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I PMI di ottobre deludono le aspettative di recupero, ma non peggiorano in aggregato.

La giornata dei PMI flash di Ottobre e dell’ultima conference di Draghi come Presidente ECB è iniziata con un tono costruttivo.
Intanto, ieri sera l’S&P 500 (+0.3%) con un colpo di reni finale ha chiuso marginalmente in positivo, e nuovamente sopra 3.000 e a 0.7% dai massimi. Le trimestrali dopo la  chiusura non hanno modificato questo stato di cose, con Miscrosoft e Paypal positive e la stecca di Ford più che bilanciata dall’inatteso profitto trimestrale di Tesla.
Su queste basi, la  seduta  asiatica ha avuto un buon decorso,  con tutti i principali indici positivi, ad eccezione di Mumbai, marginalmente in calo, e  Shanghai è rimasta nuovamente al palo, apparentemente in attesa di segnali riguardo  la  politica monetaria e fiscale, dal Summit del  Partito in programma la prossima settimana.
Ancora degna di nota la  performance di Tokyo, che ha ritoccato i massimi dell’anno  nonostante PMI flash davvero deboli (manifatturiero -0.4 a 48.5, servizi -2.5 a 50.3, composite -1.7 a 49.8, minimo da oltre 3 anni). Certo, la filosofia con cui il mercato  prende questa defaillance è giustificata dalla circostanza, citata dalla stessa nota accompagnatoria di Markit, che l’attività è stata disturbata dal tifone che si è abbattuto sul paese le scorse settimane, e dall’impatto dell’aumento dell’IVA (lo stesso che ha fatto balzare le retail sales di settembre come osservato nel pezzo di ieri).

Nonostante il fosso del PMI servizi giapponese, l’apertura europea è avvenuta in un clima speranzoso, e  le  speranze hanno visto una prima conferma con i PMI flash francesi di ottobre, che hanno sorpreso in positivo, in particolare quello servizi.


Peccato che quelli tedeschi, appena un quarto d’ora dopo, abbiano invece mostrato miglioramenti marginali rispetto ai livelli miserandi di settembre, riuscendo a deludere perfino le aspettative ufficiali di modesto rimbalzo.
Le conclusioni che si possono trarre sono le  seguenti:
1) il manifatturiero Eurozone resta nettamente in contrazione e l’attività economica resta in stagnazione senza dare convincenti segnali di rimbalzo, dopo il -1.8 fatto segnare a settembre
2) E’ la Francia a tenere l’attività  economica dell’area fuori dal territorio di contrazione. Un confronto tra i numeri tedesco e francese (il  primo in recupero di 1.8 e l’altro stabile) e quello aggregato Eurozone (stabile) ci dice che il resto  d’Europa ha visto  in aggregato  almeno un punto di ulteriore calo.
Insomma, i segnali di inversione di tendenza che la  price action su azionario e bonds lasciava intuire e in cui personalmente speravo, non si sono visti. L’unico aspetto consolatorio sembra essere che non vi è stato ulteriore  deterioramento, ma tutti i numeri pubblicati oggi sono uguali o meglio di quelli di settembre, ad eccezione dei servizi tedeschi. Vedremo tra poco più di una settimana se  ci sarà qualche miglioramento nelle letture finali.

I report hanno inizialmente frenato l’esuberanza dell’azionario che aveva segnato nuovi massimi subito dopo i numeri francesi. Ma lo storno è  stato modesto ed effimero,  a indicare che il mercato al momento, per qualche motivo, sta guardando oltre questi numeri. Certo, si può osservare che gli indici oggi hanno ottenuto supporto da alcune trimestrali eccellenti (Daimler, STM e Basf), ma anche come il mercato prende le trimestrali è  un sintomo del tono.

Così abbiamo approcciato l’ECB con un tono costruttivo. Dato per contato che non vi sarebbero stati annunci di nuove misure,  dopo il pacchetto servito a Settembre, la scena è passata a Draghi per la  conferenza di commiato. Il Presidente ha sostanzialmente confermato (se ce ne fosse stato bisogno) la debolezza del  quadro macro e chiarito che serve sempre una politica monetaria molto accomodante. Ragion per cui gli acquisti riprenderanno dal 1 Novembre e dureranno finchè sarà necessario, al  ritmo di 20 bln al mese. Questo mix di misure rende le condizioni finanziarie molto  accomodanti e dovrebbe produrre un recupero di economia e inflazione di cui si vede già  qualche segnale, anche se i rischi restano al ribasso. I dissensi all’interno del  Governing Council sono stati minimizzati da Draghi. In ogni caso, con le direttive di politica monetaria chiare, il  passaggio di consegne con la  Lagarde (che era presente al  meeting) dovrebbe andare abbastanza liscio.
Infatti l’impatto  sui mercato è  stato difficile da percepire,  viste tutte le  altre turbative che anno animato la giornata.

