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Decisa accelerazione al ribasso dei principali indici dei paesi industrializzati.

Un brusco avvitamento per l’S&P (-0.8%) nelle ultime 2 ore della seduta di ieri ha dato un ulteriore giro di vite al sentiment. Per giustificare la discesa si è parlato delle dichiarazioni di Trump, della messa in amministrazione controllata di Baoshang Bank in Cina, e delle minacce di rappresaglia mediante restrizioni all’esportazione delle terre rare. Tutte notizie note ben prima, alcune fin dalla seduta asiatica.
La verità è che la discesa finale di ieri non può essere messa in relazione con un catalyst preciso, il che la rende più significativa tecnicamente. E’ interessante osservare che ieri il mercato ha cambiato un po’ bersagli, con il SOX (semiconduttori), che ha perso in linea con l’Indice, il Nasdaq che ha lasciato sul campo lo 0.4%, e le FANG addirittura invariate, mentre le Utilities hanno perso l’1.6%. Come a dire che gli investitori dopo aver penalizzato i diretti interessati, stanno andando a rivalutare anche il resto.

Naturalmente, il mood si è comunicato alla seduta asiatica stanotte. A pesare sul sentiment, ulteriori razioni di retorica ruvida sui media Cinesi. Il Global Times è tornato sull’argomento “terre rare” sostenendo che verranno usate come arma di rappresaglia, “prima o poi”. Il media ufficiale People’s Daily ha pubblicato un altro pezzo minaccioso in cui osserva che gli USA non devono sottovalutare la determinazione della Cina. Il lessico utilizzato del genere “non dite che non siete stati avvisati” richiama volutamente quello usato in altre occasioni in cui il paese poi è passato ai fatti (1962 guerra contro l’India e 1979 vs Vietnam).
La performance degli indici dell’area è stata comprensibilmente negativa, anche se in generale i cali sono composti, e Shanghai è riuscita a mostrare addirittura un marginale rialzo, che però a metà della seduta pomeridiana era assai più corposo.
Il fatto è che la PBOC sta proseguendo le iniezioni di liquidità a supporto del sistema bancario (altri 250 bln oggi), cosa che ha offerto supporto all’indice. E poi loro hanno scontato parecchio prima, e hanno i veicoli statali che nel breve possono correre in aiuto degli indici.

L’apertura europea ha visto gli indici assimilare rapidamente il bad mood. D’altronde, per cominciare, avevano da scontare il ribasso di ieri. E il tono delle news continua ad essere non proprio costruttivo. Ad esempio Arcelor Mittal ha annunciato ulteriori tagli alla produzione in Europa, citando calo della domanda e aumento delle importazioni. E’ la seconda volta questo mese che il colosso dell’acciaio fa un annuncio del genere. Ancora un brutto segnale per lo stato della domanda globale.

Così, l’azionario europeo ha rapidamente accumulato un bel passivo. I tassi hanno continuato a contrarsi sia su treasury che su Eurozone Core, e il Dollaro ha continuato a fruire di una certa domanda da risk aversion, senza che nemmeno lo yen riuscisse a guadagnare particolare terreno. Sorprendente in questo contesto la performance del BTP che ha recuperato gran parte del terreno perso nelle ultime sedute, incurante del bad mood.
Sul fronte macro, clamorosa sorpresa negativa da parte della disoccupazione tedesca di maggio, che ha mostrato, per la prima volta da 2 anni, una forte salita (+0.1% a 5% con 60.000 nuovi disoccupati in più, massimo incremento dal 2009). L’Agenzia del lavoro ha citato effetti particolari, ma ha anche osservato che questo dato è dovuto, almeno in parte, al rallentamento.

E’ probabile che questo numero abbia prodotto impatti sul Dax e spieghi in parte la debolezza dell’ €, anche se il mercato del lavoro non è un indicatore particolarmente anticipatore, ed è ovunque una serie volatile.
il bello è che, da qualche giorno, le serie più forward looking in Eurozone stanno dando qualche segnale positivo. Anche oggi la Manufacturing, e Consumer confidence italiana di maggio, e l’Economic sentiment sono tutti più o meno rimbalzati. Vale però il discorso fatti ieri per i dati EU: bene, ma non definitivi.

