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Parte il rimbalzo sui mercati globali, grazie anche ad una Fed accomodante.

Ventiquattr’ore senza nuovi fronti commerciali aperti, e senza tegole per i colossi del Corporate USA, e il sollievo sui mercati si fa più consistente, grazie anche al semaforo verde della Fed.

Ieri sera, la batosta presa dalla Faang shares (-3.5%) sulla scorta dei problemi di Facebook e Alphabet con l’antitrust, ha frenato l’S&P 500, che ha chiuso ancora negativo, sia pure di un importo marginale (-0.3%). Naturalmente, molte delle “big cap” USA hanno posizioni dominanti nel loro settore e quindi sono passibili di indagini del genere, per cui è un aspetto da monitorare.

La seduta asiatica, che aveva tenuto bene a fronte delle bizze di Wall Street negli ultimi giorni, ha reagito peggio a questa nuova perdita, la quarta in 5 sedute. Se Tokyo ha chiuso invariata, il “china Complex” ha mostrato perdite in blocco, sia pure moderate.
Sul fronte trade, scarse novità, per una volta. Pompeo ha scelto l’anniversario di Piazza Tienanmen per rinfacciare alla Cina il mancato rispetto dei diritti umani, ma il discorso del Vicepresidente Pence è stato rinviato. Il Tesoro US, e l’US Trade Representative hanno replicato al White paper cinese sostenendo che la Cina ad aver ritrattato le promesse. Insomma, roba già sentita, e poca sostanza.
Sul fronte Messico, Bloomberg ha riportato che alcuni Repubblicani sarebbero preoccupati delle ricadute dei dazi e quindi vorrebbero contestare la dichiarazione di emergenza nazionale sulla base della quale Trump vuole giustificare le misure. Trump dal canto suo ha dichiarato che l’imposizione è “probabile”.

Su queste basi, l’apertura della seduta europea è stata negativa. C’era anche da fattorizzare il calo dell’S&P 500 di ieri sera, avvenuto dopo la chiusura. Fin dalle prime battute, però, è stata chiara l’intenzione del mercato azionario di salire, oggi. Gli indici si sono rapidamente issati in positivo, accumulando rapidamente progressi, trainati dai settori recentemente più massacrati (auto, banche).
Spettacolare, poco dopo l’apertura, il rally del BTP. Il consolidamento del movimento di ieri è durato meno di un’ora e la carta italiana ha preso il volo, trainata da forti acquisti sulla parte medio lunga, che hanno causato forti ricoperture sui futures.Gli effetti sono stati esaltati da un contesto di liquidità ridotta. L’accenno di Conte, ieri sera nella sua conferenza stampa, alla necessità del  rispetto delle regole EU ha forse favorito il movimento.
A parte ciò, a favore del BTP vi sono i consueti fattori tecnici, ovvero il suo status di unico emittente sovrano liquido a offrire rendimenti positivi entro i 5 anni di scadenza (la carta core, poi, è negativa fino a 7 anni e ai 10 nel caso del Bund).

Il “relative value” dei titoli di stato italiani è reso ancora più evidente dal fatto che un emittente come la Grecia, rating “singola B+” e che ha già ristrutturato nel recente passato, mostri rendimenti simili (nel caso del 5 anni, inferiori al BTP).
A rafforzare il movimento generale di calo dei rendimenti, l’inflazione EU di maggio è uscita sotto consenso (0.8% da precedente 1.3% e vs attese per 0.9%). Il robusto calo è dovuto all’eliminazione dell’effetto della Pasqua, ma resta la sensazione di un incapacità di reazione dei prezzi. Il che aumenta le attese per la riunione ECB di giovedi.
In una giornata scarica di dati (ci rifacciamo domani coi PMI servizi e composite finali di Maggio) gli ordini all’industria USA di aprile hanno marginalmente deluso, in virtù della revisione del mese di marzo chee ha abbassato la base.
Ma l’attesa oggi era tutta per il discorso di Powell a Chicago. Infatti il mercato vi giungeva con oltre 2 tagli dei tassi prezzati per fine anno, e oltre 3 nei prossimi 12 mesi (vedi figura)

Il rischio, era che Jay ribadisse quanto detto all’ultimo FOMC, sulla temporaneità del calo dell’inflazione, e sulla necessità di restare pazienti, senza aver alcuna bias ne al rialzo ne al ribasso dei tassi.
Ma Powell da pragmatico qual’è, non ha potuto evitare di prendere atto che la situazione è cambiata. Il Presidente FED ha dichiarato che:
** Non sanno come le questioni commerciali/di sicurezza nazionale verranno risolte, e ne monitoreranno attentamente le implicazioni macroeconomiche
** agiranno in maniera appropriata per sostenere l’espansione economica
Il messaggio è stato un po’ temperato dalla considerazione che l’economia è robusta e l’inflazione stabile, e che usare la politica monetaria per far accelerare l’inflazione può portare a problemi di stabilità finanziaria.
In sostanza: al FOMC non sono ancora convinti che un taglio dei tassi sia necessario, ma sono pronti a intervenire se la situazione dovesse richiederlo, e sono ben consci dei rischi  e delle incognite che il secondo round della Trade War comporta per il ciclo.

Ovviamente l’azionario globale ha tratto ulteriore conforto dalla circostanza che la FED, se non ha il dito sul grilletto, poco ci manca. E così la seduta ha assunto toni quasi trionfali. Meno chiara la reazione sui cambi, dove il Dollaro ha perso terreno solo moderatamente. D’altronde, sul fronte tassi il mercato scontava tanto, ed anzi, la cautela della FED ha indotto un discreto rimbalzo dei rendimenti treasury.
E poi, giovedi c’è l’ECB a frenare la baldanza dell’€, con la possibilità concreta che Draghi segua Powell sul terreno della cautela. Ne ha donde, anche se coi tassi a -0.4% ha meno frecce al suo arco: può allungare la guidance, lasciare intendere ulteriore discesa in negativo del depo, e garantire termini favorevoli sulle nuove TLTRO.

C’è stato tempo anche per un ulteriore balzo del BTP, che è stato alla fine contrastato da un po’ di sane prese di beneficio, e poi la seduta europea si è conclusa con buoni guadagni sugli indici (Milano sugli scudi grazie *anche* alle banche), l’€ in ulteriore marginale recupero, lo spread in calo di 4 bp ancora, e i tassi core stabili sui livelli di ieri, mentre i rendimenti dei treasuries salgono significativamente (10y + 7 bp a 2.14%).

Sul fronte tecnico, il rimbalzo dell’S&P 500 si appresta a testare la famigerata area 2800, rivelatasi fondamentale in più di un occasione. A renderla ancora più significativa in questo caso è il passaggio della trendline discendente dai massimi di inizio maggio.

A favore di una rottura di questi livelli c’è la circostanza che l’indice ha testato la media Mobile a 200 giorni, riuscendo a recuperarla con il movimento di oggi (ammesso che chiuda sui livelli attuali o poco sotto). Detto ciò, il trend al momento resta ribassista, con la serie di massimi e minimi decrescenti e la figura di top ancora in gioco.
Domani PMI e ISM potrebbero fornire il catalyst per un break o un fallimento.