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PMI e ISM meglio delle attese. L’UE raccomanda la messa sotto procedura dell’Italia.

Giornata davvero caotica quella odierna sui mercati.
Ieri sera, a Wall Street, il rally è continuato dopo in serata, fino a produrre, per l’S&P 500 (+2.14%), la miglior seduta dal 4 Gennaio scorso.
Tra i catalyst, oltre che la performance di Powell, illustrata ieri, un miglioramento del newsflow sul trade. Il Ministero del Commercio messicano ha dichiarato di attendersi una soluzione positiva con gli USA con l’80% di probabilità. Ancora più rilevante,  pare che tra i Repubblicani l’idea di imporre dazi al Messico non abbia molti sponsors, anche se Trump ha dichiarato che “il suo non è un bluff”.
Sul fronte cinese, apparentemente il  Segretario del Tesoro Mnuchin si incontrerà con il Governatore della People Bank of China a un meeting dei Ministri delle Finanze del G-20 a Tokyio nel Week End. Potrebbe essere un occasione per un po’ di disgelo. Nel frattempo il Ministero del Commercio cinese ha emesso un comunicato in cui si augura che le parti “possano incontrarsi a metà strada”. L’antitrust cinese ha multato Ford, ma l’importo (20 mln $) mostra che si tratta, per ora, di un avvertimento.
Aggiungiamoci l’ipervenduto di breve e il posizionamento scarico e gli ingredienti per robuste ricoperture c’erano tutti.

Se si esclude Tokyio, però, l’Asia non si è fatta granchè incantare. Al palo il “China complex”, gli altri indici hanno mostrato progressi ridotti, e poco convincenti, una reazione sorprendente a fronte dei toni prudenti del discorso di Powell. Sul mood avranno impattato i PMi Cinesi servizi e composite di maggio, che hanno deluso (il primo a 52.7 da prec 54.5 e vs attese per 54, il secondo conseguentemente in calo di 1.2 punti a 52.7). Poco brillanti anche gli altri numeri, con l’India a 50.2 da 51 sui servizi e Hong Kong a 46.9 da 48.4 di aprile sul composite, al nuovo minimo da luglio 2016.

Con queste premesse, e i numeri europei in uscita nella prima ora di contrattazioni, l’apertura dell’azionario continentale è stata cauta. Ma le revisioni hanno portato sostanzialmente buone notizie, se si esclude il modesto calo della Francia.

Il PMI servizi Eurozone è stato rivisto al rialzo di ben 0.4, il che lo porta ai massimi da 3 mesi, e produce un rialzo di 0.2 per il PMi Composite. Ciò riflette principalmente il miglioramento dei dati tedeschi. Per quanto riguarda le aree non disponibili in sede flash, sia la Spagna (52.8 da prec 53.1 e vs attese per 52.5) che l’Italia hanno rallentato, ma meno delle attese.
In generale un report che ha il pregio di mostrare che i) i servizi continuano a performare assai meglio del manifatturiero, segno che la domanda interna tiene. ii) per il momento i segnali di impatto del cambio di scenario sul global trade sono scarsissimi/assenti. iii) la periferia europea performa peggio della core (Spagna  in rallentamento e Italia in marginale contrazione), ma non in maniera significativa.
Ovviamente i numeri restano nel recente range mediocre, e sono coerenti con una crescita bassa, attorno al 0.2% trimestrale. Ma sono meglio delle attese.
Così gli indici hanno rotto gli indugi e sono passati in positivo.

Ma oggi era la giornata in cui la Commissione doveva rispondere al Ministero del Tesoro, in merito alle giustificazioni per gli scostamenti in materia di finanze pubbliche. Fin dal primo mattino sui media erano presenti indiscrezioni secondo le quali la Excessive Debt Procedure sarebbe stata raccomandata ( Un buon riassunto di modalità e implicazioni è contenuto in questo pezzo del Sole 24 Ore, link )
In tarda mattinata, la conferma, giustificata con 3 motivi:
**Il mancato risanamento minimo dei conti pubblici
**Il peggioramento del debito pubblico solo in parte riconducibile al rallentamento economico
** Insufficienti progressi nell’applicazione delle raccomandazioni dell’anno scorso, cosi come un allentamento delle riforme favorevoli alla crescita adottate in precedenza.
Peraltro, le richieste della Commissione sono modeste, una riduzione della spesa pubblica netta dello 0,1% con un aggiustamento strutturale dello 0,6% del PIL, e Moscovici ha usato toni morbidi.
Nondimeno, quando la notizia è stata confermata ufficialmente, sono partiti flussi in vendita sugli asset italiani, e il sentiment generale si è un po’ ridimensionato. Anche l’€, che aveva reagito bene ai PMI, ha corretto.

