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Peggiorano i dati macro USA alla vigilia del FOMC.

Chiusura contrastata per Wall Street ieri sera (Lunedì) con l’S&P 500 in progresso dello 0.13% e il  Nasdaq 100 in calo però dello 0.55%. Evidentemente l’indice tech teme le trimestrali in arrivo, a  cominciare da  quella di Google e Microsoft, in pubblicazione stasera a mercati chiusi. Un po’ di prudenza non guasta,  visto che per esempio la trimestrale di Wallmart uscita ieri dopo la  campana ( link ) ha indotto un calo di quasi il 10% del titolo in aftermarket, a causa di un taglio all’outlook. I consumatori si concentrano sui beni di prima necessità, trascurando quelli discrezionali, e i margini, su alcuni beni in particolare, sono intaccati dalla difficoltà  di passare i costi ai clienti. Chi l’avrebbe mai detto?
Tra l’altro,  come osservato qualche mese fa, un mix di ordini esagerati, per paura di non ricevere la merce, e normalizzazione della domanda, accentuata dal calo dello stimolo fiscale  e  dall’aumento dell’inflazione, ha prodotto  un aumento forte delle scorte, cosa che è negativa per il GDP dei prossimi trimestri (vanno smaltite) e per i margini, ma aiuterà  sul fronte inflazione.

La seduta asiatica ha avuto un tono contrastato. Questa volta il  China Complex ha sovraperformato,  insieme a Sydney, Seul e Jakarta (che hanno mostrato progressi più  ridotti). In calo Taiwan, Vietnam, Mumbai, e invariata Tokyo.
Hong Kong e  le “H” shares cinesi sono state aiutate dal tech grazie alla comunicazione di Ali Baba dell’intenzione di avere un primary listing a Hong Kong, un atto visto come un’assicurazione contro un delisting negli USA e foriero di accesso alla liquidità  degli investitori della Cina popolare attraverso il connect con Shanghai e Shenzen. L’ipotesi  è  stata estesa ad altri titoli di cui l’ADR è quotato a  New York (200 azioni) cosa che ha trainato l’azionario locale (Hang Seng er HSCEI entrambi oltre +1.5%).
Invece, come rumoreggiato ieri,  il  Giappone ha tagliato le  stime di crescita per  l’anno prossimo da +3.2% a 2% ( link ).

La seduta europea è iniziata con un tono nervoso,  percettibile soprattutto con il calo dei rendimenti fin dalle prime battute. A detrimento del mood anche la  trimestrale di UBS ( link ) che ha pesato sul  settore bancario. Gli effetti delle news sul gsdotto Nordstream1, che domani passa al 20% del normale flusso, hanno continuato a vedersi sul  prezzo del gas,  cosa che ha aggiunto tensioni.  L’€ ha preso a indebolirsi, e ha rotto il livello di 1.02 vs $ a metà mattinata.
Oggi in Eurozone non erano previsti dati importanti, e quindi la mattinata è scivolata via così, con i rendimenti in calo, le borse marginalmente negative, ma con distribuzione settoriale “recessiva”, gli asset italiani che hanno iniziato a perdere il supporto dello short covering, e l’€ in decisa discesa.

In attesa  dei numeri USA del pomeriggio, un paio di headline hanno compito ulteriormente il  sentiment.
1) Shopify ha dichiarato l’intenzione di tagliare il  10% della forza  lavoro, in giornata.
*SHOPIFY HAS TO GO THROUGH A REDUCTION IN WORKFORCE
*SHOPIFY TO LAY OFF 10% OF WORKFORCE, DJ REPORTS
*SHOPIFY CONFIRMS 10% REDUCTION IN STAFF TO LEAVE BY END OF DAY

2) Fonti anonime apparentemente al corrente delle intenzioni dei leaders hanno dichiarato che il Cremlino manterrà i flussi di gas ai minimi verso l’Europa, per tutto  il periodo in cui durano gli scontri in Ucraina.
*KREMLIN TO KEEP UP ITS GAS SQUEEZE ON EUROPE, SOURCES SAY
*EUROPE GAS RISES ABOVE 200 EU/MWH FOR FIRST TIME SINCE MARCH 9

