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Wall Street consolida i guadagni in attesa del CPI di Febbraio…

Alla fine,  venerdì,  il labour market report US di Febbraio è  andato  ben oltre le  attese,  mettendo  a  segno un incremento di 313.000 nuovi occupati, miglior  mese da luglio 2016 e ben 108.000 sopra  le stime. Il  quadro è  migliorato  dalle  revisioni dei mesi  precedenti, che aggiungono 54.000 nuovi  occupati. Ancora più  robusta,  se possibile,  la  household survey (+785.000),  mentre l’unico  motivo  per cui non è  scesa  la  disoccupazione è  un aumento di 0.3% del  tasso  di partecipazione.
Probabilmente l’esuberanza dei numeri è stata  accentuata dal  clima mite in Febbraio, ma la  qualità  del  dato è  tale  da  restare evidente anche una volta  scontati questi effetti metereologici.

Se il report di gennaio aveva fornito  la miccia per la  fiammata di volatilità,  col balzo  dei salari orari, il  dato  di venerdi ha ridimensionato,  nel breve,  il  rischio inflazione salariale,  uscendo sotto  attese e con revisioni dei dati precedenti che riportano l’incremento degli average hourly earnings a 2.6%,  in accelerazione ma senza gli  eccessi  di gennaio.
Il  report,  salutato  da  alcuni come il   ritorno del  Goldilocks scenario (economia forte con inflazione modesta) ha fornito il  catalyst per un violento balzo dell’azionario US. Modesta la  reazione dei tassi, mentre il biglietto verde dopo un blando tentativo di salita,  ha addirittura ripiegato moderatamente.

Qualunque sia il motivo, la  price action di venerdi ha un impatto significativamente positivo sul quadro tecnico dell’azionario US:
** Il Nasdaq 100 ha messo a segno nuovi massimi, negando il progetto  di doppio massimo i,  a  favore  di un “cup & Handle” che punta con decisione almeno a 7500. La fase correttiva è da considerarsi conclusa almeno finchè l’indice resta sopra 7.000.

** L’S&P 500 è  uscito dal  triangolo illustrato nel Lampi di Lunedi scorso, anche se deve ancora superare con decisione il massimo di fine febbraio in area 2785. L’indice scambia sopra tutte le  medie mobili (20, 50 e 200 giorni), ed ha come supporto 2745, sotto il  quale rientra nel consolidamento e taglia la  media mobile a  20 gg.
** Il prossimo indice a misurarsi coi massimi è il Russell 2000 Small cap, mentre il Dow Jones resta attardato.
** Bloomberg ha notato come il beta degli Hedge Funds e dei CTA al  mercato, una proxi della loro esposizione, sia decisamente calato  in seguito alla correzione. L’interpretazione è  che le  posizioni degli investitori (dei più volubili se non altro) non è più  iperestesa come a gennaio,  il che rimuove un ostacolo  a ulteriori rialzi, sebbene non costituisca in alcun modo un univoco segnale  positivo.


** tra le note meno positive c’è la  pigrizia dell’azionario europeo, che ha fatto da spettatore ai rialzi degli indici USA e di alcuni emergenti.

Stamattina in Asia il tono era comprensibilmente positivo, con i principali indici a mostrare cospicui progressi. Tokyo ha temperato un po’ i guadagni della prima ora, dopo l’ammissione da parte del Ministero delle Finanze che i nomi di Abe e taro Aso erano stati rimossi da documenti riguardanti lo scandalo relativo al finanziamento della scuola scoppiato mesi fa.
Hong Kong e lo HSCEI hanno bellamente ignorato gli ammonimenti della BIS circa il rischio di una crisi bancaria nell’area (e in Canada). Meno in forma, anche se positivi, gli indici locali cinesi, che hanno mostrato una reazione fredda alla modifica della costituzione che rimuove il limite d mandato al Presidente. Il passaggio era ampiamente previsto e forse ora i mercati si interrogano sulla concentrazione di potere nelle mani di Xi che la modifica implica. Tra gli altri indici spicca il rimbalzo (finalmente) di Mumbai, mentre Seul continua a godere del calo delle frizioni con la Corea del Nord, ora che tra Trump e Kim sembra prevalere il dialogo. Anche  i venti di protezionismo sembrano scemare moderatamente, con Trump che nel week end ha avuto toni più negoziali (più con l’Eurozone in verità). Il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato di non volere una trade war e di non avere intenzione di iniziarla, ma che gli interessi del paese saranno difesi risolutamente.

L’apertura europea ha visto gli indici tentare un catch up, per lo meno con la performance accumulata da Wall Street dopo la loro chiusura venerdi. Il tono però è rimasto poco ispirato, e in assenza di dati ha dominato il clima di attesa per gli appuntamenti della settimana, a cominciare dal CPI US di febbraio in uscita domani. Commenti prudenti del Membro Ecb Coeure (Coeure Says ‘Too Early to Declare Victory’ on Euro-Area Growth) hanno accentuato la tendenza dei rendimenti europei a correggere, nonostante l’ammontare di aste in arrivo in settimana (Germania, Francia, BTP e Spagna tra gli altri). Ciò ha nuovamente tagliato le gambe al rimbalzo del settore bancario, tra i più riluttanti a recuperare terreno in questi giorni. Sulle banche, in particolare italiane, pesa anche l’incombere dei pareri di Commissione Eu e SSM su addendum e capital ratios, previsti nella seconda metà della settimana.

Oggi non era previsto alcun dato nemmeno in US, e cosi Wall Street ha preso a “digerire” il rialzo di venerdì, in attesa del CPI di domani, sempre rispettando le recenti gerarchie: Nasdaq in ulteriore recupero, seguito dal Russell 2000, S&P 500 invariato, e Dow negativo.
Sia pure con scarso entusiasmo, gli indici europei hanno conservato parte dei guadagni in chiusura, guidati dal DAX, e con Parigi a chiudere la fila, appena sotto Milano. Piccola correzione anche dello spread BTP, in controtendenza rispetto agli altri periferici in attesa delle aste.
in modesto calo il Dollaro, forse innervosito, come i tassi, dalla possibilità, domani, di un altro dato inflattivo come quello di venerdi scorso sui salari orari.

Domani, come accennato, il calendario macro prende vita con il CPI US di febbraio. Abbiamo anche le elezioni speciali in Pennsylvania, dalle quali potrebbero venire indicazioni su come si mette al Congresso in vista delle Midterm elections. Una sconfitta repubblicana potrebbe avere un impatto sulla dialettica di Trump sul protezionismo. Mercoledi abbiamo i dati macro di febbraio in Cina, un discorso di Draghi e le retail sales di febbraio in US, mentre Giovedi il pezzo forte sarà costituito dal Philly Fed di marzo in US.