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Il Parlamento UK si occupa di movimentare una seduta altrimenti tranquilla.

La seduta è iniziata con un tono positivo in Asia, principalmente grazie al rinnovato slancio dell’azionario cinese, slancio del quale è peraltro difficile individuare un catalyst preciso. Non che le notizie sul fronte cinese siano mancate. Solo, non si possono definire univocamente supportive:
** La nuova legge sugli investimenti è stata presentata, ed entrerà in vigore a gennaio 2020. Le reazioni delle Camere di Commercio US e Eu in Cina sono state però tiepide. Si lamenta genericità, scarsa consultazione degli investitori esteri e ancora eccessive ingerenze dello Stato.
** Alcune fonti anonime hanno riportato che il meeting tra Trump e Xi potrebbe slittare addirittura a giugno, in quanto le questioni sulle quali ancora non c’è accordo non possono essere risolte entro aprile. Le maggiori divergenze riguardano il meccanismo di imposizione alla Cina dell’osservanza dei dettami dell’accordo.
A prima vista, nulla da festeggiare particolarmente. Detto ciò, il tono dei report resta costruttivo. Eventualmente, un mercato da qualche tempo incline a vedere il bicchiere mezzo pieno avrà visto la notizia come una proroga della tregua, nel senso che su queste basi è improbabile vedere un collasso delle trattative, con aumento dei dazi, nelle prossime settimane. La circostanza che a trainare gli indici generali sia stato il settore consumers (+5.9) lascia intendere che gli investitori sono ottimisti sull’impatto del taglio alle tasse ( taglio aliquote e IVA dal 1 Aprile).
Sul fronte global trade, c’è stato il balzo delle esportazioni di Singapore a Febbraio (+4.9% anno su anno da -10.1% e vs attese per -1.6), un altro piccolo segnale di ripresa della domanda. Non così la bilancia commerciale giapponese di febbraio che ha mostrato si un miglioramento dell’export (da -8.4% a -1.2%) ma in linea con le attese, e un import invece debole, in linea con la perdita di momentum dell’economia. Ma Tokyo ha guardato più al quadro internazionale.

La seduta europea aveva da smaltire la baldoria fatta Venerdi, e così, nonostante il clima costruttivo, gli indici generali hanno consolidato a lungo sui livelli della chiusura della scorsa settimana.
In questo contesto, in molti si sono interrogati sui motivi della forza del settore bancario europeo, e, al suo interno, di quello italiano.
Personalmente, vi ho visto un concorso di fattori:
** l’annuncio dell’apertura ufficiale di un dossier per la fusione di Deutsche Bank e Commerzbank (partecipata al 50% dallo Stato Tedesco). Ci sta che l’eventuale sistemazione di questo focolaio elimini una fonte di tensioni per il sistema.
** Moody’s non ha toccato il rating italiano venerdi sera. Era atteso, ma sembra che la carta italiana ne abbia beneficiato. Altri hanno attribuito parte della forza del BTP al circolare di ipotesi di sostegno da parte dei Cinesi. Mah.
Su una cosa non ci sono dubbi, ovvero che il calo dello spread sia un toccasana per il settore bancario nazionale, e in subordine, per l’economia.
** Chissà che anche il risentire parlare di piani di incentivo agli investimenti da parte del Ministero dell’Economia non abbia giovato un po’ al sentiment nei confronti degli asset italiani.
In generale si tratta di catalyst, presi singolarmente, di entità modesta, ma il cui impatto può essere stato esaltato dalla concomitanza.
Aggiungerei che, ipotizzando che il recente recupero dell’azionario Eurozone abbia a che vedere con il miglioramento del sentiment macro (vedi Lampi di venerdì), non è strano vedere che il settore bancario, che è a leva sull’economia, ne benefici maggiormente, in particolare quando può giovarsi di qualche catalyst specifico.

Sul fronte macro, il calendario era assai scarico. Unico spunto, la fiducia dei Homebuilders USA di marzo, uscita stabile a 62 vs attese per 63. A ravvivare la giornata, ci hanno pensato gli Inglesi, dapprima con indiscrezioni che la May non avrebbe presentato il suo piano al voto domani in assenza di un elevata probabilità di approvazione, con ogni probabilità un estremo tentativo di aumentare la pressione da parte della Premier.
Ma il vero colpo di teatro è avvenuto a pomeriggio inoltrato, quando il Presidente della Camera dei Comuni Bercow ha dichiarato che il Piano della May non può essere nuovamente presentato al voto in Parlamento senza sostanziali modifiche, in quanto una regola che risale al 1600 lo vieta. Bercow ha dichiarato di averlo ammesso al secondo voto considerando sostanziali le modifiche rispetto alla prima presentazione.
A questo punto i casi sono 2:
1) la May si inventa una modifica che possa essere considerata “sostanziale” da Bercow, e trovi l’approvazione EU
2) sulla base  di quanto approvato la scorsa settimana, in assenza di un accordo approvato entro il 20, la May è costretta a chiedere all’EU un’estensione lunga per permettere rielaborazione del piano, elezioni, o un nuovo referendum.
Un uscita senza accordo il 29 Marzo non diventa più probabile grazie a Bercow, a mio modo di vedere, in quanto è vietata da un emendamento votato il 13 marzo, e inoltre perchè la May si è vincolata successivamente a evitarla.
La possibilità di una “no deal brexit” resta legata ad un mancato accordo sull’estensione tra EU e UK (improbabile, visto che non conviene a nessuno dei 2) o a un incidente. Ma vista la predisposizione ai pasticci dimostrata recentemente dagli inglesi, il mercato, passato lo spavento iniziale, ha mantenuto in parziale calo la Sterlina rispetto ai livelli di stamattina. L’aspetto ironico della vicenda è che, visto che l’EU sarà predisposta ad accettare modifiche dell’ultimo minuto solo in direzione “soft”, la probabilità di un accordo più morbido è lievemente aumentata.

Superato lo shock i mercati europei si sono assestati su una chiusura marginalmente positiva, con moderato calo del Dax, a basso contenuto bancario, a fare da contraltare alla forza di Milano e Madrid, che sono sovraesposte al settore. Londra ha approfittato della debolezza della Sterlina per recuperare ancora, mentre l’€, che aveva mostrato progressi in mattinata, ha accusato le news inglesi.
Alla fine i tassi tedeschi restano stabili, mentre l’esuberanza del BTP è stata temperata dalla comunicazione di un concambio da parte del Tesoro (fino a 2 bln di 30 anni vs BTP brevi e CCT), ma resta comunque una giornata positiva per la carta italiana.
Wall Street sta al momento cercando di costruire sul breakout di venerdi, con risultati non ancora acquisiti stabilmente.

Domani, oltre allo showdown al parlamento UK, abbiamo poco di interessante (lo Zew in Germania e i factory orders di gennaio in US) . Mercoledi abbiamo sostanzialmente la FED la sera, più gli ultimi sviluppi in UK prima del Summit EU.
Giovedì inizia, appunto, il meeting del Consiglio D’Europa a Brexelles, della durata di 2 giorni, nell’ambito del quale dovrebbe venire richiesta, ed accettata, l’estensione dell’articolo 50. In US abbiamo il Philly Fed di marzo.
Chiudiamo in bellezza venerdi, con i PMI flash di marzo in Asia, Eurozone e US. E, si spera, con la certezza che il 29 la gran Bretagna non esce senza accordo dall’EU.