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Vola il manifatturiero globale, S&P 500 sopra 4.000 punti.

NB Lampi salta un paio di uscite e torna Mercoledì 7 Aprile.

Il primo giorno del trimestre è tipicamente quello in cui i bilanci delle banche e i portafogli degli istituzionali si riaprono al rischio. A seconda del sentiment dominante può essere positivo, se la liquidità è dispiegata in acquisto, o negativo se in particolare alcuni operatori optano per caricare il lato corto. Raramente è una seduta insulsa, anche perchè l’attesa di apertura di nuove posizioni tende a porre i presupposti per autoavverarsi.
Con l’S&P 500 a un passo  dalla soglia di 4.000, e gli altri indici EU tutti sui massimi di periodo più o meno, forse oggi il tono era scontato. Gli scaramantici faranno notare che è anche il primo d’Aprile.
Trattandosi di una giornata pre festiva (domani è quasi tutto chiuso), l’attività  sarà stata inferiore ad altri inizi di trimestre. A mancare sono venuti certamente i venditori,  finora.

Ieri sera  l’assalto alla  soglia è fallito a Wall Street, con l’indice in ripiegamento nell’ora finale per quella  che è sembrata un ultima razione di rebalancing. L’S&P 500 ha chiuso comunque positivo (+0.36%) sia pure con meno della metà dei progressi segnati a metà seduta. Bene il Nasdaq 100 che invece ha tenuto il grosso dei guadagni, chiudendo a +1.58%.

A mercati praticamente chiusi Biden ha illustrato il suo ampiamente anticipato piano di infrastrutture che progetta la destinazione in 8 anni di 2.25 trilioni di $ in vari capitoli di spesa tra cui costruzioni di opere pubbliche, energy, manufacturing, ma anche ricerca, semiconduttori etc, salute e anziani. Il piano prevede aumenti delle tasse, tali da pagare interamente la spesa progettata in 15 anni, per poi ridurre il deficit successivamente. Biden ha dichiarato che mira a un supporto bipartizan, ma Mc Connel ha già risposto alquanto freddamente, per cui sembra che andremo verso un altra Reconciliation che potrebbe avvenire in autunno. Con le maggioranze di 3 voti alla Camera e 1 voto al Senato  sembra improbabile che il piano resti com’è, ed è forse per questo che il mercato sta prendendo con tanta filosofia la sua parte più controversa, ovvero l’aumento della corporate tax dal 21% al 28%, e un aumento della global tax dal 10% al 21%.

Ad alimentare un sentiment già positivo in Asia sono venute delle survey di attività economica nel complesso migliori delle attese.


Cominciando dal Giappone, la Survey trimestrale Tankan non è ancora brillante, ma nel complesso meglio delle attese (solo l’outlook delle small non manufacturing è migliorato meno delle attese). E il PMI manifatturiero giapponese di marzo è stato rivisto al rialzo di 0.7 e comincia ad avere un aria più arzilla. Tra gli altri PMI, molto bene Taiwan, ai massimi da 11 anni (spinto dalla domanda dei semiconduttori), e bene Vietnam e Indonesia e miglioramento per Tailandia e Malesia. Stabile  ma su buoni livelli la Sud Corea, e delusione dalla  Cina, dove ancora siamo appena sopra la soglia di contrazione. Ma in Cina sono andati molto bene i PMI ufficiali, che guardano principalmente alle aziende pubbliche e  più grosse. Markit guarda ad aziende private e più piccole.
Le principali piazze dell’area hanno tutte chiuso in positivo (la peggiore Jakarta, con un +0.43%), trainate da un China complex esuberante (“H” shares +2.06%).

La seduta europea è partita con un tono un po’ meno brillante, seppure positivo. D’altronde, l’Eurostoxx 50 è salito in 5 delle ultime 6 sedute e l’assestamento di ieri (-0.18%) è poca cosa. Inoltre in Francia hanno annunciato 4 settimane di lockdown nazionale e anche in Italia come sappiamo sono state prorogate le misure.
Se c’è un impatto  sull’attività manifatturiera, da questa terza ondata di Covid e relativi lockdown in EU, dai PMI non traspare. Anche oggi i report sono usciti generalmente su livelli elevati e sopra attese.