Nel primo pomeriggio è arrivata la conferma ufficiale dell’arrivo della lettera EU al Ministero del Tesoro. L’obiezione sarebbe che l’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare il vincolo del debito nel 2018, circostanza sulla quale si chiedono chiarimenti entro venerdi 31. Sulla base della risposta vi sarà la decisione sulla messa sotto procedura. Lettere sono partite anche verso i Ministeri di Francia, Belgio e Cipro.
Il BTP ha perso un po’ della sua baldanza, ma la notizia era ormai nota e la seduta resta assai positiva per la carta italiana. Tra i motivi, indicherei il positioning difensivo e la circostanza che, con metà del mercato obbligazionario Eurozone che rende zero o negativo (e i rendimenti in forte calo anche altrove), il BTP resta tra le poche alternative in grado di offrire un rendimento decente. Le banche italiane, poi, sono state viste accumulare con costanza in questi giorni. In ogni caso, niente male, considerando gli 8.5 bln in arrivo domani. La performance post asta ci dirà qualcosa in più sul quadro di breve.

Su fronte USA, c’era una certa attesa per il Richmond Fed manufacturing. La Survey ha deluso il consenso (5 da 3 e vs attese per 7) ma ha comunque mostrato attività in accelerazione. In generale le survey regionali, uscite in ordine sparso e comunque su livelli medi, non danno molto aiuto per capire come saranno gli ISM. A differenza dei PMI Flash elaborati da Markit nel complesso hanno toni tutt’altro che catastrofici. Non ci resta che attendere la prossima settimana.

Ma il mercato, per oggi, ha già deciso. Wall Street, dopo l’apertura ha accelerato al ribasso, spingendo gli indici europei a chiusure pesanti, attorno al punto e mezzo di calo. I rendimenti hanno continuato la marcia al ribasso mentre sui cambi la volatilità è rimasta ancora sorprendentemente ridotta, col Dollaro a recuperare marginalmente, nonostante i cali dei rendimenti treasury. I livelli, però, sono quasi sempre quelli, tranne per la Sterlina che continua a cedere marginalmente.
Tegola per il Premier in pectore Johnson, che potrebbe veder azzoppata la sua corsa dalle accuse di aver mentito in fase di campagna elettorale pre referendum. Ma non è che gli altri pretendenti siano morbidi sulla brexit. Se non altro, il Portavoce della Camera Berkow, in risposta ai piani di alcuni Conservatori di forzare un uscita senza accordo il 31 ottobre sottraendo il controllo alla Camera, ha chiarito che l’idea che il Parlamento venga esautorato sulla Brexit è assurda. Il Cambio però non ne ha risentitoi positivamente al momento.

Sul fronte tecnico, ormai il dado è tratto. l’S&P 500 sta lavorando sotto quota 2800, ovvero il livello testato tante volte nei mesi scorsi, che spesso ha definito il trend di breve.

Sussiste ancora il supporto della media mobile a 200 giorni che sta venendo testata adesso. Il primo target del testa e spalle è area 2650. Come osservavo Venerdì scorso , poichè il sentiment è assai negativo, il positioning sembra difensivo, e il mainstream usa toni del genere, c’è il rischio che il raggiungimento del target, se avviene,  non sia proprio diretto, ma dia qualche falso segnale (tipo un temporaneo ritorno sopra la neckline a mettere in fuorigioco chi sta vendendo ora la rottura).
Detto questo, dalla price action attuale i segnali in questo senso sono pochi, e il quadro è davvero ben definito, quindi per il momento c’è poco a cui aggrapparsi anche per un rimbalzo di breve.
Un aspetto rafforzativo di questo scenario tecnico toppish e che altri dei principali indici mostrano figure analoghe (sotto le figure dell’Eurostoxx e del Dax).