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L’apertura della crisi di Governo deprime gli asset italiani

E la crisi fu.

Contrariamente alle attese del sottoscritto – e dei mercati, a giudicare dalla reazione odierna – Salvini alla fine ha optato per staccare la spina all’esecutivo Conte, puntando con decisione a nuove elezioni, il prima possibile. L’intento, citato esplicitamente anche da Conte, nelle sue aspre dichiarazioni ieri sera, sembrerebbe di consolidare l’enorme vantaggio che gli assegnano i sondaggi, e trovare una Coalizione più omogenea (con i fratelli d’Italia) sempre che un risultato ancora più generoso non permetta alla Lega di avere la maggioranza.
L’incertezza che ha caratterizzato il pomeriggio di ieri, e la circostanza che l’entità della frattura è divenuta evidente solo a serata inoltrata, con il discorso di Conte e la risposta di Salvini a margine del comizio di Pescara, ha fatto si che la maggior parte dell’impatto si sia abbattuta sugli asset italici da stamattina.

Ma andiamo con ordine:
Ieri sera, la seduta USA è finita in gloria, con l’S&P su di 1.89% (un recupero di quasi il 4% dai minimi della seduta precedente) e la perdita della settimana interamente recuperata: l’azionario USA è tornato ad un paio di punti percentuali dal livello pre annuncio dei nuovi dazi.
Quale momento migliore, per la Casa Bianca, per segnalare un altro giro di vite nei confronti della Cina?  L’amministrazione USA ha annunciato, a mercati chiusi, il rinvio di una decisione sulle richieste di licenza per operare con Huawei da parte di una cinquantina di aziende. Il motivo sarebbe che la Cina, dopo l’annuncio dei nuovi dazi, ha sospeso gli acquisti di derrate agricole.

L’effetto di queste news è stato una frazione di punto persa dai futures azionari USA rispetto alla chiusura, accompagnata da cali in aftermarket delle principali aziende interessate (Micron tech, Qualcomm etc) e un tono meno frizzante delle attese nella seduta asiatica.
Sul fronte macro, In Cina è stato pubblicato il CPI di luglio, uscito sopra attese a 2.8% prodotto di un rincaro del cibo (+9.1% anno su anno, a causa della corsa dei prezzi della carne di maiale). Bassa l’inflazione ex cibo (1.3%). Bruttino, anche se non del tutto inatteso, il segnale dei prezzi alla produzione, tornati in negativo per la prima volta dal 2016 (-0.3% anno su anno, da 0.0% di giugno, e vs attese per -0.1%).
Meglio il GDP giapponese del secondo trimestre, uscito a 1.8% annualizzato vs attese per 0.5%, e con revisione al del primo trimestre. La forza è confermata dai dettagli, con la domanda privata come principale driver e le scorte in calo. Debole, per contro, la domanda estera. Il terzo trimestre rischia di vedere un ulteriore accelerazione, dovuta al fatto che il primo Ottobre quasi certamente scatta l’aumento dell’IVA e quindi ciò farà anticipare gli acquisti. In generale, comunque un bel report che mostra che l’economia si sta progressivamente emancipando dalla domanda globale.
Uno sguardo agli indici trova in progresso Tokyo, con Sydney, Mumbai e Seul, mentre le news hanno comprensibilmente depresso gli indici cinesi.

L’apertura europea è stata ovviamente dominata dall’impatto delle news sugli asset italiani. Il BTP ha aperto con un balzo di 20/22 bps del rendimento, all’1.75% circa, e lo spread tornato verso 235 (+25 bps). Piazza affari ha esordito con un calo oscillante tra l’1.5% e il 2%, zavorrata, al solito, dal settore bancario, da subito in sofferenza (-3%).
Non si nemmeno potuto fare affidamento su dati decenti. Se la bilancia commerciale tedesca di giugno è uscita più o meno in linea con le attese, la produzione industriale francese di giugno ha deluso (-.2.1% vs -1.2% stimato). E il GDP  UK del secondo trimestre ha mostrato il primo calo dal 2012 (-0.2% trim/trim da precedente +0.5% e vs attese per 0%).

L’azionario europeo però ha mostrato una certa resilienza in mattinata, supportato da ulteriori indicazioni che il Governo tedesco sta considerando l’abbandono del pareggio in bilancio, a favore di una politica più espansiva. Oggi i Media (link articolo Repubblica) riportavano indiscrezioni secondo cui il 20 settembre potrebbe essere varato un pacchetto da 40 bln finanziato in deficit da spendere nei prossimi 2 decenni. Oltre che sul Dax, che ha sovraperformato gli altri indici, l’impatto si è notato sull’€, che ha assorbito bene la botta delle news italiane, e anche nella circostanza che l’allargamento dello spread è avvenuto per la parte principale a causa della salita dei rendimenti del BTP.

