Infine, il panico.
Il ritorno sul mercato degli investitori americani e inglesi, dopo la festività di ieri. è avvenuto in un contesto di fuga disordinata dagli asset italiani, che ha interessato con particolare violenza i titoli di stato ed il credito, e ha coinvolto, con diversi livelli di intensità, Piazza Affari, l’azionario europeo e globale, e la divisa unica.
Il mood è stato opaco sin dalla seduta asiatica, con gli investitori messi sull’avviso dal brusco rally dello Yen. Ma la price action è rimasta composta, con i principali indici a mostrare cali inferiori al punto percentuale (tolte le “H” shares a -1.3%) e Sydney addirittura positiva.
Il dramma è iniziato con l’apertura europea, quando i i titoli di stato italiani sono stati presi di mira, con particolare focus sulla parte breve (2/3 anni), e i rendimenti hanno iniziato a salire vertiginosamente. Si è rapidamente intuito che oggi sarebbe stato molto peggio di ieri, e l’azionario italiano ed europeo ha iniziato a affossarsi progressivamente, insieme con l’€.
Per metà mattinata la capitulation sui mercati obbligazionari europei era assoluta. Il future sul BTP decennale ad un tratto perdeva quasi 9 punti (circa il 7%), mentre il future sul 3 anni, sospeso alcune volte, intorno alle 11 accumulava un calo del 4%, qualcosa come 180 basis points di rialzo di rendimento.
Enorme la pressione sull’azionario italiano, con il FTSE Mib a lambire il -4%, e pesante anche l’azionario europeo, cui la debolezza dell’€ non ha portato alcun beneficio.
Devastazione, poi sul settore bancario italiano ed europeo con ampia diffusione di cali superiori al 5%. Simmetrica la performance dei bonds tedeschi, che hanno visto i rendimenti crollare su tutto l’arco della curva. Il rendimento del bund è tornato in area 0.2 e quello del 5 anni tedesco, marginalmente positivo non più d 2 settimane fa, è crollato a -0.40%.
Non si può nemmeno indicare un catalyst preciso per cotanta violenza. Certo, il circolare di sondaggi che proiettano la lega al 27% non ha aiutato (*ITALY’S FIVE STAR AT 29.5%, LEAGUE UP TO 27.5% IN SWG POLL). Le dichiarazioni di Visco (29-May-2018 10:30 – ITALY’S VISCO: ‘WE ARE ONLY EVER A FEW SHORT STEPS) e Constancio (L’italia conosce le regole, forse è il caso che se le rilegga), nemmeno. Ma la situazione politica, per quanto confusa, era priva di particolari novità, con Cottarelli previsto al Quirinale alle 16.30.
In tarda mattinata il mercato ha ritrovato un po’ di compostezza. Non che i livelli citati si siano modificati di molto. Ma si è vista la comparsa di qualche compratore e il mercato è diventato un po’ più “two way”. Tra i motivi per il recupero del sentiment, durato con alti e bassi fino al pomeriggio, possiamo elencare:
** varie dichiarazioni di Di Maio sul fatto che non ha mai voluto l’uscita dall’€
** Il circolare del nome dell’ economista Tabellini alle finanze nel Governo Cottarelli.
** Un apertura composta di Wall Street, la tenuta della consumer confidence US di maggio e la quinta sorpresa positiva a fila su una survey manifatturiera US, il Dallas FED di maggio (26.8 da 21.8 e vs attese per 23.8.
Sembrava che la chiusura potesse avvenire con un clima un po’ più composto del mattino, l’azionario al centro del range odierno, e l’obbligazionario su livelli leggermente meno penalizzanti. Ma, a un ora dalla chiusura europea ha cominciato a circolare l’ipotesi di una rinuncia di Cottarelli, perchè i principali partiti sono daccordo di sciogliere immediatamente le Camere, per andare alle elezioni entro luglio.
L’ennesimo ribaltamento di fronte ha nuovamente depresso gli umori, e cosi le chiusure europee sono molto simili ai livelli del panico mattutino, in alcuni casi ingentilite dalla circostanza che gli ultimi scambi sono avvenuti prima che il mood negativo prendesse interamente il sopravvento. Anche Wall Street alla fine ha molato gli ormeggi, i rendimenti dei treasury scendono vistosamente, e la curva monetaria ha “cancellato” un rialzo dei tassi nei prossimi 12 mesi.