L’unico numero uscito in linea con le attese è quello relativo al manifatturiero italiano, che però collocandosi a 59.8 con un recupero di 2.9 punti segna il ritmo di crescita più forte da 21 anni a questa parte. Niente male per un economia che già affronta inasprimenti dei lockdown da qualche settimana. Dati molto forti anche in Svezia, Olanda e Svizzera e forti recuperi in Spagna e Irlanda
Tra i numeri di cui già conoscevamo le release flash la Francia è riuscita addirittura ad accelerare, nonostante quello che sta passando col Covid, e la Germania si è confermata sui livelli flash che però sono stellari. Molto bene anche UK, ma li è un po’ meno sorprendente che l’attività acceleri.
E’ evidente che la domanda globale forte è il fattore principale di questo livello di attività manifatturiera in un area come quella EU ancora molto vessata dalla pandemia (vedi lampi di ieri). Direi che l’impatto sulla crescita di queste nuove misure restrittive dovrebbe risultare ancora più attutito.
Le borse hanno ovviamente reagito positivamente ai numeri,  anche se la  price action mostra che ormai il mercato ha mangiato la foglia. Se i bonds hanno evidentemente beneficiato della citata riapertura dei bilanci con i rendimenti che hanno conservato la tendenza a calare, l’€ ovviamente ha reagito con un rimbalzo.

Nel primo pomeriggio moderata delusione dai jobless claims, che però restano molto più bassi che a gennaio/febbraio, e il dato della settimana scorsa è stato  rivisto giù di 26.000 unità.
Sorvolando sulla insignificante revisione del PMI manifatturiero, l’ISM manufacturing è stato invece un autentica bomba, uscendo al livello più alto dal 1983


La forza è confermata dai dettagli con i new orders ai massimi da inizio 2004. La forza della domanda e i problemi legati all’impatto dell’epidemia sulle catene di approvvigionamento stanno facendo volare i prezzi. In accelerazione anche l’occupazione.
Insomma un quadro estremamente robusto, ormai ben noto ma che continua ad accumulare impeto. La sensazione che le riaperture insieme con l’abbuffata di stimolo fiscale creeranno una fase di crescita eccezionale nei prossimi 2 trimestri non fa che accentuarsi.

Wall street, che stava già testando dall’apertura quota 4.000 di S&P 500 ha rotto gli indugi, e al momento lavora sopra questa soglia psicologica. Poco impressionati dai muscoli del manifatturiero USA sia il $, che i bonds, che a inizio trimestre hanno ritrovato un po’ di amore da parte degli investitori. Vedremo che impatto avrà il labour market report di marzo che esce domani a borse chiuse. Certo ormai il mercati si aspettano un report bomba.

La chiusura europea vede i principali indici terminare con buoni progressi che nella maggior parte dei casi costituiscono massimi storici (Dax) o di periodo. Tra i settori oggi bene tech, trainato dal Nasdaq e dai semis, e gli industriali. Le commodities risultano trainate dal petrolio, che ragisce in maniera curiosa alla notizia che l’OPEC ha deciso di aumentare gradualmente la produzione nei prossimi 3 mesi.
*OPEC+ AGREES TO RESUME GRADUAL MONTHLY OUTPUT HIKES: DELEGATE
*SAUDI FLOATS PLAN TO EASE VOLUNTARY CUT OVER SUMMER: DELEGATES
Bene anche i preziosi, in consolidamento Bitcoin.
In una serie di grafici tutti abbastanza costruttivi, vista la gragnuola di nuovi massimi e relativi breakout, spicca quello del Vix (la volatilità implicita sull’S&P 500), che dopo aver passato 11 mesi sopra 20, un livello che normalmente è coerente con correzioni minori e volatilità, infine sta rientrando. E’ possibile che un cambio strutturale di range alimenti un aumento dell’azionario nei fondi quantitativi vol control, che potrebbe andare a alimentare ulteriori salite. In generale il calo della volatilità implicita libera budget di rischio, anche se è possibile che molti investitori avessero adeguato i loro sistemi a questa nuova realtà