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Borse in consolidamento alla vigilia di un week end (forse) decisivo su Brexit e stimolo USA.

Sedita iper tranquilla ieri sera a Wall Street,  con agevoli chiusure record sul  S&P 500, Nasdaq 100, Dow Jones, e Russell 2000 small caps, in perfetto clima natalizio.
Passata la FED, la  scusa ufficiale per il good mood è  il  procedere dell’ accordo fiscale da 900 bln al Congresso. I numeri restano più o meno quelli illustrati un paio di giorni fa, con estensione dei sussidi a 300$ la settimana, rifinanziamento del Pay Protection Program e altri schemi a favore degli small business, e assegni ai cittadini di 600$. Resta fuori accordo il rifinanziamento degli stati e delle municipalità, argomento più controverso. Ciò imporrà alle amministrazioni altri licenziamenti (recentemente 260.000 posti pubblici persi a ottobre, 100.000 a Novembre). Peraltro, sembra che serva ancora il  week end per terminare le negoziazioni, cosa che imporrà o un breve shutdown, visto che la legge che finanzia l’amministrazione scade stasera, oppure l’approvazione di un altra continuing resolution ( link a commento di Politico.com ).

La seduta asiatica ha avuto un tono incerto, con la maggior parte degli indici a mostrare in chiusura perdite moderate. Le eccezioni sono Seul e Mumbai, marginalmente positive, e Sydney (-1.2%), presumibilmente a causa del nuovo focolaio di Coronavirus ( link ). A pesare un po’ sul tono generale, la notizia che gli USA hanno inserito nella blacklist altre 80 aziende, la maggior parte cinesi, tra cui il produttore di chip SMIC ( link ). Il motivo è sempre il rischio di condivisione di tecnologie che possono avere utilizzi militari. A stretto giro è arrivata la risposta cinese (*CHINA SAYS U.S. BLACKLIST WOULD VIOLATE INT’L. TRADE RULES – BBG). Su un piano un po’ più costruttivo, ci sarebbe un accordo di massima per un “investment agreement tra Cina ed EU ( link ).
La Bank of Japan ha lasciato invariato il policy mix, ma ha esteso le facilities di finanziamento di 6 mesi fino a settembre 2021. In più, ha dichiarato che a marzo vi sarà una revisione degli strumenti di politica monetaria al fine di renderli più efficaci, ma la struttura del Quantitative & Qualitative Easing (QQE) con yield control verrà lasciata invariata, perche ha funzionato bene. E’ periodo di revisioni degli strumenti per le Banche Centrali, si vede.

Sul fronte Brexit, dopo il colloquio di ieri sera, l’evoluzione sembra essersi un po’ arrestata. Diversamente dalla volta scorsa i comunicati sono stati 2. La Von Der Leyen ha dichiarato che esistono ancora rilevanti divergenze, in particolare sui territori di pesca ma non solo ( link ). Il negoziatore Frost ha dichiarato che i progressi si sono arrestati e il tempo stringe. La sterlina ha restituito un po’ di movimento in nottata.

L’apertura europea, su queste basi, ha avuto un tono incerto. Ma l’incombere delle scadenze tecniche ha subito confuso le carte, producendo un rapido rialzo e creando ogni genere di movimenti erratici in mattinata.
Sul fronte macro l’IFO tedesco ha seguito la traccia dei PMI, sorprendendo in positivo a Dicembre (92.1 da prec 90.9 e vs stime per 90. Sia il current assessment che le expectations sono migliorate di 1.3. Il manifatturiero è risultato trainante, come nel caso dei PMI. Considerando come vanno le cose in Germania in termini di contagi, e di misure contenitive, questa forza è davvero una sorpresa, come osservato anche mercoledì. Cinicamente, si potrebbe dire che i soft lockdown in Germania non hanno avuto effetti ne sul virus, ne sull’economia. Più probabilmente, è la prospettiva del vaccino a tenere in piedi il business. Vedremo come andranno le prossime settimane, ma le condizioni per rallentare c’erano tutte a dicembre.
Apriamo una breve parentesi per dire che ormai in Eurozone la tendenza dei contagi a riaccerare è ben distinguibile, mentre in US siamo da qualche giorno stabili in virtù del calo dei casi nel Midwest, ma in California la situazione è pesante con 50.000 casi al giorno, e il Distretto di Los Angeles definita l’area più colpita del paese, con ospedali che cominciano ad essere in difficoltà ( link ).

Di origine tecnica o meno che fosse, il risk appetite di stamattina ha prodotto pressioni rialziste sui rendimenti Eurozone. L’Euro, per contro ha mostrato infine una tendenza al consolidamento, con la scusa ufficiale della nuova impasse sulla Brexit. A non mollare sono state le commodity, petrolio compreso, che continuano a guardare alla ripresa del 2021.

