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Mood opaco sui mercati in chiusura di settimana

NB: Lampi salta 2 uscite e torna Mercoledì 15 Settembre 

Uno scivolone finale ieri sera (Giovedì) ha prodotto,  udite  udite,  il quarto calo di seguito per l’S&P 500 (-0.46%). La distribuzione settoriale è stata curiosa, con i ciclici in tenuta (Russell 2000 small  caps  invariato) e invece i difensivi a zavorrare l’indice a cominciare dai settori rate sensitive come il  real  estate, le  telecoms e le utilities. Strano perchè i rendimenti sono calati,  anche se i tassi reali hanno fatto tutta la  fatica, mentre i breakeven inflation sono invece saliti. Sarà che alla fine la narrativa di un inflazione mica troppo temporanea sta iniziando a fare breccia?
E’ poi saltato fuori un nuovo senatore moderato che si oppone a parti del  piano di Biden ( link ),  cosa che rende un po’ più  impervio il cammino del budget (e avvicina marginalmente uno shutdown.

Stanotte però il clima in Asia è  stato buono, con tutti i  principali indici che seguo in positivo (anche se i progressi di Mumbai, a +0.09% si possono definire marginali). Tra i motivi indicati per  il  rimbalzo del  sentiment, la notizia di una seconda telefonata tra Biden e il Presidente cinese Xi, richiesta dagli  USA , frustrati dagli scarsi progressi fatti dalle  seconde  linee ( link ). I 2 leader nei 90 minuti di colloquio avrebbero avuto una discussione franca, con l’obiettivo di non trasformare la competizione in un conflitto. Le aziende USA presenti in Cina vorrebbero che le barriere e i dazi venissero  levati ( link ) cosa di cui dubito.
Soddisfazione anche di parte cinese ( CHINA’S PRESIDENT XI SAYS SHOULD PUSH FORWARD CHINA-U.S. RELATIONS TO GET BACK TO THE RIGHT TRACK – CHINA STATE MEDIA)
Sta di fatto che le “H” shares, bastonate ieri dalla regulation, hanno fatto un pronto rimbalzo, e anche le “A” shares sono salite. Tokyo ha ripreso il rally, portando il progresso dal 20 Agosto all’11%, ad un passo dal segnare i massimi dal 1990, superando il picco di Febbraio. Il cambio del governo, con relative prebende fiscali legate alla campagna elettorale dei candidati, continua ad essere il  principale argomento di discussione.

Sul fronte covid si continuano a registrare miglioramenti nei principali paesi, come si vede dal grafico.  Speriamo che l’autunno non venga a frenare questo stato di cose.


In Israele si comincia a vedere un miglioramento generale, anche su ospedalizzazioni, e anche negli USA la situazione sta dando segnali di stabilizzazione.  In UK la ripresa dei contagi sta riverberando, ma speriamo che segua la  strada di Israele che a breve avrà meno ospedalizzati

La  seduta europea è iniziata ugualmente con un buon tono. Indici in rialzo, divisa stabile rendimenti in progressivo rialzo, commodity in generale spolvero.
La mattinata è  passata tranquilla. Gli aggregati monetari  di credito cinesi pubblicati a metà mattinata hanno messo a segno un robusto rimbalzo in linea con le  aspettative.  Il  merito è  stato delle  emissioni obbligazionarie governative e corporate mentre i new loans bancari pure in accelerazione sono risultati sotto attese.

Considerando che la  PBOC aveva tenuto un meeting il 23 Agosto con gli istituti di credito per  stimolare l’erogazione (link al commento del 24 agosto) , possiamo immaginare che gli  effetti si percepiranno ancora di più  in Settembre. Vediamo se l’azionario cinese colma un po’ il gap aperti con quello globale.

