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Boom dei dati macro in US, ma il mercato dei tassi lo scontava.

Correzione da minimo sindacale per l’S&P 500 ieri sera (-0.41%) con il Tech a battere la strada ( Nasdaq 100 -.1.3%). La notizia è che la serie positiva per il FAANG index (-2.12%) si è fermata a 12 sedute di seguito. Alcuni hanno legato la correzione all’esordio di Coinbase, la quale,  dopo aver aperto in guadagno del 50% e aver segnato un +70%, ha chiuso in progresso  solo del  30%, cedendo un 25% dai massimi di seduta. Personalmente, ritengo che un indice in progresso del 4% da inizio aprile (8 sedute in tutto), ipercomprato con 72 di RSI, alla  vigilia di dati macro importanti, non ha bisogno di particolari scuse per correggere meno di mezzo punto.

La seduta asiatica ha avuto un tono contrastato. L’azionario cinese continua a soffrire della tendenza della PBOC a ritirare la liquidità. La Banca Centrale si è limitata a rinnovare i repo in scadenza (Circa 156 bln yuan) quando invece gli operatori si aspettavano un iniezione netta, visto che è periodo di pagamento delle tasse e si attendono grosse emissioni di titoli pubblici ( link ). Il resto dell’area però non si è  fatto scoraggiare dai cali nella seconda parte di seduta di “A” e “H” shares cinesi e del Hang Seng. Questo nonostante il nuovo record di casi in India, e le indiscrezioni che i giochi olimpici di Tokyo potrebbero essere cancellati. In realtà in questa fase recente i casi Covid sono diventati, per i mercati, un rumore di sottofondo. Certo, si tende a favorire i paesi più avanti con le campagne vaccinali e le riaperture (USA, ma anche UK),  ma non è che i paesi più in difficoltà vengano particolarmente puniti. Non a caso l’Eurozona vede i mercati ai massimi da oltre un decennio (e massimi storici per lo Stoxx 600).
Il fatto è che, nonostante tutto il newsflow allarmista sulle varianti e gli effetti collaterali dei vaccini, il mercato resta confidente sull’efficacia a medio termine delle campagne vaccinali. Il che ha senso, alla luce ad esempio di quanto sta succedendo in Israele, dove i casi e le ospedalizzazioni sono crollati, nonostante un economia quasi completamente aperta, e i nuovi casi tra individui che hanno avuto 2 dosi di vaccino e trascorso il tempo necessario a sviluppare l’immunizzazione sono meno dell’1% del totale, ergo più che confermano l’efficacia indicata dai trials.
Ancora meglio, apparentemente, i casi raccolti dal CDC USA, secondo i quali si sono avuti 5.800 casi tra i 66 milioni di vaccinati USA, ovvero lo 0.008% ( link WSJ). Il 7% di questi ha necessitato di ospedalizzazione (quindi lo 0.00056%) e 74 pazienti sono deceduti (lo 0.00011%).

La mattinata europea è vissuta sull’attesa dei dati USA. In particolare le retail sales di marzo erano molto osservate, con un consenso ufficiale sul +5.6%, e rumors di dati attorno al +10%. Come osservato giorni fa, i sussurri erano giustificati. Con 917.000 posti di lavoro in più a marzo, e gli assegni da 1.400 $ in arrivo sui conti, era chiaro da che lato risiedeva il maggior rischio di errore. Anche il Beige Book Fed ( link ), uscito ieri sera ha sottolineato che l’occupazione sta accelerando in tutti i distretti, e che si fa fatica a trovare in particolare risorse commerciali e operatori di delivery.
[**Employment growth picked up over the reporting period, with most Districts noting modest to moderate increases in headcounts. The pace of job growth varied by industry but was generally strongest in manufacturing, construction, and leisure and hospitality. Hiring remained a widespread challenge, particularly for low-wage or hourly workers, restraining job growth in some cases.]

Così l’azionario è partito con moderati guadagni, i rendimenti tra lo stabile e il leggero calo, e il Dollaro in lieve guadagno ad anticipare dati in generale forti. I futures di Wall Street hanno sostanzialmente recuperato le perdite della seduta di ieri. C’è stato tempo per i buoni risultati di Bank of America ( link ) e Citigroup ( link ) che però erano forse già in parte scontati dopo quelli visti ieri (e BOFA non ha battuto il consenso della misura mostrata dalle altre global banks).

L’azione vera è iniziata nel pomeriggio, con la bubblicazione della lunga stringa di numeri.

