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Arriva l’accordo PD 5 Stelle. Johnson sospende il Parlamento UK.

Ieri sera, Wall Street ha chiuso con un moderato calo (-0.3%), una seduta iniziata in grande spolvero. Difficile indicare un motivo preciso per l’indebolimento. Certo, i tassi hanno dato da pensare agli investitori, con il differenziale 2-10 anni che ha definitivamente varcato la soglia di zero, chiudendo a -0.05%. Aggiungiamoci che il 30 anni è sceso in un colpo solo sotto il 2% e sotto il livello del 3 mesi, e possiamo dire che la sentenza della curva dei tassi USA non potrebbe essere più chiara. Sorprende poco che il settore bancario sia stato tra i peggiori.

Dal punto di vista tecnico vi sono un paio di grafici interessanti:
** Il Russell 2000 small caps, il più debole degli indici USA da inizio anno, e il più distante dai massimi, risulta a contatto con il supporto in area 1460, sotto il quale si apre uno scenario negativo.

Oggi, l’indice sta mostrando un bel rimbalzo, che funge da traino per gli altri indici.
Ma scambia ancora sotto tutte le medie mobili  ed il quadro resta pericolate. Discorso molto simile per il Dow Transportation (il grafico è quasi sovrapponibile), un altro indice dalle discrete implicazioni macro. Meno negativi i quadri su S&P 500 e Nasdaq, che, al solito, sostiene la baracca.
In tema di considerazioni tecniche, interessante uno studio di Sentimentrader in cui osserva che se la consumer confidence ha continuato a fare nuovi massimi, lo stesso non si può dire di quella degli investitori nella forza dei consumi. Infatti il rapporto tra la performance dei titoli “consumer discretionary” e quella dei “consumer staples” scende da qualche tempo.

Storicamente, questo tipo di divergenza è stato seguito da ritorni sotto la media, e con rapporti di risk/reward mediocri. E’ il caso di osservare che solo in 2 occasioni il livello di confidence dei consumatori, misurato dalla survey, era paragonabile a quello attuale: nel 1969 e nel 2000. In entrambi i casi la prognosi è stata infausta. Nello stesso studio, Sentimentrader ha osservato che nell’ultimo periodo si è notata una divergenza tra i dati relativi ai consumi (sopra attese) e all’attività industriale (sotto). E’ un fenomeno evidente, paragonando la serie delle retail sales ai dati di produzione industriale, e la Consumer confidence agli ISM. Anche qui precedenti divergenze di questo tipo hanno portato a ritorni negativi, sia pure su orizzonti temporali più brevi (2 – 6 mesi).

Venendo alla seduta odierna, l’Asia stanotte ha mostrato una performance contrastata, con il “China complex”, in moderato calo, insieme a Mumbai, e il resto a mostrare marginali recuperi (un po’ meglio Seul, + 0.8%), in un contesto di attività ridotta.
La seduta europea ha risentito, in apertura, del calo dell’S&P di ieri sera, con i principali indici in modesto calo in mattinata. I tassi in calo continuano a costituire una fonte di nervosismo, con i loro record negativi.

Dopo l’alternarsi di news di ieri sera, i BTP hanno aperto con un mood consolidativo. Ma a metà mattinata, quando hanno iniziato a fluire news più costruttive, il rally è ripartito vigoroso, e così in giornata abbiamo avuto un’altra raffica di record: nuovo minimo storico dei rendimenti sul 10 anni BTP (sotto il record precedente, a 1.04% fatto 3 anni fa) e rottura temporanea del livello dell’1%, livello riguadagnato nel finale di seduta  grazie alla comparsa di prese di beneficio. Al momento l’incarico a Conte non è stato ancora ufficializzato, ma gode del supporto del PD. Ci sono ancora un po’ di questioni da superare, tra cui la posizione di Di Maio, e la collocazione del voto sulla piattaforma Russeau, ma visto il numero di ostacoli superato finora, il mercato resta ottimista.
C’è ancora spazio per performance, in caso il Governo giallorosso veda la luce?
Sembrerebbe di si, se uno considera che oggi Spagna e Portogallo chiudono con rendimenti di -0.4% e -0.37% sul 5 anni, e 0.05% e 0.08% sul 10 anni. Il BTP offre rispettivamente 0.42% e 1.03%. E la curva è ancora più ripida di molte altre curve europee. Naturalmente, la situazione cambierebbe, cambiasse il vento sui rendimenti globali. Ma poichè anche oggi, che alla fine l’azionario si è ripreso, i rendimenti scendono lo stesso, non si vede bene come questo possa succedere in una maniera significativa. In particolare con l’ECB nel giro di 2 settimane, e il FOMC in 3.

In mattinata, una certa sensazione ha fatto la decisione di Boris Johnson di chiedere alla Regina la proroga del Parlamento UK, nella sostanza una sospensione di 5 settimane dal 9 settembre al 14 Ottobre. L’intento è palesemente quello di rendere credibile la minaccia di una “no deal brexit” dell’UK  il 31 ottobre in assenza di un accordo con Bruxelles, impedendo al Parlamento di legiferare contro quest’ipotesi, visto che allo scopo resterebbero solo i periodi dal 3 al 9 settembre e dal 14 al 31 ottobre. La Regina ha acconsentito, in osservanza della tradizione che vuole che la Corona non interferisca con la politica nazionale.
Supponendo che la mossa si riveli efficace (non è detto, ma è probabile) al Parlamento resta la possibilità di sfiduciare, in uno di questi 2 brevi lassi di tempo, Johnson, ed eventualmente supportarne un altro Governo che chieda un’estensione e mandi il paese alle elezioni. Ma li si pone il problema che, con Johnson, i Conservatori hanno recuperato consensi e potrebbero vincerle, generando un parlamento meno “pro EU”. Ironicamente, l’esperienza italiana mostra che andare alle elezioni non è così facile se la maggioranza del Parlamento ha un motivo per rinviarle (che qui potrebbe essere di evitare la “no deal brexit”).
La sterlina ha perso immediatamente supporto, ma in serata ha ridotto le perdite, grazie a indiscrezioni che i meeting delle varie opposizioni con i Conservatori contrari pro EU sono già iniziati.

In una giornata povera di dati, Wall Street ha aperto debole ma, nuovamente senza particolari catalyst, ha recuperato terreno e attualmente mostra un discreto progresso, trainata, come detto sopra, dalle small caps, mentre il tech segna il passo. Gli indici Eurozone hanno potuto usare parte del rimbalzo per ridurre le perdite su livelli marginali. Ma tassi e beni rifugio restano alquanto ben supportati, a dimostrazione che i nervi restano tesi (lo dice anche il Vix in area 20) e che comunque le aspettative sulla proattività delle banche centrali (che impattano sia su bonds che su assets come l’oro) restano centrali per la tenuta dell’azionario. Detto della sterlina, l’€ è rimasto debole tutto il giorno contro $ ma alla fine i movimenti sono minimi.

Appena dopo la chiusura del future sul BTP è giunta la notizia che c’è un accordo di massima tra PD e 5 Stelle per “provare a formare” un Conte Bis. Vedremo domani la reazione. Tra nomine, piattaforma Russeau, fiducia etc le sfide comunque non mancano. Ma la direzione è ormai chiara.