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Continua il recupero pre midterm elections ma le cripto guastano la festa a Wall Street

La chiusura di ieri sera (lunedì) a Wall Street ha visto un nuovo recupero per l’ S&P 500 (+0.96%) e per il Nsadaq 100 (+1.1%). Non male considerando che i rendimenti sono saliti, e il 2 anni ha fatto il nuovo record dal 2008 al 4.72%. Sembra che nel breve l’azionario abbia ridotto la correlazione negativa coi rendimenti, e anche la tendenza a prendere male le buone notizie macro, visto che il labour market report di venerdì è stato salutato da 2 rialzi consecutivi.
Ovviamente gli occhi sono puntati sulle Midterm elections, con il voto odierno che rinnova la House of Reps e un terzo del Senato. Gli investitori sembrano focalizzati sul track record post Midterm, di media buono, e con l’idea che il superamento dell’appuntamento con le urne sia motivo di sollievo, avendo eliminato almeno una delle fonti di incertezza. Non che ci sia da fare troppo affidamento sulle statistiche, visto che il 2022 ne ha modificate parecchie. In secondo luogo, riguardo all’eliminazione dell’incertezza, c’è da dire che lo stato della Georgia richiede che, per essere considerato vincitore, un candidato ottenga più del 50% di voti, il che implica che siamo a rischio ballottaggio, cosa che potrebbe eventualmente rinviare al 6 Dicembre la determinazione di chi ha la maggioranza al Senato, visto che si gioca sui singoli voti. E poi, pare che diversi candidati repubblicani di matrice Trumpiana si potrebbero rifiutare, in caso di sconfitta di margine, di riconoscerla, cosa che potrebbe creare qualche problema nella definizione del risultato, come in occasione delle ultime presidenziali.  Vedremo.
Peraltro, sembra che uno dei motivi di preoccupazione per un eventuale risultato a favore dei Repubblicani, ovvero l’esito del supporto all’Ucraina, sia stato depotenziato dal leader del gruppo repubblicano alla Camera McCarty, che si è detto molto supportivo dell’azione, solo intenzionato a vagliare le richieste di aiuti ( link ).
La seduta asiatica ha assimilato il sentiment costruttivo di provenienza USA. Un eccezione è stata il China complex, che ha moderatamente consolidato i guadagni dei giorni scorsi. Non poco nervosismo deriva dal fatto che i casi covid stanno continuando a salire, in un contesto in cui si nota disponibilità ad attenuare la politica zero covid, ma non certo alla velocità che servirebbe ad evitare un nuovo impatto dei lockdown.

Intanto la The National Development and Reform Commission avrebbe organizzato diversi meeting i giorni scorsi per indurre le banche ad aumentare l’emissione di loans nel quarto trimestre, per sostenere la crescita.
** CHINA STATE PLANNER ASKED MAJOR BANKS TO INCREASE LENDING, EXPECTING SIGNIFICANT IMPROVEMENT IN FULL-YEAR GDP GROWTH: XINHUA CITES SOURCE
Le autorità cinesi continuano con la solita ricetta: credito, spesa in infrastrutture, per alimentare progetti inutili e quindi improduttivi, oppure produzioni che trovano la strada dell’estero,  per mancanza di domanda interna. Un modello di crescita che ormai mostra chiaramente la corda. Non a caso Bloomberg ha osservato che le banche cinesi hanno raggiunto le valutazioni di quelle USA nel 2008, a 0.4 volte il book.

Siccome sono pubbliche, non possono fallire. Ma sono piene di non performing loans (non riconosciuti ufficialmente) e visto l’utilizzo che ne fa lo stato per supportare l’economia e rifinanziare l’immobiliare, i loro asset non miglioreranno certo nel futuro immediato.