In tema di politica monetaria, interessante in tarda mattinata un pezzo del WSJ ( link ) in cui si è argomentato che i membri FED stanno cercando un accordo nel prossimo meeting del 22 Settembre, per iniziare a ridurrre gli acquisti da Novembre in poi. Secondo la testata, Powell  potrebbe segnalare al  prossimo FOMC che il  processo inizierà a quello del 2-3 Novembre. Nulla di particolarmente rivoluzionario, intendiamoci. Ma al 22 Settembre manca poco, e visto  il  tono utilizzato condizionale da Powell a Jackson Hole, forse le  aspettative di un tapering a Novembre hanno spazio per rafforzarsi sui mercati, che avevano trovato sollievo nei toni cauti del presidente FED.
Su queste basi anche in US i rendimenti hanno preso a ritracciare il calo di ieri.

Alle 14.30 in US nuovo segnale di pressioni inflazionistiche in US,  con i prezzi alla produzione di agosto sopra le stime,  anche se il  dato  depurato di energia, e trade è risultato la metà  delle attese.

Crise di Bloomberg ha notato che la vecchia unità di misura, PPI finished goods not seasonally adjusted, ha segnato anno su anno il 10.5% massimo dal 1981.


Sta di fatto che gli inflation breakeven sono tornati a salire oggi con il  10Y USA tornato sopra il  2.40% e quello Eurozone sopra 1.8% per la prima volta dall’ottobre 2013,  quasi 8 anni fa. Ci credo che i falchi ECB fremono.

Wall Street ha aperto con un buon tono nel  pomeriggio,  arrivando durante le prime battute a recuperare più  di quanto  perso ieri.  Non è durato però, e l’indice ha cominciato a ripiegare, gravando anche sugli indici Eurozone.
Nel  tardo  pomeriggio europeo  il  sentiment ha ricevuto  altri 2 “colpi”.
1) Il membro Fed Loretta Mester ha ribadito che entrambi i pilastri del mandato FED sono stati raggiunti e quindi è  il  caso di annunciare un tapering anche abbastanza rapido.
*MESTER: FED HAS MET BOTH SIDES OF ITS SUBSTANTIAL PROGRESS TEST
*MESTER FAVORS STARTING TAPER THIS YEAR, WINDING DOWN OVER 1H 22

2) in u U-turn rispetto alla mattina, è trapelato che l’amministrazione USA sta considerando di far partire una nuova inchiesta sulle  pratiche di sussidio di alcuni settori. La mossa avrebbe il  fine di aumentare le pressioni su Pechino per contenere l’avanzo commerciale.
*BIDEN TEAM WEIGHS CHINA TRADE PROBE IN BID TO PRESSURE BEIJING
WHITE HOUSE IS WEIGHING A NEW 301 INVESTIGATION INTO CHINESE SUBSIDIES, SOME IN ADMIN THINK EXISTING TARIFFS HAVE FAILED TO SERVE AS LEVERAGE
 *The Biden administration is weighing a new investigation into Chinese subsidies and their damage to the U.S. economy as a way to pressure Beijing on trade, people familiar with the matter said.

Difficile  capire,  da queste poche headline, quanto giustificati siano questi timori, e anche l’effettivo ruolo di questi rumors nel  deprimere il sentiment, visto che sui bonds non si è notato alcun flight to quality. Sta di fatto che l’S&P 500 è  passato in negativo,  giusto in tempo per guastare la  seduta agli indici Eurozone,  che hanno chiuso in calo (marginale per quanto riguarda le piazze core Europe, mica tanto per Milano e Madrid).
La risk aversion ha portato un modesto  supporto al $, rimasto finora debole. Tra le commodity spiccano i rialzi di petrolio, rame e agricole, che non hanno per nulla risentito del cambio di umore. In generale rialzo i rendimenti.
Che sia l’inizio di una fase di consolidamento dell’azionario, favorita tra le  altre cose,  dalla  percezione che effettivamente lo stimolo monetario globale comincia a diminuire nel quarto trimestre dell’anno?
Intanto cominciamo a vedere dove chiude l’S&P 500 stasera. In assenza di un colpo di reni,  potrebbe terminare la  settimana in negativo, e sotto  il  livello del  30 Agosto, ovvero negativo per settembre.