Nel primo pomeriggio, scadenze tecniche anche a Wall Street. Sembrava anche qui un non evento, invece dopo il fixing il mercato ha preso a indebolirsi.
Alla ricerca di un catalyst si può guardare a Washington, dove sulle trattative di questo stimolo “Godot” è partita una nuova faida. Il Senatore repubblicano Tomey avrebbe inserito all’ultimo minuto un articolo che impedisce alla Fed di prolungare le sue facilities istituite sotto il Cares Act, e di indirne di nuove ( link ). La cosa viene vista come un ricatto dai Democratici. E inoltre c’è nervosismo tra i Senatori perchè del pacchetto, discusso a 8 mani tra Pelosi, McConnel, Shumer e McCarty, non si sa quasi niente di preciso e i Congressman hanno paura di votarlo a scatola chiusa, visto che il tempo stringe. Il Senatore Hawley ha detto che non voterà un progetto di cui non conosce il contenuto, e nemmeno uno che non preveda assegni agli Americani. La Casa Bianca, in aria di smobilitazione, sguazza in questa impasse ovviamente (KUDLOW SAYS TRUMP ADMINISTRATION STRONGLY SUPPORTS RESTRICTIONS ON FED’S USE OF TREASURY FUNDS FOR EMERGENCY LENDING PROGRAMS).
Dopo aver a lungo dubitato della riuscita di questo negoziato, giunti a questo punto, penso che il bill con la nuova legge di finanziamento dell’amministrazione e il pacchetto di stimolo da 900 bln vedrà la luce entro Natale. Il 26 Dicembre scadono gli schemi di sussidi straordinari e un fallimento sarebbe un colpo forte al reddito disponibile, e al carisma del Congresso. Ovviamente 900 bln non sono i 2.4 trilioni che volevano i Democratici, e nemmeno gli 1.9 trilioni di Mnuchin (che forse al Senato non sarebbero passati) e chissà quando il Congresso riuscirà a riprorporre qualcosa. Ma nel breve la crisi dovrebbe essere evitata.
Discorso analogo su Brexit. Il Parlamento EU ha istituito l’ennesima deadline a domenica sera, sostenendo che se questa viene superata, non sarà possibile approvare l’accordo entro fine anno. Johnson continua a fare il duro ( *JOHNSON SAYS U.K. CAN PROSPER EVEN WITHOUT A BREXIT DEAL). Ma le deadline sono cadute come mosche in questa storia. Dopo tutto il lavoro fatto, faranno fallire il deal per i territori di pesca? Non credo, e continuo a puntare ad un accordo in extremis, di portata ridotta. Ma assegno al No Deal una probabilità maggiore che al No Stimolo in US.

Le difficoltà a rimanere in sella del Premier italiano Conte sono approdate sui media internazionali e la cosa ha offerto al BTP una seduta moderatamente volatile. (*ITALY COALITION STRAINS COULD PUT CONTE AT RISK, OFFICIAL SAYS). Ma nulla di eccezionale, un po’ perchè, dopo Conte, i mercati intravedono Draghi. Un po’ perchè tanto l’ECB ha detto che le condizioni finanziarie devono rimanere al livello di espansività attuale.
Parte della moderata negatività su Wall Stret del pomeriggio può infine essere attribuita ad un paio di fenomeni tecnici:
** la scadenza di futures e opzioni ha sicuramente liberato sul mercato un certo ammontare di liquidazioni di chi si è liberato delle opzioni o del sottostante.
** Lunedi Tesla entra nell’S&P 500. Si è calcolato che i fondi indicizzati dovranno vendere oltre 80 bln di azionario per farle posto ( link commento). Ovviamente la vicenda è nota da settimane e forse la cosa sarà stata in gran parte scontata. Ma visto che recentemente i mercati sembrano prezzare una cosa alla volta, non si può mai dire.
Tra i vari impatti di quest’entrata, uno dei più eclatanti è quello sui multipli. L’aggiunta di Tesla porta il Price Earning dell’S&P 500 da 28.9 a 31.

L’epopea di Tesla nel 2020, in guadagno del 650% e con un P/E di oltre 600x è secondo me rappresentativa della bolla che ci aspetta nel 2021, se non salta fuori qualche clamorosa sorpresa negativa. Le valutazioni sono storicamente molto elevate ( link per un sunto sinottico ). Ma difficilmente si assiste ad un calo dei multipli quando la crescita è forte, e gli utili salgono, come dovrebbe essere per gran parte dell’anno prossimo, grazie alla normalizzazione. Le autorità monetarie e fiscali, poi, hanno messo da parte il moral hazard e sul mercato regna un euforia che non si vedeva da decenni. Al di la di Tesla e altri singoli esempi, alcuni segnali di bolla si vedono nel mercato delle IPO. E, come dice la famosa regola di Farrell, i movimenti esponenziali di solito vanno avanti più di quanto uno si aspetti (ma non correggono lateralmente).
Un’altra regola di Farrell recita che i rally sono più forti quando sono generalizzati ,e più deboli quando sono limitati a singoli nomi. E questo movimento è assai generalizzato, con record di percentuali di titoli sopra la media mobile a 200 giorni in tutti gli indici (vedi grafico).

Naturalmente non vuol dire che non avremo correzioni, come ne abbiamo avute nella fase finale della bolla del 2000. Io me ne attendevo una causata dal rallentamento per la seconda ondata del Covid, dal rebalancing di fine anno, e continuo ad attendermela, alla luce dell’eccesso di sentiment e di positioning di breve: il panic/euphoria Model di Citigroup ha raggiunto il massimo storico di 1.65, mai visto nemmeno nel 2.000. Ma sarà un occasione per comprare, in vista di nuovi massimi nel 2021.

La fiacchezza di Wall Street nel pomeriggio ha imposto chiusure negative agli indici Eurozone. Prese di beneficio anche sull’€, mentre i tassi hanno mantenuto la tendenza a salire, e le commodities sono rimante in guadagno. Dopo la chiusura le vendite a Wall Street si sono intensificate, e l’assalto a quota 3.700 di S&P 500 sembra al momento respinto. Vedremo nei prossimi giorni se la scarsa liquidità produrrà movimenti inconsulti. Sembra strano che gli istituzionali abbiano aspettato questo periodo per ribilanciare, ma non si può mai dire.