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Il monito di Bruxelles affossa gli asset italiani.

NB Lampi domani salta causa impegni e torna (probabilmente) mercoledi

Inizio settimana difficile  sui mercati, dopo un week end abbastanza pieno.
Venerdi sera, a mercati chiusi, Bruxelles ha inviato una lettera al Governo italiano in cui ha manifestato una “seria preoccupazione” per il fatto che la bozza di nota di aggiornamento al Def mostra una significativa deviazione dal percorso di aggiustamento fiscale  raccomandato dalla Commissione EU, e ha raccomandato che la versione finale sia redatta in osservanza delle regole fiscali europee. E’ evidente l’intenzione di avvertire l’esecutivo che, in assenza di modifiche, la manovra verrà rigettata. La Commissione ha ricordato la deadline per la  presentazione della legge (15 ottobre), dalla quale la stessa ha 2 settimane per aprire la procedura formale di rigetto.

Nel week end, la Cina ha disposto un nuovo abbassamento della riserva obbligatoria bancaria, di ben 100 Bps, al  14.50%. Secondo la Banca Centrale  la  manovra rilascerà 1.2 trilioni di Yuan, di cui 450 bln vanno a compensare la scadenza di un operazione di iniezione di liquidità e il resto andrà a supportare le aziende medio piccole. Si tratta del quarto taglio quest’anno, ma a sorprendere in realtà è l’importo rotondo. Oltre a ciò, il Ministro delle Finanze Liu Kun ha dichiarato che le autorità stanno riflettendo sulla possibilità offrire alle aziende ulteriori sgravi fiscali.
Difficile, di fronte a tanta abbondanza, scacciare l’impressione che le autorità si stiano seriamente preoccupando dello stato dell’economia e dell’impatto della trade war.
A prima vista, la reazione dei mercati locali, alla riapertura dopo una settimana di festa, ha confermato il nervosismo degli investitori di fronte alla precipitosità di queste mosse.
Ciò detto, vale la  pena di fare un paio di considerazioni:
** Le “H” shares avevano accumulato oltre 4 punti di perdita la scorsa settimana ed un catch up delle “A” shares era da mettere in conto, in assenza di particolari svolte nel sentiment.
** Anche nel 2015-16 avevamo assistito ad una certa iperattività del Governo Cinese, quando sembrava che le iniziali misure non ingranassero. Poi il rimbalzo congiunturale c’è stato, ed è stato uno dei driver della fase di crescita globale sincronizzata osservata dalla coda del 2016 ad inizio 2018.
E’ vero che, più  passa il tempo, e più questi round di stimolo monetario e fiscale perdono efficacia. Ma probabilmente è presto per giudicarli totalmente ininfluenti. Tra l’altro, il PMI servizi Markit è uscito significativamente più alto delle attese (53.1 da 51.5 e vs attese per 51.4). Come altrove, il settore servizi, meno dipendente dal commercio estero, tiene meglio.
La mossa sull’aliquota di riserva ha prodotto anche un brusco indebolimento dello yuan, terminato a un pelo dai minimi di periodo segnati ad Agosto. Ma le Autorità hanno comunicato di non ritenere che il taglio della riserva impatterà significativamente sul cambio, il che, tradotto, vuol dire che faranno di tutto per evitare altri cali.
Il fatto è che sono riprese le fughe di capitale, come mostra il calo delle riserve valutarie PBOC di settembre.

In ogni caso la  riapertura negativa di Shanghai ha ovviamente pesato sul sentiment dell’area, coi principali indici a mostrare cali (sia pure inferiori alle “A” shares),  ad eccezione di Mumbai.

Con l’apertura europea, il sentiment ha dovuto fare i conti con l’impatto della lettera della Commissione EU (e relativa risposta sprezzante) sugli asset italiani, e la risk aversion si è accentuata. Lo spread è balzato rapidamente dalle parti di 300, Milano è partita subito pesante, e il settore bancario ha nuovamente funto da calale di trasmissione della debolezza verso gli altri indici europei. Non si può  dire con certezza se l’assenza degli USA oggi (Columbus day) sia stata uno svantaggio (meno liquidità) o un vantaggio (l’assenza di un venditore dalle tasche profonde).
Sul fronte macro, oggi release minori, con la  produzione industriale tedesca di agosto lievemente sotto attese, e il  Sentiment index della Bank of France in recupero sopra stime, a dimostrare che prima dell’escalation italiana il mood economico in Eurozone si stava stabilizzando.

La borsa italiana e il BTP hanno raggiunto i minimi di seduta in tarda mattinata, per poi stabilizzarsi poco sopra per il resto della giornata. La sensazione di liquidazione indiscriminata degli asset italiani si è  fatta tangibile,  oggi,  con varie società che fin qui, vuoi per il business internazionale, vuoi per la capitalizzazione non elevata, avevano tenuto un po’ meglio, oggetto di vendite di un aggressività che finora avevano sperimentato solo le banche e qualche Blue Chip. L’impressione che se ne ricava è che il risk management imponga agli investitori di ridurre il rischio italia coinvolgendo anche gli High Convictions trades.

Domani il Ministro Tria illustrerà,  alle 10.00, alla Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione il contenuto della Nota di Aggiornamento.
Quest’evento illustra bene uno dei principali temi di questa crisi, ovvero, l’assenza, dopo lo sconfessamento del Ministro delle Finanze ad opera del Governo, di un interlocutore credibile per negoziare con Bruxelles e tranquillizzare i mercati. Infatti è difficile che le argomentazioni di Tria convincano una platea di investitori che gli aveva già dato credito quando dichiarava che la manovra avrebbe rispettato le regole di Bruxelles.

Nel pomeriggio, una Wall Street a sua volta fragile (anche perchè a mezzo servizio) ha accentuato la risk aversion. Bloomberg ha riportato che il Tesoro US sarebbe preoccupato della debolezza dello Yuan, un rumor che fa sospettare il rischio di una formale dichiarazione che la Cina è un Currency Manipulator. Si tratta di una possibilità con cui conviviamo da anni, ma è ironico che il rischio aumenti proprio ora, che se la manipolazione avviene, è eventualmente per sostene la divisa, come mostra il calo delle riserve.
Cosi, la chiusura europea è avvenuta sui minimi, con una chiara sottoperformance di Milano. Debole l’€, che ha recuperato qualcosa col comparire della headline sullo Yuan. Col treasury chiuso, il bad mood ha offerto supporto al bund, mentre lo spread ha ritracciato un po’ nel finale, grazie a notizie di un incontro cordiale tra Fico e Moscovici, ma non è comunque riuscito a tornare sotto 300.

E’ difficile  immaginare una rapida risoluzione dello scontro Roma –  EU. Come osservato i giorni scorsi, il margine per Salvini e Di Maio per modificare nella direzione voluta da Bruxelles la manovra senza perdere la faccia è poco. Serve probabilmente un livello di stress più elevato. E incombono le agenzie di rating nelle prossime 2/3 settimane, le quali hanno avuto ben poco materiale su cui basare un outcome positivo.
Dall’altro lato, bisogna dire che l’attuale livello di rendimenti è spread prezza uno scenario abbastanza negativo (praticamente il livello di rendimento è coerente con un rating high yeld di più di un notch.

Nel caso di una variabile cosi sensibile – nel breve – agli sviluppi politici, l’analisi tecnica offre segnali da prendere ancora più del solito con beneficio di inventario. Ciò detto, il grafico sembra indicare che lo spread si appresta a abbandonare il recente range (210 – 300) per un range più elevato (300-350).