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“There are no adults in the room; toys may be thrown, tears spent”

A dare impulso al consolidamento di cui accennavo nel report di ieri, ci ha pensato Trump stanotte, a mercati chiusi,  annunciando di aver dato  istruzioni al US Trade Representative di considerare l’imposizione di dazi su ulteriori 100 miliardi di controvalore di beni cinesi importati,  in risposta alla “sleale rappresaglia” promossa dai Cinesi alle  misure già  proposte. Splendida la metafora di Kit Juckes (SocGen) per illustrare la  situazione :  “There are no adults in the room; toys may be thrown, tears spent” il  titolo del  pezzo.
In verità, il  Presidente ha accostato alla nuova provocazione anche toni più  conciliatori, aggiungendo che l’amministrazione US è ancora disposta ad intrattenere trattative per ottenere scambi commerciali liberi e leali.

A innervosire il mercato,  la  prospettiva di una ulteriore, rapida proposta di ritorsione da parte delle  autorità cinesi, che non hanno indetto una conferenza per la serata (meta giornata europea).
Le news hanno prodotto un calo dell’1% dei future sull’azionario  US, e smorzato il  catch up dell’Asia alla buona seduta (ottima per l’europa) dei mercati occidentali di ieri.
Con Shanghai ancora chiusa per festività, le  H shares hanno mostrato un discreto rimbalzo,  ma solo  perchè ieri la chiusura gli aveva impedito di fattorizzare il reversal US. Moderti cali per gli altri indici,  ad eccezione di Mumbai,  invariata.

Con queste premesse,  l’apertura  europea è  stata,  una volta di più, decorosa. L’Eurostoxx ha contenuto il calo iniziale ben sotto l’1%, incassando con grazia,  oltre che le news sul trade, anche la  nuova stecca macro tedesca,  ovvero la  produzione industriale di febbraio in robusta contrazione (-1.6% da precedente +0.1% e vs attese per +0.2%).  C’è la  possibilità che il  grosso  del  calo  sia  dovuto  a  effetti di calendario e metereologici,  perche le  survey e gli ordinativi restano elevati.  Ma i primi potrebbero continuare a marzo con le vacanze pasquali  anticipate quest’anno. In ogni caso la  musica qui deve cambiare a breve, perchè lo scenario macro tenga. E poi, nelle dichiarazioni di Bernhard Krüsken, Segretario della Federazione degli agricoltori tedeschi, sull’impatto sui prezzi delle minacciate misure cinesi (“I prezzi del  maiale sono già  scesi”), si percepisce un inizio di nervosismo per le  ricadute della trade war.

Nel primo pomeriggio, la  conferenza stampa del Ministero del Commercio Cinese ha avuto toni aggressivi ma contenuto già  sentiti, e nessun annuncio di misure concrete. Gli USA male  interpretano la situazione, le  loro azioni sono profondamente ingiuste, la  Cina non esiterà a rispondere,  perche ha già  studiato contromosse,  etc. Nulla di particolarmente pernicioso per ora.

Così,  con l’azionario in ritracciamento di poco più  di mezzo  punto, i tassi in moderato  calo, e il  dollaro nervosamente in linea con la chiusura di ieri, abbiamo approcciato il labour market report US  di Marzo. Che si è  rivelato deludente:
**  103.000 nuovi occupati,  vs attese per 185.000 e rispetto ai 326.000 creati a febbraio. Le revisioni sottraggono 50.000 nuovi occupati al  computo  degli  ultimi 3  mesi.
** La  disoccupazione è  rimasta ancorata al  4.1% non essendo scesa abbastanza da far scattare il  decimale (4.07% non arrotondato). La household  survey ha segnalato un calo di 37.000 occupati,  ma  il dato  segue l’esplosione di febbraio (785.000).
** Gli attesissimi salari orari sono rimbalzati in linea con le attese (+0.3% da +0.1% anno su anno 2.7%).  Stabili le  ore lavorate.

Il clima,  che aveva sicuramente avuto  un ruolo nella forza di febbraio,  qui ha sottratto  qualcosa,  come si nota dai dati modesti nei settori “weather sensitive”  (retail, construction, leisure e hospitality),  e  dall’alto numero di lavoratori impossibilitati a recarsi sul  posto  di lavoro causa clima.
Il  fatto che la lettura peggiore da 6 mesi a questa parte segua il dato  migliore in 2 anni e  mezzo (i 326.000 di febbraio) mostra che parte della delusione è da ascrivere a volatilità nella  serie. Oltretutto gli altri indicatori (tra cui l’ADP) non mostrano alcun segnale di un rallentamento cosi marcato del mercato  del  lavoro  US.

Ciò detto,  il  segnale del dato  tempera  sicuramente parte dell’entusiasmo alimentato dalle prime 2 letture del  2018 (sebbene la  media a 3 mesi rimanga al 201.000 nuovi occupati mese).
La reazione del  mercato è  stata modesta, tutto sommato. L’azionario ha tentato più volte le vie opposte,  senza troppa convinzione, e a questo punto è tornato a occuparsi di global trade wars e in prospettiva degli  utili trimestrali. Il Dollaro  non ha certo ottenuto dal  dato  la  spinta necessaria per superare le resistenze citate ieri, e si è  un po’ indebolito,  patendo forse un po’ il  riaccendersi delle tensioni protezionistiche. E i bonds hanno ovviamente trovato supporto nella moderata risk aversion.

A fine seduta europea,  l’azionario continentale  si fa notare per la  reazione tutto  sommato modesta al  cambio di sentiment,  e per il proseguire dell’outperformance nei confronti degli USA (l’S&P al  momento perde almeno il doppio)  anche se bisogna ricordare che parte della sontuosa performance di ieri era costituita da un catch up  al reversal  di mercoledi in US. L’€  si è  allontanato un po’ dal  citato supporto a 1.2220,  ma  anche qui la reazione resta moderata,  un eventuale  sintomo che la  divisa unica non ha troppa birra in corpo in questa fase.
Il  research dept di Citigroup ha illustrato bene in un grafico il potenziale impatto  del  positioning sul  cambio: il  sovrappeso  di € segnalato nel report CFTC è ai massimi da post crisi ed è marcato da  quasi un anno,  segno che è assai consolidato. Nonostante il flop di oggi,  resta un set up  promettente a mio modo di vedere.

Discreti cali nei rendimenti dei treasury e dei core bonds europei, in seguoto alla risk aversion e ai dati US mediocri. Gli spread peroferici hanno mostrato tendenza ad allargare, con qualche estero infastidito dal quadro  politico  italiano dove l’indisponibilità  di Forza Italia e PD a allearsi con il  Movimento 5 stelle fa temere con maggior probabilità un  governo Lega –  M5S.

Al  momento di inviare il pezzo, Powell non ha ancora pronunciato  il suo discorso, ed è quindi possibile  che la  seduta cambi nuovamente direzione. Peraltro, l’incombere del week  end, 2  giorni in cui gli effetti di eventuali schermaglie tra USA  e Cina sul  sentiment  non possono trovare immediata copertura col trading, renderà  a mio modo  di vedere difficile un significativo recupero del  sentiment nelle ore restanti prima della chiusura US. Lunedi avremo un quadro più  chiaro.