La notizia numero 2, è in un certo senso una “non notizia”, ma ovviamente ha avuto un impatto su gas e quindi su sentiment. Tra l’altro nel pomeriggio è stato trovato un accordo per ridurre del 15% i consumi in caso di situazione di emergenza, dal quale  è  rimasta fuori solo l’Ungheria.
Per quanto riguarda la notizia numero 1),  sembra evidente che il  deterioramento del quadro macro sta raggiungendo anche il mercato del lavoro, che è normalmente un indicatore lagging dello stato del ciclo. Il bello è che ci sarà chi, non a torto, dirà che la FED sta  avendo successo nel raffreddare il mercato del lavoro, e quindi l’inflazione salariale, che è  quella che alimenta i circoli viziosi. Il fatto è che la FED, che è  in pista per alzare di 75 bps domani e altri 100 bps entro la fine del 2022, sembra dimenticare che i) la politica monetaria agisce con un ritardo e ii) una volta che hai avviato il ciclo in una direzione, non è  che questo si ferma automaticamente quando smetti di inasprire la politica monetaria. Un anno e mezzo fa parlavano di far surriscaldare “un po’ ” l’economia e i prezzi, per compensare il periodo di disinflazione e recessione e hanno ottenuto un boom dell’una e degli altri. E ora saltano a pie pari sul freno con un ciclo già indirizzato verso una contrazione. Quanto ai prezzi, questo grafico di Mc Clellan offre  un idea di quanto stiamo per vedere, a mio parere, nei prossimi trimestri.

Nel pomeriggio sono stati pubblicati parecchi dati USA e mi pare che la FED e l’amministrazione USA abbiano di che preoccuparsi:

Vediamoci i dati uno per uno.
** Il Case Shiller Home price index è  uscito sotto attese. I calcoli mostrano che, una volta destagionalizzato,  il Case Shiller index  USA è salito di un 1.03% mese su mese, la salita minore da Luglio 2020. Siccome l’indice è una media dei mesi di marzo,  aprile e maggio, questo  rallentamento implica che a maggio i prezzi si sono raffreddati parecchio (ad aprile  l’incremento era dell’1.5%). Ricordo  i commenti fatti nel lampi del 20 Luglio link .
** Il  Richmond FED Manufacturing di luglio ha sorpreso in positivo, tornando a zero dopo 2 mesi negativi. Il sottoindice new orders però è migliorato,  si,  ma di 10 punti a-10 a indicare ancora contrazione ( dopo un -18 di maggio e un -20 di giugno). E il  Richmond Fed services ha fatto segnare -13 punti da precedente zero, a confermare a livello regionale il rallentamento visto nel PMI flash.
** la consumer confidence di luglio ha ulteriormente deluso, con un marcato peggioramento della componente coincidente, e aspettative che si confermano ai minimi dal 2013. Lieve peggioramento della percezione del mercato del lavoro.
** Le new home sales di giugno sono state un vero e proprio disastro. Il numero annualizzato è calato dell’ 8.1% rispetto a un maggio che è stato rivisto al  ribasso di oltre 4 punti percentuali (Tutti i grafici sono di Calculated Risk).

Il calo rispetto a giugno 2021 è del  17.4% e il  livello è sotto quello pre Covfid
I prezzi medi delle case sono calati di quasi il 10% rispetto a maggio. La scorta di case da vendere è salita a 9.2 mesi,  un livello che si è visto solo durante delle recessioni .

Questo numero tiene conto delle scorte di case finite (meno di un mese in termine di vendite), di quelle  in costruzione (oltre 6 mesi) e di quelle non ancora iniziate (più di 2 mesi).


Sembra evidente come, al culmine di una salita dei prezzi del 30% in 2 anni, i fondamentali del mercato immobiliare stiano bruscamente cambiando.
Naturalmente i mercati hanno accusato questa grandinata di cattive notizie. Wall Street ha preso solidamente la via del ribasso, contagiando l’Eurozona, che una volta di più ha mostrato una resilience relativa, aiutata forse, oltre che dal positioning, dal fatto di essere al momento coperta, nelle sue magagne, dagli eventi USA, e dal calo dell’€.
Già perchè nonostante la miseria dei dati USA, noi domani abbiamo un FOMC che alzerà  i tassi di 75 bps e che finora è rimasto sordo ai segnali di deterioramento del ciclo. Non a caso i rendimenti USA sono rimbalzati, una volta usciti i dati, con una tendenza della curva ad appiattirsi ulteriormente, con il 2 anni tornato sopra il 3% e il segmento 2-10 che chiude sopra i 25 bps. Ovviamente anche le commodities hanno perso il grosso della baldanza.
Gli indici Eurozone hanno chiuso con perdite significative,  anche se non pesanti, e con healthcare, utilities e consumer staples in positivo,e real estate, IT e Consumer Discretionary pesanti. € e tassi sono calati vistosamente. Dopo la chiusura Wall Street ha accumulato altro ribasso, con il Nasdaq a guidare, evidentemente innervosito dall’incombere delle trimestrali eccellenti (Google e Microsoft stasera, Facebook domani e Apple e Amazon giovedì).
E poi mancano 24 ore al FOMC, dove, scontato il rialzo dei tassi, sarà interessante sentire come Powell affronterà l’argomento delle condizioni del ciclo. In passato ha definito la strada verso il soft landing percorribile, ma “challenging”. Personalmente questa strada mi pare ormai diventata la cruna dell’ago in cui deve passare il cammello, descritta nel Vangelo.