La reazione alle news non mi sorprende più di tanto. Di fronte alla possibile rinuncia di Cottarelli, 2 sono i pensieri che presumibilmente vengono in mente all’investitore, in particolare quello estero, che ha meno dimestichezza con tempi e modi della nostra politica
1) le istituzioni italiane non sanno più che pesci pigliare
2) i partiti italiani (senza distinzione visto che i media parlano di un accordo trasversale) conducono i loro giochi di potere sulla pelle del paese.
In effetti, era da almeno 6 anni che non si percepiva un caos del genere nello scenario politico italiano.
Dare indicazioni in questo contesto, con i i riferimenti saltati sui mercati è difficile. Per citare un esempio, un movimento del genere sul 2 anni in una seduta non si vedeva dagli anni 90. Provo comunque a fare qualche ragionamento:
** un terremoto del genere sul mercato dei tassi può avere ripercussioni non da poco sul quadro macroeconomico italiano, ed europeo. Al solito, non sono i livelli a preoccupare, ma il trend. Guardando al livello del 2 anni italiano (+ 20 basis points venerdi, +85 ieri, + 180 oggi) il messaggio diventa più che chiaro. Come tale, questo fenomeno non può non preoccupare l’ECB. Draghi ha ribadito diverse volte (l’ultima nel Q&A dell’ultimo meeting ) che a fronte di un indesiderato inasprimento delle condizioni finanziarie, il Governing Council è pronto reagire con tutti i mezzi a disposizione. Personalmente, non credo che siamo molto lontani da una qualche forma di reazione.
** Quale? Difficile dirlo. Di solito, l’ECB inizia con la retorica, e poi fa seguire azioni nel caso questa si riveli insufficiente. Fino ad oggi, le attese erano per un termine del QE entro il 2018. Ma Draghi ha ripetuto più volte che il programma dispone della flessibilità necessaria per reagire ad eventuali ulteriori necessità. Certo, c’è il problema del cosiddetto “moral hazard”. Correre in aiuto di stati che minacciano di rigettare le regole e smontare le riforme è fortemente diseducativo e piacerà poco a Germania e paesi Core Europe. In questo senso, le dichiarazioni di alcuni esponenti politici itasliani (“lo spread lo decide l’ECB”) non aiutano. Ma l’obiettivo principale della Banca Centrale Europea resta il mantenimento di condizioni finanziarie appropriate in Eurozona. E ritengo che se sarà necessario, lo dimostreranno ancora una volta.
** Sono portato a sperare che il newsflow politico italiano, nelle prossime ore, migliori. Dopo la fumata nera di stasera su Cottarelli, quando tutti aspettavano la lista dei Ministri, peggiorare ancora, sarebbe una vera impresa. Mi aspetto che domani il quadro si chiarisca, anche perchè se vogliamo davvero sciogliere le Camere, il tempo stringe. E, onestamente, un disastro comunicativo come quello degli ultimi giorni, la comparsa di slides su un piano di uscita dall’€, i fallimenti a ripetizione e l’esplosione di sondaggi a favore della Lega, sono davvero difficili da replicare. Spero che le frange moderate che sicuramente popolano anche i partiti anti sistema, si facciano sentire, e riportino il dibattito su toni e temi meno surrreali. Alla fine, trasformare le elezioni in un referendum sull’€ non conviene a nessuna delle parti, perchè, con ogni probabilità, lo perderebbero. Non siamo Inglesi, noi.
** Il livello di capitulation osservato oggi sull’obbligazionario italiano è, a mio modo di vedere, davvero rilevante. Il collasso dello spread tra il 2 e il 10 anni è paragonabile a quello avvenuto a novembre 2011, mentre il record assoluto -33 bps, dista da quello attuale (+44 bps) una distanza pari 2/3 di quanto coperto oggi (-135 bps – vedi grafico).
Un livello di dolore tale da poter immaginare che il climax non sia troppo lontano. Certo, le variazioni qui ormai si calcolano a decine di basis points, ed è difficile indicare un livello dal quale aspettarsi l’inversione. Ma personalmente mi aspetto che nelle prossime 24, massimo 48 ore il climax venga raggiunto, autonomamente, oppure con l’aiuto dell’ECB.