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Wall Street approccia la festività del Ringraziamento coi mercati sui massimi storici.

Nuova messe di record a Wall Street ieri per i principali indici, grazie ad avanzamenti modesti (attorno allo 0.2%) in un contesto di trading assai tranquillo. Il newsflow sul trade continua ad essere sterilmente supportivo, con Trump ed altri funzionari alla Casa Bianca a ribadire che l’accordo è “vicino”, la trattativa è agli “sgoccioli” etc etc.

L’Asia ha, una volta di più, cercato  di ereditare il buon sentiment dagli USA, con alterne fortune: Tokyo ha recuperato ulteriore terreno, avvicinandosi ai massimi dell’anno. Progressi anche da Seul,  Mumbai, Sydney (la migliore) e marginalmente Hong Kong e le “H” shares. Le “A” shares, per contro, sono state frenate dalla pubblicazione degli industrial profits cinesi di Ottobre, in calo del 9.9% anno su anno, da precedente -5.3% di Settembre. Anche il fatturato ha rallentato,  segnale di un autunno poco brillante per il settore industriale cinese. Ho rimarcato, nei giorni scorsi, la cheapness dell’azionario cinese, sia “A” che “H” shares, ma qui la musica deve un po’ cambiare, perchè si possa parlare di un opportunità seria. Il PMI manifatturiero era effettivamente assai migliorato, attendiamo gli hard data da novembre in avanti.

L’apertura europea ha avuto inizialmente un buon tono. Ma gli indici hanno perso l’iniziale abbrivio, tornando, per la tarda mattinata, sui livelli che hanno caratterizzato le ultime sedute. Difficile capire cosa abbia disturbato il sentiment, ma è un fatto che nelle ultime settimane l’Europa ha fatto fatica a star dietro a Wall Street. che ha fatto record a raffica
Sul fronte macro, la consumer confidence ha continuato a recuperare in Francia a novembre (106 da prec 104 vs attese per 103) marcando il massimo dal 2017. Non a caso i PMi indicano in Francia il ritmo di attività economica più brillante tra le principali economie dell’Eurozona.
Non che sia, di per se, un gran primato. La manufacturing confidence italiana a novembre è tornata a scendere (98.9 da 99.5 e vs attese per 99.8) cancellando il rimbalzo di settembre e tornando in corrispondenza dei minimi dal 2014,  segnati ad Agosto. La  consumer confidence italiana, poi, ha fatto un  inatteso tonfo di 3 punti (108.5 da prec 11.5 e vs stime per 11.7) marcando il minimo da luglio 2017, risentendo di un percepito deterioramento del mercato del lavoro. Non so se l’effetto delle misure fiscali nella scorsa finanziaria si stia già esaurendo, o se ci siano altre motivazioni, ma oggi un effetto sugli asset si è notato, anche se il BTP risente anche delle aste in arrivo domani. Piazza Affari ha ceduto marginalmente, sottoperformando i peers, nonostante l’euforia su alcune small caps stia continuando.

La caduta del Thanksgiving domani ha prodotto un affollamento di dati macro USA oggi:
** la seconda lettura del GDP USA del terzo trimestre vede una revisione di +0.2% a 2.1%. L’aspetto negativo è che sono praticamente tutte scorte, il che lascia intendere che il miglioramento va a detrimento del trimestre in corso. Resta il buon dato sui consumi (+0.1% a 2.9%) e una crescita in generale accettabile.
** Buone notizie per la ripresa del capex dai Durable goods orders di ottobre, cresciuti, una volta depurat delle componenti volatili, dell’1.2% da precedente -0.5% e vs attese per -0.2%.
** Sempre scarse le pressioni inflazionistiche, con il PCE deflator di ottobre sotto attese sia come headline (1.3% anno su anno vs 1.4% atteso) che come core (1.6% vs 1.7% stimato). La Fed continua a non avere alcuna pressione.
** Il Chicago PMI di novembre è rimbalzato, anche se meno dell’atteso (46.3 da 43.2 vs stima di 47). Siamo ancora in contrazione ma il recupero è comunque significativo
** Infine il permessi di costruzione USA di ottobre sono leggermente calati mese su  mese (-1.7% vs attese per +0.2%) ma il loro trend resta buono di recente così come quello delle new home sales che ieri hanno sorpreso in positivo.

Come si nota dal grafico, Courtesy of Calculated risk, l’immobiliare USA si è ripreso dalla correzione causata l’anno scorso dall’impennata dei tassi sopra il 3%. La serie ha segnato nuovi massimi, eclissando quelli di fine 2017.

Questo è un chiaro esempio del grip che rimane alla politica monetaria USA, visto l’impatto che questo settore ha sull’economia, e sulle percepite finanze degli americani (il grosso del loro equity è sempre nella casa). Almeno questo segnale di possibile recessione in US è per il momento rientrato (come si nota, un picco dell’immobiliare ha preceduto di vari trimestri tutte le ultime recessioni).

Naturalmente Wall Street ha tratto soddisfazione dai dati e sembra indirizzata a festeggiare il Thanksgiving con un nuovo massimo. Chi, 2 mesi fa,  avrebbe scommesso su una simile performance?
Il quadro su vari indicatori tecnici più  volte citati i giorni scorsi continua ad essere del tipo che rende probabile in tempi brevi un consolidamento/correzione, ma il timing sui questi tipi di episodi è sempre difficile, e dipende in una certa misura dalla comparsa di un catalyst, cosa che, col Ringraziamento di mezzo, sembra improbabile nel breve. Ma il risk reward di posizioni tatticamente lunghe resta mediocre, a mio modo di verdere.

L’azionario Eurozone ha moderatamente beneficiato della baldoria su quello USA, con l’Eurostoxx in grado di chiudere in corrispondenza dei nuovi massimi. Il buon tono dei dati si è  riflesso anche sui rendimenti US, e in misura minore, sul cambio. Più stabili i rendimenti in Eurozone, mentre sul BTP, come accennato, le  delusioni sui dati macro si sono sommate all’incombere delle  aste di fine mese nel gonfiare un po’ lo spread.