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Chiusura tranquilla di una settimana positiva

Una chiusura tranquilla, per una settimana positiva, che ad un certo punto sembrava mettersi male. Difficile dire cosa abbia permesso ai mercati di smaltire cosi bene la nuova proposta  di dazi su 200 bln di import cinese, su cui l’USTR ha iniziato l’iter. Il fatto che la Cina non abbia fornito i dettagli della sua rappresaglia è presumibilmente un fattore. L’accordo  per  la riammissione al business in US di ZTE è  un buon segnale. Ieri sera il  Segretario del  Tesoro Mnuchin, in un audizione di fronte al House Financial Services panel ha cercato  di calmare i timori per l’impatto delle  rappresaglie cinesi sull’economia e dichiarato che l’Amministrazione è disponibile a  dialogare con la  Cina. In ogni caso prima dell’eventuale entrata in vigore di queste nuove misure passeranno 8 settimane, nelle  quali è possibile che le trattative, interrottesi bruscamente il 18 giugno, riprendano.

Sta di fatto che stamattina la seduta asiatica ha avuto nuovamente un tono positivo. Vero, alla fine, gli indici cinesi hanno chiuso più o meno sui livelli di ieri.  Ma si tratta comunque dei massimi da 2 settimane circa. Sul fronte macro,  la  bilancia commerciale cinese di giugno mostra un avanzo assai più forte delle attese,  visto che le esportazioni hanno sorpreso in positivo e le importazioni invece hanno rallentato marcatamente. Mi chiedo onestamente se questo non sia un effetto dell’ostruzionismo in dogana di cui abbiamo raccolto parecchie testimonianze (intensificazione delle ispezioni, etc). In ogni caso è  rallentata anche l’importazione di commodity.
Sul fronte aggregati monetari, i new loans hanno accelerato a giugno ben oltre attese,  ma il  total  social financing, pure in accelerazione, ha deluso, probabilmente a causa dei continui sforzi di contenimento dello  shadow banking system. M2 ha sua volta rallentato. Probabilmente lo stimolo monetario aumenterà a breve.
Oggi la star dell’Asia è stata Tokyo, che forse ha festeggiato  in ritardo il  calo dello Yen,  con un balzo di quasi 2 punti, che la  portano sui massimi da 2 settimane. Meglio tardi che mai.

L’apertura europea ha visto gli indici fattorizzare il  rialzo di Wall Street ieri sera nella seconda parte di seduta, ma senza troppo entusiasmo. A frenare gli indici generali, al  solito, il settore bancario, che sembra non gradire il fatto che i rendimenti di recente scendono con tutti i mercati. Infatti la carta tedesca è partita in denaro e ha passato la mattinata a recuperare, incurante del buon sentiment generale. Difficile dire da dove provenga la domanda, a parte la considerazione che il petrolio è stato significativamente debole nelle ultime 48 ore, il che può impattare sulle attese di inflazione. Se non altro, il BTP ha completato lo scenario tecnico illustrato ieri, e ha outperformato la carta tedesca durante tutta la  seduta.

Sul fronte cambi ha fatto parecchio rumore l’intervista di Trump al Sun in cui ha criticato l’ipotesi di accordo sulla Brexit del Governo, sostenendo che non è quello che gli inglesi hanno votato e che su quelle basi non vi può essere un accordo commerciale con gli USA. Il Presidente ha aggiunto che Boris Johnson sarebbe un buon premier. Così la sterlina ha preso la via del ribasso contagiando l’€, a fronte di un dollaro in forma.
Personalmente,  ho trovato la reazione poco razionale. Quello inglese, non è certo un popolo che gradisce sentirsi dire, sotto ricatto, che accordo deve fare con l’EU, o chi deve avere come Premier. E’ un popolo individualista che non è  mai voluto entrare nell’€ e, secondo un vecchio “joke”, quando c’è una tempesta nella Manica, è uso affermare che “il continente è isolato”. Interventi del genere rischiano di compattare il  Governo più che indebolirlo. Non a caso Trump è stato sotterrato di critiche, ed ha corretto il  tiro, bollando  l’intera intervista come “Fake News”, nonostante esista una registrazione. L’incontro con la  May ha avuto  successivamente toni costruttivi, e  il movimento è rientrato.
Trump è così. Si trova perfettamente a  suo agio nel conflitto, e non prova il minimo imbarazzo ad affermare il contrario di quanto ha detto poco prima. Non c’è da stupirsi che i mercati lo prendano  sul serio fino ad un certo punto,  sul trade.
Nel pomeriggio,  solo dati di secondo piano in US. Gli import prices di giugno sono scesi oltre le attese e l’U. of Michigan confidence ha marginalmente deluso, sebbene le expectations siano stabili sui livelli di maggio.
Per contro, le prime 3 trimestrali rilevanti a Wall Street, ovvero Citigroup, JPMorgan e Wells Fargo hanno visto le prime 2 battere le stime, ma la reazione è stata debole. In particolare Citi è stata penalizzata per un fatturato debole e Wells Fargo per il miss.
Nulla che potesse disturbare più  di tanto la  quieta price action di un venerdi estivo. Wall Street ha passato le prime ore a oscillare poco sopra  la  parità,  e  così gli indici europei hanno potuto chiudere con variazioni marginalmente positive sia la seduta che la settimana. La tenuta del sentiment ha levato un po’ di birra al bund, mentre la carta italiana ha continuato a performare,  con domanda in particolare sul  segmento 7-10 anni. Il risultato è un calo significativo dello spread che a 220 bps segna i minimi dal 20 giugno. Sul fronte cambi, complici la  rettifica di Trump, e i dati USA sottotono, i movimenti sono quasi tutti  rientrati e le variazioni giornaliere del G10 sono comprese tra il +0.1% dello yen e il -0.3% del Dollaro neozelandese.
Il quadro tecnico resta quello illustrato nel Lampi di ieri, con gli indici USA impegnati nel test delle resistenze. Alcuni indicatori sono un po’ iperestesi, ma a supporto resta lo scetticismo che ha accompagnato questo rally, con Lipper che segnala la quinta settimana a  fila di uscite dai fondi azionari USA.