L’apertura europea è partita con il mercato azionario in consolidamento, i rendimenti in rialzo, il dollaro in leggero rimbalzo e le commodities a loro volta in consolidamento. Questa fase si è esaurita a metà mattinata, quando è tornato un po’ di denaro sull’azionario. I bonds però sono rimasti pesanti, anche perchè vari membri ECB hanno continuato a sostenere la necessità di mantenere una stance molto restrittiva. In più, Bloomberg ha riportato che il tesoro tedesco ha intenzione di più che raddoppiare le emissioni di bunds.
*GUINDOS: HEADLINE, CORE INFLATION TO REMAIN `VERY HIGH’
*GUINDOS: BEING DATA DEPENDENT IS `BEST APPROACH’ ON RATE HIKES
*ECB’S GUINDOS: QUANTITATIVE TIGHTENING TO START IN 2023
*NAGEL: GERMAN OUTPUT MAY SEVERELY CONTRACT IN 4Q/2022, 1Q/2023
*NAGEL: ECB MUST GO ON NORMALIZING EVEN IF THAT WEIGHS ON GROWTH
*NAGEL: ECB MUSTN’T LET UP TOO EARLY ON NORMALIZING
*NAGEL: BALANCE SHEET REDUCTION IS PART OF ECB NORMALIZATON
*GERMANY PLANS TO MORE THAN DOUBLE 2023 NET DEBT TO €45 BILLION
*GERMANY PREVIOUSLY PLANNED 2023 NET BORROWING OF €17.2 BILLION

In tarda mattinata è stato pubblicato lo NFIB Small Business optimism USA di novembre, uscito leggermente sotto attese  e in calo rispetto a ottobre. Il Grafico di Advisor Perspectives mostra il livello attuale, sotto quelli che in passato hanno caratterizzato l’ingresso in recessioni.

Va detto che la situazione attuale è singolare. Infatti il Chief Economist NFIB Bill Dunkelberg ha dichiarato che le aspettative su business conditions e vendite future sono “tetre”, ma i piccoli business cercano ancora di assumere e la mancanza di forza lavoro è, insieme a inflazione e difficoltà di approvvigionamento, motivo di problemi a soddisfare la domanda. Questo è coerente con la tenuta del ciclo nonostante il sentiment. Tra l’altro il sottoindice “compensation plans” è tornati sui massimi.

Con questo contesto interlocutorio siamo arrivati al pomeriggio, con l’apertura di Wall Street, che è stata nervosa come ieri, e caratterizzata inizialmente da un clima d’attesa.
Dopodiche, verso le 16, improvvisamente i tema è bruscamente cambiato:
** i rendimenti hanno iniziato a calare. Sia negli USA, che non in Europa dove le pressioni rialziste in mattinata erano state forti:
** Il Dollaro ha cominciato a perdere vistosamente terreno, su tutti i cross
** L’oro si è improvvisamente risvegliato superando di slancio quota 1700$.
** L’azionario  ha preso momentum, con Wall Street a trainare.

Francamente, non ho intercettato nulla che potesse spiegare il movimento. Dati macro non ce ne sono stati e news particolari neppure. Il poco che è emerso è che improvvisamente i mercati si sono messi a scontare la probabilità di un CPI USA di ottobre migliore delle attese. Questo sarebbe legato apparentemente al fatto che alcune quotazioni ufficiose del CPI sarebbero state stabilmente sotto le attese ufficiali del mercato rilevate da Bloomberg, mentre di recente avveniva il contrario. Questo insieme al circolare di headline sul calo dei prezzi delle auto usate e altre voci che in passato hanno gonfiato il CPI avrebbe portato il mercato a scontare un dato benigno per giovedì.
Difficile capire cosa c’è di vero, ma non c’è dubbio che lo scenario sul mercato è stato abbastanza coerente con questa tesi, anche se, volendo, si potrebbe obiettare che se si punta ad una Fed meno aggressiva a causa di un CPI più benigno, le curve dovrebbero disinvertirsi, mentre in US 7 e 10 anni sono i rendimenti che calano di più e il 2 anni quello che cala meno. In Europa poi i rendimenti sulle parti brevi salgono, e le curve si appiattiscono violentemente, con quella tedesca che arriva a meno di 10 bps di spread tra 2 e 10 anni. Ma qui ha più senso, visto che il motivo del contendere è il CPI USA.
La chiusura europea vede gli indici trainati dalla forza USA a chiudere con buoni guadagni. Niente male considerando che molti indici si trovano a distanza minima dai massimi relativi di agosto (Milano è ben sopra), quando i tassi erano molto più bassi. L’€ è arrivato non troppo distante, in chiusura europea, da quota 1.01, mentre i rendimenti sono calati per bene. Tra le commodities molto bene preziosi, e metalli industriali, male agricole, oil e soprattutto natural gas, che ha ritracciato interamente il balzo di ieri su notizia che un terminal di esportazione potrebbe restare chiuso, lasciando nell’abbondanza di gas gli USA.