Già, perchè nel primo pomeriggio il movimento non è mancato.
** I Durable goods preliminari di settembre hanno deluso (depurato delle componenti volatili il capex è calato di 0.7% vs attese per -0.2% e con il dato di agosto rivisto da 0.3% a 0.0%). Sembra che gli investimenti risentano ancora dell’escalation della trade war
** La  trimestrale di Twitter ha prodotto un -20% per il titolo. Twitter non ha la capitalizzazione dei colossi come Google, Facebook e Microsoft, e infatti il Nasdaq resta i m igliore tra gli indici US, ma un po’ di impatto su social e advertising si è notato.

Nonostante ciò, Wall Street è partita bene, per poi, ironicamente, passare in negativo in occasione della pubblicazione dei PMI USA, che in verità hanno performato meglio degli omologhi EU. Infatti il manifatturiero ha proseguito il rimbalzo segnando 51.5 da prec 51.1 e vs attese per 50.9, e i servizi hanno recuperato uno 0.1 a 51, in linea con le attese. Il Composite è quindi salito di 0.2 a 51.2 (in America prevalgono i servizi). Nulla di brillante, ma l’attività economica si conferma stabile  sui livelli degli ultimi 5/6 mesi, mentre il manifatturiero segna i massimi di attività da aprile. Come osservato in occasione dell’ultimo ISM manufacturing disponibile, sembra che i PMI Markit US abbiano segnalato prima l’indebolimento dell’attività USA rispetto agli ISM e ora stiano segnalando una stabilizzazione.

Wall Street si è ripresa dal mini scivolone e così l’azionario EU ha concluso la seduta in positivo, sui nuovi massimi di periodo. Sui bonds, moderato calo dei rendimenti core, e recupero del BTP, che si è scrollato di dosso la pesantezza seguita alla digestione dell’emissione di ieri.

C’è stato spazio ancora per un paio di news:
** Johnson ha parlato al Parlamento, proponendo elezioni per il 12 di dicembre. La mozione dovrebbe essere posta ai voti lunedì, dopo che Sabato,  secondo il Premier UK, l’EU stabilirà un estensione di 3 mesi fino al 31 gennaio. Johnson ha dichiarato che in caso di vittoria farà ratificare l’accordo che ha firmato con l’EU. Apparentemente i laburisti hanno detto che concederanno le elezioni se arriverà l’estensione e l’uscita senza accordo sarà tolta dal tavolo. Ma anche se si rifiutassero, sembra improbabile che riusciranno a evitare la consultazione per 3 mesi. Come noto, per indire elezioni anticipate serve una maggioranza di 2/3 del Parlamento.
** Pence, attorno alle 18 italiane, ha tenuto il suo più volte rinviato discorso sulla Cina. Il vice presidente non ha risparmiato accuse agli avversari, tra cui pratiche illegali, furto di proprietà  intellettuali, vendita di oppioidi, repressione delle minoranze e oppressione a Hong Kong. Vedremo quali reazioni avranno le Autorità, in particolare sugli ultimi 2 argomenti, considerati indebite interferenze negli affari interni. Ma Pence ha comunque usato toni costruttivi sul trade, a dimostrazione che una tregua resta tra gli obiettivi della Casa Bianca.
Anche qui, l’impatto sull’azionario si è notato ma è  stato  abbastanza effimero,  anche se ora Wall Street è tornata marginalmente negativa. Un po’ più apprezzabile quello delle news UK su sterlina e €.

A proposito della reazione positiva dei mercati a  survey di attività economica in aggregato poco ispirate, ho trovato interessanti alcune osservazioni fatte dagli analisti del comparto commodities di Citigroup:
1) il deterioramento dell’attività nel settore manifatturiero mondiale è andato avanti per oltre un anno, uno dei più lunghi di sempre, e il più lungo del recente passato. I conti li facciamo a fine mese ma per brutti che siano in termini di livelli, gli ultimi numeri danno segnali di stabilizzazione
2) Le differenze tra nuovi ordini e livello delle scorte sono tornate con segno positivo, un segnale che l’accumulo involontario di scorte si è arrestato, e che un ciclo delle scorte che ha pesato sull’attività può  dirsi concluso.

3) Le banche centrali hanno reagito violentemente e le condizioni finanziarie globali sono diventate assai più accomodanti, una circostanza che avevo già fatto notare nel Lampi del 18 Ottobre  e in questo pezzo ( link ) pubblicato sul nostro sito.