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L’ECB interviene a contenere rendimenti Eurozone e l’€.

Riprendo dopo 2 giorni di pausa, e gli indici continuano a litigare con le  rispettive resistenze: l’S&P 500  con il livello di 4.200 punti, l’Eurostoxx 50 con 4.000 (mai definitivamente rotto  anche se stiamo lavorandoci marginalmente sopra) e il FTSE Mib con l’area 25.000 punti.
Un buon inizio di settimana ha riportato l’S&P 500 a contatto coi massimi, e la  domanda è se questa volta il livello cederà o fungerà nuovamente da  respingente.
A tale proposito, il  pattern sembra simile a quello avvenuto nel primo trimestre col  livello di 3.950, che alla fine ha dato strada, presumibilmente quando il mercato ha capito  che l’earning season di Wall Street  avrebbe stracciato delle stime di utili che non avevano visto il minimo ridimensionamento nel run up verso  la pubblicazione delle trimestrali.

Il  quadro  attuale  sembra abbastanza simile. Corporate America ha potuto giovarsi di una crescita  alquanto robusta, anzi presumibilmente migliore delle attese, se  dobbiamo accogliere il messaggio dei PMI flash di Maggio (vedi Lampi di venerdì al link ).  La riapertura dell’economia ha fornito una domanda spumeggiante, che le  aziende faticano a servire. E la testardaggine della FED nel definire temporanea l’inflazione e rinviare il tapering gli ha dato tassi reali pesantemente negativi e un Dollaro moderatamente cedente.
Non a caso, Citigroup ha rilevato che a Maggio le revisioni al  rialzo degli earnings hanno totalizzato  il  79% del totale, un massimo storico, con tutti gli 11 settori a mostrare revisioni nette positive. E’ vero che l’earning season dista ancora oltre un mese, nel quale le attese possono eventualmente essere “gestite”. Ma è un buon segnale.

Chissà se la storia si ripeterà. E’ evidente che le valutazioni sono elevate e il sentiment e il positioning carichi, anche se non quanto a Febbraio. Ma, in assenza di shock, forti crescite degli utili solitamente creano i presupposti per performance positive.

Stanotte in Asia i sentiment è stato costruttivo, con solo Seul e Sydney a mostrare marginali cali, tra le  principali piazze. La giornata di gloria per l’ azionario cinese è stato ieri, con un balzo delle “A” shares in particolare, apparentemente favorito dalla dovishness di alcuni membri FED della sera prima. Brainard ha detto che le attese di inflazione sono rimaste assai stabili e Bostic che non vede alcunchè di persistente nel comportamento dell’inflazione. Reuters aveva riportato che le banche nazionali si sono messe a sostenere il Dollaro ( *CHINA STATE BANKS BUY DOLLARS TO CURB YUAN RALLY: REUTERS) il che come motivo del rally è già più convincente, ma non sembra che fino a stamattina abbiano avuto molto successo, visto che lo Yuan è terminato sotto 6.40 vs $. Per il resto dell’Asia emergente la debolezza del $ e il calo dei rendimenti USA è sicuramente un motivo di costruttività.

Su queste basi, la seduta europea è iniziata bene, con gli indici in buon progresso. In apertura, una nuova dimostrazione del miglioramento macroeconomico in EU, con le Business confidence di maggio, parecchio sopra attese.

Il buon umore non è durato però, e, seguendo un pattern già visto più di una volta i giorni scorsi, i progressi sono svaniti. A zavorrare il gli indici generali le prese di beneficio sulle banche, giunte puntualmente in corrispondenza del calo dei rendimenti.
Già, perchè se gli indici azionari hanno continuato a cozzare con le citate resistenze, i rendimenti Eurozone invece hanno continuato a calare bruscamente i giorni scorsi, proseguendo il movimento della coda della scorsa settimana. Cosa è successo? Che dopo la Lagarde (“stiamo attentamente monitorando i rendimenti), altri membri ECB sono intervenuti nelle ultime ore a segnalare che un brusco ridimensionamento degli acquisti a giugno è prematuro:
** il Governatore Banque de France Villeroy ieri ha dichiarato che i timori di  tapering ECB che hanno impattato sui rendimenti sono  “ingiustificati” e l’eventuale dibattito su una riduzione del ritmo degli acquisti “puramente speculativo”. L’ECB sarà paziente quanto la FED e tollererà un overshooting dell’inflazione, mentre il livello dei tassi non deve essere considerato un floor.
** Oggi è comparsa un intervista a nikkei del Membro ECB Panetta secondo il quale la ripresa EU è lontana dall’essere sostenibile. Solo un sostenuto aumento delle pressioni inflazionistiche può giustificare una riduzione del ritmo degli acquisti. E’ un discorso prematuro ( link )
Il risultato di ciò è un rapido ritorno del rendimento del Bund sotto -0.2%, e un ritorno del BTP a 10 anni ben sotto l’1% (chiusura 0.92%), dopo aver sfiorato 1.2% appena pochi giorni fa.
Inutile dire che i bonds Eurozone hanno continuato a performare benone.

Ironicamente, questo easing delle condizioni finanziarie non è stato salutato con particolare gioia dall’equity continentale. Se le banche hanno reagito all’appiattimento delle curve (e non al calo dello spread che ha perso più di 10 bps), l’€ ha ignorato a lungo la retorica ECB, cominciando a calare solo nella parte finale della seduta odierna. A Piazza Affari le prese di beneficio sul settore bancario sono state accentuate dal calo del fermento sul settore, dopo l’acquisto da parte di Unipol del 4% di Popolare Sondrio, che sembra essere stato interpretato come una momentanea chiusura del capitolo aggregazioni (cosa che mi pare difficile, ma forse ne breve si era creata un po’ troppa aspettativa).

Sempre sul tema inflazione – rendimenti, le Autorità cinesi hanno invitato le banche a sospendere la vendita di prodotti di risparmio legati alle commodities, sempre con l’obiettivo di contenere la speculazione ed evitare aumenti eccessivi ( link ).

In assenza di dati particolarmente rilevanti, Wall Street è partita con un tono inizialmente incerto, per poi accumulare un marginale progresso. Gli indici europei hanno così chiuso con perdite marginali (moderate nel caso di Piazza Affari, per i motivi già espressi). Per cause ancora da chiarire, i rendimenti USA hanno preso a salire, a seduta EU praticamente chiusa, con i rendimenti reali a fare tutta la fatica. Questo ha dato al $ il supporto necessario a recuperare significativamente terreno, in particolare contro un € che stasera torna sotto 1.22, negando per il momento un superamento di quota 1.2240 che aveva fatto gridare al breakout parecchi operatori. Vedremo se domani l’azionario continentale se ne avvantaggerà, ammesso e non concesso che il movimento abbia gambe. Peraltro, ci avviciniamo al labour market report di maggio e forse la possibilità che al numero debole di aprile ne segua uno forte alimenterà un po’ di nervosismo, supportando il biglietto verde nei prossimi giorni.
Il movimento dei tassi ha ricacciato sotto 1.900$ anche l’oro, che si era ben giovato, i giorni scorsi, delle varie dichiarazioni dei Banchieri Centrali, e della debolezza del Dollaro. Tranquille le commodities, e in recupero le crypto.