Dopo la chiusura europea, Wall Street ha però smarrito la sua brillantezza. Difficile individuare un motivo specifico per la perdita di momentum che ha visto l’S&P 500 passare da un abbondante punto percentuale di guadagno ad un cedimento marginale. Anche perchè le altre componenti del movimento, divise e rendimenti, hanno finora sostanzialmente conservato il grosso delle variazioni. Va detto che le criptocurrencies, pesanti tutto il giorno a causa delle vicende di alcuni operarori, sono crollate nel tardo pomeriggio, con cedimenti a 2 cifre delle principali, Bitcoin e Ethereum, e questo può aver contribuito a far deteriorare il sentiment. Vedremo dove sarà la chiusura.
**BITCOIN DROPS BELOW $19,OOO FOR THE FIRST TIME SINCE OCT. 21
**COINBASE WEBSITE DOWN
** WITHDRAWALS AT FTX “EFFECTIVELY PAUSED” – CEO SAM BANKMAN-FRIED IN TELEGRAM MESSAGE TO STAFF
( link CRIPTOVALUTE: VOCI SU INSOLVENZA FTX E SCONTRO CON BINANCE, BITCOIN SOTTO I 20.000 $)

Come promesso, alla fine del pezzo vengo a analizzare l’earning season globale, aiutandomi con un ottimo studio di Deutsche Bank. Bloomberg riporta che in US finora il 70% delle aziende ha battuto le stime di EPS, mentre in Europa (Stoxx 600) il 53%.
Deutsche riporta che però la sorpresa media aggregata è più positiva in Europa, con un +6.6% vs un +4.1% negli USA, mentre in Giappone ed emergenti questa è negativa, a -4.6% e -8% rispettivamente. Per quanto riguarda il fatturato, molto elevato il numero di aziende che hanno fatto meglio delle stime in Europa e Giappone, mentre USA ed emergenti sono più in linea con la storia. ovviamente l’inflazione va a gonfiare questi numeri.
Ma le sorprese arrivano con la crescita degli utili, dove l’Europa la fa da padrone nel terzo trimestre, addirittura accelerando, a fronte di rallentamento negli altri blocchi.

I settori che hanno maggiormente contribuito alla crescita degli utili sono ovviamente l’energy, ma anche gli industrials. La forte presenza di questi settori negli indici Europei spiega almeno in parte la outperformance in termini di crescita degli utili del vecchio continente. In particolare ex energy la crescita degli utili eurozone si dimezza, ma resta comodamente in doppia cifra (+18%).

DB ha scomposto la crescita degli utili europei evidenziando il contributo di energy, delle riaperture post covid e della debolezza dell’€. Sottraendo questi contributi la crescita degli utili EU è non troppo distante da quella USA (7.7% vs 5.2%).

Le osservazioni sono 2:
1) gli earnings del settore energy dovrebbero normalizzarsi, almeno in termini di crescita, e lo stesso vale per i settori influenzati dalle riaperture. Si tratta di contributi che difficilmente si manterranno su questi livelli. L’effetto del cambio dipende dalla direzione ma è comunque modesto rispetto ai primi 2
2) La crescita degli utili, anche depurata da queste componenti temporanee resta in contrasto con quanto sarebbe implicito dato il livello di attività economica, come si nota dal riquadro a sinistra.
Ciononostante, le aspettative di utili per il quarto trimestre in Eu sono state molto stabili, rispetto a quelle USA ed emergenti in particolare, dall’inizio dell’earning season (il grafico riporta da inizio anno, mentre quelle per l’anno prossimo hanno preso a deteriorarsi da poco, e meno di quelle USA ed emergenti..

Diciamo che la spettacolare outperformance dell’azionario europeo nell’ultimo periodo trova una giustificazione in questi numeri.