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Impatto moderato sul sentiment dai guai politici di Trump.

Come ipotizzato ieri,  giunto sopra il massimo di gennaio, l’S&P 500  ha trovato un piccolo vuoto d’aria, che gli  ha impedito di chiudere al livello record. Ad alimentare le  prese di beneficio ha contribuito il circolare di indiscrezioni su quelle che poi sono diventate le notizie della serata, vale a dire le ammissioni dell’ex avvocato personale di Trump Cohen, di aver violato  la  legge sui finanziamenti delle campagne elettorali su istruzione di un candidato, comprando  il silenzio di un individuo su una relazione col candidato stesso (evidente il riferimento a Stormy Daniels). In secondo luogo, il capo dell’organizzazione elettorale di Trump, Manafort, è stato riconosciuto colpevole di 8 reati. Trump non è direttamente coinvolto nelle 2 indagini,  ma se il caso Manafort riporta il focus sul Russiagate, costituendo una vittoria per Moeller, le rivelazioni di Cohen potrebbero evidenziare eventuali bugie dette da Trump sulla vicenda, e mentire è una condotta che può portare all’impeachment. Inoltre, conoscendo il temperamento di Trump, non è impossibile che dia  luogo a  reazioni impulsive come cacciare il Procuratore Mueller  o mettere in pratica altre mosse ostruzionistiche per proteggersi dall’inchiesta.
L’emergere di questi sviluppi va ad accrescere l’importanza delle Midterm elections.  Infatti dovesse mai  il Congresso passare in mano democratica, eventuali minacce di impeachment assumerebbero un peso completamente diverso. Finchè le Camere restano in mano repubblicana, una messa sotto accusa, con elementi di questo  tipo, è praticamente impossibile. Ha senso attendersi una modifica dell’atteggiamento di Trump nel run up verso le elezioni, eventualmente in direzione di un atteggiamento più conciliatorio sul trade? Probabilmente no.

L’effetto delle news politiche si è notato sia sull’azionario che sul  $, che ha perso altro terreno contro le  principali divise.
Con queste premesse  la  seduta asiatica ha avuto un tono misto. Se Tokyo si è infine appropriata della correzione recente dello yen, le “A” shares cinesi hanno risentito dello scetticismo che attornia il meeting tra la delegazione cinese e quella USA a Washington. Meglio le “H” shares che hanno un elevata componente di banche e grosse aziende statali.
Con l’earning season cinese che entra nel vivo, anche Bloomberg ha voluto sottolineare la divergenza tra trend degli utili e direzione del mercato azionario cinese, causata dall’impatto delle recenti tensioni commerciali. Nel grafico, è  rappresentato l’EPS del  CSI 300 (linea bianca) e il Price/earning dello stesso indice, ed è evidente come, a fronte del calo dei corsi, gli utili abbiano continuato a crescere, accentuando la  “cheapness delle “A” shares.

Avevo evidenziato qualcosa di simile nel Lampi del 19 luglio, facendo un raffronto tra ciclo, trend dei profitti aziendali, e direzione dei multipli dello Shanghai Composite. Entrambe le analisi portano alla medesima conclusione: o assistiamo ad una seria involuzione di economia e profitti, o questi livelli non sono giustificati.

L’apertura europea ha visto gli indici inizialmente fattorizzare la debolezza USA  post chiusura di ieri, per poi recuperare terreno rapidamente,  e  portarsi marginalmente in positivo, dove poi hanno stazionato per il resto della seduta. unico settore in marcata controtendenza, quello dell’auto, zavorrato dai proclami elettorali di Trump e dai pessimi risultati di Continental. In assenza di dati macro di rilievo, ci ha ancora pensato la  politica americana a dare un po’ di pepe,  con la  comparsa delle nuove dichiarazioni dell’avvocato di Cohen sulle presunte collusioni di Trump con la Russia. Il  Dollaro ha nuovamente accusato, e  l’€ si è così portato  sopra 1.16.
Dal punto di vista tecnico, la  situazione sul cambio si complica. Le vicende politiche hanno prodotto un ritorno del cross sopra 1.1520 con negazione della rottura ribassista del 10 agosto.

Su questi livelli il quadro è indeterminato, e lo resta fina ad un eventuale ritorno sotto 1.1520. Sopra, abbiamo la resistenza costituita dalla congestione in area 1.1650-1.17.
Sul fronte bonds, in mattinata si sono temporaneamente esaurite  le  ricoperture sui btp che avevano caratterizzato le  ultime 2 sedute. Cosi i governativi italiani hanno iniziato una fase correttiva che li ha portati a chiudere con rendimenti in rialzo di 5/6  basis points su tutta la  curva. A caccia di un catalyst, molti hanno indicato la comparsa sui media  italiani degli echi di un pezzo del FT, sempre di oggi, recante i flussi di vendita record di asset italiani da parte degli investitori esteri a maggio e  giugno. Personalmente ritengo le news pressochè ininfluenti.  I flussi erano già noti dai giorni scorsi e il FT li ha solo commentati.
Sarà banale, ma la comparsa di prese di beneficio dopo 20 bps di discesa del rendimento del decennale (e 30 del 2 anni),  non mi pare cosi sorprendente, in questa fase volatile, e con l’incombere delle aste la prossima settimana. Vedremo se il fenomeno prosegue nelle  prossime ore, o se il mercato si stabilizza. Va detto che il bund non ha granchè beneficiato di questo cambio di sentiment nei confronti della carta italiana, e chiude a sua volta con rendimenti in marginale rialzo su tutta la curva.
Il  pomeriggio è  scivolato  via con un modesto miss delle existing home sales americane di luglio,  in attesa delle minute FOMC che usciranno alle 20. L’azionario europeo si è  incanalato in un trading range tipico estivo, chiudendo con progressi marginali, mentre Wall Street a metà seduta non ha ancora deciso che direzione prendere. Il  Dollaro ha recuperato marginalmente terreno senza riuscire a riportarsi in positivo per il momento.
Domani il calendario macro si anima con i PMI in Giappone, Eurozone e USA.