Nel primo pomeriggio, pessima sorpresa dall’ ADP, antipasto dei dati sul labour market di maggio (in uscita venerdì). La survey ha segnalato appena 27 mila nuovi occupati (il dato peggiore dal 2010), in netto calo rispetto al mese di aprile (+271 mila) e ben al di sotto delle attese di 185mila.  L’ADP è un indicatore volatile, e la sua correlazione coi payrolls, relativamente al singolo numero, è tutt’altro che perfetta (a febbraio, quando il BLS ha indicato appena 56.000 nuovi occupati, l’ADP ne ha segnalati 219.000). Detto questo, il numero è veramente basso, ed evidenzia rischi al ribasso per il report di venerdì, mentre lascia intendere un indebolimento della domanda di lavoro in US.
Così, l’azionario ha azzerato i guadagni, il Dollaro ha preso un colpo, i i tassi USA hanno ripreso a scendere. La revisione ai PMI USA servizi e composite, che li ha lasciati sui livelli, assai bassi, del dato flash (entrambi a 50.9), non ha ovviamente offerto alcun supporto al sentiment.

Eravamo tutti pronti a sigillare, con un ISM non manufacturing sotto attese, il rallentamento dell’economia USA, e invece la survey ha sorpreso in positivo: 56.9 da precedente 55.5 e vs attese per 55.4. La forza è confermata dai sottoindici, con nuovi ordini (58.6 da prec 58.1), produzione (61.2 da prec 59.5),  e occupazione (58.1 da prec 53.7) tutti in forte salita.
Il report, che descrive un ritmo di attività economica ancora assai robusto (i servizi occupano l’85% della forza lavoro americana) è difficile da conciliare col il livello stagnante di attività indicato dall’omologo di Markit. Non solo, l’indicazione che da sul mercato del lavoro sconfessa completamente l’ADP survey.
Sorprende poco che la price action sia stata ondivaga nel pomeriggio, anche se alla fine la lettura dell’ISM è sembrata prevalere.
Così Wall Street ha ripreso la salita, aiutata anche da Navarro ( WHITE HOUSE TRADE ADVISER PETER NAVARRO: TARIFFS WITH MEXICO MAY NOT HAVE TO GO INTO EFFECT) e al momento scambia sopra le resistenze indicate nel pezzo di ieri. Vedremo dove chiuderà, prima di trarre conclusioni.
Il Dollaro ha recuperato terreno contro un € che, avendo scambaito a tratti sopra 1.13 dopo l’ADP, va incontro all’ECB attorno a 1.1235. E i tassi US sono tornati sui livelli prevalenti ieri.

L’Europa archivia così una seduta marginalmente positiva (alla chiusura Wall Street era ancora un po’ indecisa) frenata una volta di più dalle banche, che guardano con trepidazione a Draghi domani. Se Milano è rimasta un po’ attardata, il BTP è stato protagonista di un recupero spettacolare, per il quale si può copiare e incollare il commento fatto ieri: “acquisti sulla parte medio lunga che hanno causato ricoperture sui future, con contributo da parte di notizie positive a margine (rilievi minori dell’EU, e reazioni misurate da parte dei Leaders), il tutto esaltato da un quadro tecnico supportivo e liquidità ridotta”.
E poi, domani c’è Draghi, dal quale ci si può attendere una performance supportiva, visto che il quadro macro resta comunque incerto, l’inflazione resta bassa e sotto le stime ECB, e le altre banche centrali fanno a gara a chi è la più dovish.
Domani Il Presidente potrebbe allungare ulteriormente la guidance sui tassi, annunciare TLTRO con condizioni favorevoli e rafforzare, come Powell, l’indicazione che il Committee è pronto ad agire in caso di bisogno, e ha gli strumenti per farlo (la parte più complessa del compito di Draghi). Dovesse Mario invece prendere altro tempo, credo che il mercato resterà deluso, e bonds e azionario potrebbero soffrirne, mentre l’€ salirà.