’approvazione della manovra e l’invio del  Documento a Bruxelles per l’esame costituivano già una mezza buona notizia, viste le premesse turbolente. Aggiungiamoci che Tria ha smentito seccamente l’intenzione di dimettersi (smarrita nel processo la credibilità, il problema sarebbe costituito dai potenziali sostituti), e le condizioni per un round di ricoperture c’erano tutte.
I numeri sono rimasti quelli noti, sono chiaramente in contrasto con le linee guida europee, quindi il rigetto della manovra da  parte di Bruxelles resta altamente probabile. E a fine mese abbiamo le agenzie di rating.
Ma una soluzione negoziale non è da escludere completamente e comunque il giudizio EU non giungerà prima di una settimana o 2. In assenza di un arretramento del Governo italiano, la procedura di infrazione partirà intorno a fine novembre. Riguardo al rating, un downgrade è già ampiamente prezzato (diverso sarebbe se restassero i negative outlook).
Nel breve, il newsflow potrebbe diradarsi e con esso i catalyst negativi, necessari ad alimentare il sentiment pessimo. Di qui lo short squeeze odierno, che potrebbe avere ancora un po’ di spazio prima di incappare nelle inevitabili prese di beneficio
Una mano agli asset italiani la hanno data anche il fatturato e gli ordinativi all’industria di agosto, autori di un bel rimbalzo (rispettivamente +1.2% e +4.9%).
Tutt’altra aria, sulla Zew survey tedesca, assai peggiore delle attese in particolare nell’indice expectations (-24.7 da -10.6 e vs stima per -12). Ma è  una survey di operatori di mercato e personalmente ritengo che la stima fosse mal posizionata, dopo uno storno del genere.

Sul fronte brexit, non si intravede una soluzione plausibile per la questione del confine tra le 2 Irlande, ma sia la May che Macron hanno avuto toni costruttivi e la Sterlina, affidabile barometro della confidence, ha recuperato ulteriormente. Evidentemente il mercato legge l’intransigenza delle parti come una tattica di negoziazione e continua a sperare in un improvviso sblocco dell’ultimo minuto. Vedremo che esce dal summit EU di domani sera.

Incapaci di prendere la via del ribasso, e supportati dalla domanda di carta italiana e dalle (presunte) good news sulla brexit, gli indici europei hanno preso stabilmente la via del rialzo in tarda mattinata,per accelerare quando Wall Street ha dato la chiara intenzione di voler mettere a segno un rimbalzo più  convinto di quello tentato ieri pomeriggio.

Sul fronte macro USA, solita solfa. La produzione industriale US di settembre ha sorpreso marginalmente in posiotivo un consenso che la vedeva crescere (+0.3% da prec +0.4% e vs attese per +0.2%). La fiducia dei costruttori di ottobre ha sorpreso a sua volta in positivo. E i job openings di settembre hanno fatto il nuovo record a 7,136 mln. La crescita anno su anno è del 18%. Nessuna nube in vista per il momento sul ciclo USA nonostante le preoccupazioni per la trade war.

Con le minute FOMC in arrivo domani sera, nemmeno questa raffica di buone notizie è riuscita a smuovere i tassi USA dal livello a cui sono agganciati da 5 sedute (3.16%). Con il Dollaro stabile a  sua volta e buoni earnings (in particolare da Morgan Stanley, Goldmam e J&J) c’erano le condizioni ideali per un bel rimbalzo, e  l’azionario USA,oggi, non si è fatto pregare.
Le chiusure europee riflettono questo stato di cose:
** progressi intorno all’1.5% per tutti i principali indici ad eccezione di Milano (2.2%) e Londra (0.4% per la salita del £).
** Tassi core stabili come quelli US, e Spread periferici in discreto calo, guidati dal BTP che rimette naso sotto 300.
Wall Street  ha ulteriormente accelerato dopo il termine degli scambi nel vecchio continente e sembra diretta ad una chiusura analoga se non migliore. Vediamo se Shanghai riesce a ignorare anche questo input domani.
Con ogni probabilità la volatilità ritornerà nei prossimi giorni (in più della metà di queste correzioni avviene un test dei minimi e a gennaio non è stato diverso). Ma intanto godiamoci il momento.