** Le retail sales hanno stracciato le stime di quasi 4 punti percentuali. Il Control group ha fatto un po’ peggio delle stime, ma sempre è salito di quasi un 7%, che segue un -3.4% a febbraio, ma un +8.7% a gennaio. Per dare un idea. Le retail sales sono superiori del 17% al picco pre pandemia. Chiaro che sono gonfiate dagli assegni e vi sarà una correzione nei prossimi mesi. Ma i consumi resteranno ben supportati dall’ aumento dell’occupazione.
** Le Survey Philly Fed e Empire NY hanno entrambi battuto le stile, collocandosi sui massimi rispettivamente dal 1973 e dal 2017
** I sussidi di disoccupazione sono usciti in calo di quasi 200.000 unità, e 124.000 unità sotto attese, a confermare una volta di più l’accelerazione del mercato del lavoro.
** Completano il quadro una produzione industriale di marzo salita meno delle attese, e una fiducia dei costruttori di aprile in crescita.
In generale una serie di dati molto molto forte, utile a far salire le previsioni di crescita delle varie case di investimento di parecchio (il modello della Fed di Atlanta ha visto la proiezione salire da +6% a +8.3% link ).

La reazione del mercato è decisamente interessante. L’azionario ha accelerato al rialzo dall’apertura in avanti. Ma la composizione non è quella che uno si attenderebbe. I settori migliori sono i difensivi, Healthcare, tech, semiconduttori, real estate e altri, mentre i finanziari cedono in solitudine e alcuni ciclici occupano le posizioni di rincalzo.
La spiegazione la da la reazione del mercato dei tassi, che vede i rendimenti collassare sulla parte lunga della curva, con il 30 anni in grado di cedere oltre 10 bps di rendimento, al 2.2% (con l’inflazione al 2.6%!!). Meno 10 bps, a 1.53% anche per il 10 anni. Il Dollaro si trova chiuso tra la forza relativa dell’economia e il collasso dei rendimenti. Naturalmente del crollo dei rendimenti si avvantaggiano anche le commodities, e soprattutto i metalli preziosi. Una reazione dei tassi totalmente contraria alla dottrina, che vorrebbe i rendimenti salire di fronte a segnali di economia in rafforzamento,  e che ha lasciato gli operatori di stucco, come si nota dallo scarsissimo numero di commenti circolati, a fronte di un enorme numero di domande.
L’impressione personale è che la reazione controintuitiva, che comunque ricalca quella vista altre volte di recente, in particolare post CPI, sia il risultato di una serie di concause:
1) La serie di dati macro forti in US era largamente attesa. Abbiamo uno stimolo fiscale “mostre” erogato negli ultimi 3 mesi, molto del quale di rapido impatto. Il livello di attività era già robusto, e vi sono attese di riapertura dell’economia. Ergo gli investitori erano già posizionati per questo tipo di outcome, e a fronte della pubblicazione dei dati nessuno ha nulla da vendere e molti invece contavano di comprare la debolezza sui bonds
2) il mercato dei tassi USA ha passato un primo trimestre disastroso, che ha senz’altro prodotto un posizionamento strutturalmente assai difensivo, che sta venendo precipitosamente corretto.
3) Più i dati escono forti, più il mercato dubita che la Fed potrà attenersi alla sua agenda estremamente paziente. Ciò spiega la tendenza delle curve a appiattirsi, scontando che una Fed che diventa più proattiva, conterrà meglio l’inflazione nel lungo periodo.

Oggi la correzione dei tassi sta assumendo le dimensioni di una capitulation, il che vuol dire che le cause 1 e 2 sono soggette ad una rapida correzione. Il movimento per quanto aggressivo resta a mio modo di vedere di carattere correttivo, nell’ambito si un trend che reta al rialzo.
Nel mentre però, tutti i settori che hanno sofferto del rialzo dei tassi tirano un sospiro di sollievo, dal tech ai difensivi all’oro.
La chiusura europea vede l’azionario continentale ritoccare al rialzo i recenti record, anche se gli indici periferici, Madrid e Milano, soffrono la cattiva vena delle banche, sempre legate a doppio filo con i tassi, e la difficoltà dei settori più ciclici. Se il Dollaro resta in mezzo al guado, le commodities e l’oro recuperano con forza. Wall Street, manco a dirlo, si dirige verso un nuovo record. Difficile correggere quando l’economia va così, e i tassi non salgono nemmeno.