Siamo così approdati al primo pomeriggio con gli asset italiani in profondo rosso ma il resto solo moderatamente negativo, e i cambi stabili, a parte la Sterlina, depressa non tanto dal GDP quanto dalle notizie sulla Brexit ( BREXIT:  UK PM JOHNSON HAS WRITTEN TO CIVIL SERVANTS SAYING TOP PRIORITY IS PREPARING FOR NO DEAL BREXIT-SKY).

Wall Street è sembrata voler tenere il grosso dei guadagni di ieri, in apertura. Poi però sono giunte le dichiarazioni di Trump sulla Cina:
** Le cose vanno molto bene con la Cina, e i colloqui continuano, ma al momento un accordo non si può fare, mancano le condizioni, anche se la Cina lo vorrebbe.
** Al momento l’unica condotta possibile con la Cina è quella che gli USA stanno tenendo.
** Si vedrà se i colloqui a settembre avranno luogo, potrebbero venire cancellati
** Desidererebbe che la Fed tagliasse i tassi di un punto percentuale, il Dollaro è la divisa più sicura del mondo ma è troppo alta, danneggia le aziende.

Nel loro complesso le dichiarazioni hanno fornito un catalyst per un ritracciamento parziale del rally di ieri. Wall Street è andata ad attestarsi su perdite attorno al punto percentuale, e nel processo ha sottratto supporto all’azionario europeo che chiude con perdite significative.
Nel contesto risk adverse del pomeriggio, gli asset italiani hanno accentuato la sofferenza: a fine seduta il FTSE Mib perde il 2.5% (un disastro le banche, -4.5% l’indice)  e i rendimenti mostrano salite di decine di basis points su tutte le scadenze (+30 bp a 0.33% il 2 anni, +35 a 1.18% il 5 anni, +27 a 1.8% il 10 anni) con la tendenza della curva a appiattirsi tipica delle fasi di stress. Lo spread balza di 30 bps a 239. La parte finale della seduta non ha visto alcuna ricopertura su BTP, a dimostrazione che non ci si attendono sviluppi positivi a breve, anche se il contesto generale non favoriva certo il risk appetite. Stasera poi abbiamo anche la revisione del rating da parte di Fitch, e sebbene un downgrade sia improbabile, qualche mugugno sugli ultimi eventi è da mettere in preventivo.
Dopo la chiusura europea Wall Street sta mettendo in scena un recupero, vedremo se al secondo tentativo l’area indicata ieri darà strada o meno.

Quali sono le prospettive per l’Italia e i suoi asset?
L’unica possibilità di evitare le elezioni è che Mattarella trovi una maggioranza alternativa a quella attuale. Ma l’unica coalizione con i numeri per governare sembra quella 5 Stelle – PD, già tentata 15 mesi fa. Un matrimonio assai improbabile, perchè costituirebbe un suicidio elettorale per il partito Democratico, all’interno del quale già la conflittualità è elevata senza ipotizzare alleanze così controverse. E la corrente renziana è assai contraria a quest’alleanza.
Certo, la prospettiva di un governo monocolore o quasi con Salvini Premier può indurre gli avversari a inghiottire enormi rospi pur di evitarlo (ed evitare di perdere la poltrona, visto che praticamente tutti perderebbero e almeno 2 partiti verrebbero dimezzati). Ma l’utilizzo di inciuci e traccheggiamenti per evitare le elezioni farebbe del leader leghista un martire della democrazia, aumentando ulteriomente la sua popolarità. L’impressione è che l’unica strada percorribile sia effettivamente quella cercata da Salvini. Ne sapremo di più nel week end.

Non che manchino gli ostacoli, alla via elettorale. La Lega ha chiesto il voto di una mozione di sfiducia che potrebbe avvenire entro Ferragosto. Con i tempi tecnici per consultazioni, scioglimento etc si arriva alle urne a metà/fine ottobre, col Governo che entra a palazzo Chigi a novembre inoltrato. A quel punto il tempo per discutere e approvare la finanziaria sarebbe davvero poco. La necessità di gestire la questione aumento dell’IVA rende difficile il ricorso ad un esercizio provvisorio.  Insomma, una situazione assai complessa.

La pressione sugli asset italiani, in particolare il BTP, riflette questa complessità e incertezza e il suo impatto su un economia che già si muove appena. Ma riflette anche la prospettiva di un Governo monocolore Lega, o Lega più FdI, quindi caratterizzato da una maggiore conflittualità con l’EU, una minore responsabilità fiscale, e in generale più euroscettico e aperto a soluzioni come i Minibot etc.
Naturalmente il quadro in cui versa l’economia europea e le sue implicazioni sulla politica monetaria (tassi negativi, altro QE etc) tendono a offrire supporto alla carta italiana, per cui situazioni esplosive come giugno 2018 o lo scorso autunno non dovrebbero presentarsi. Ma la volatilità dovrebbe restare elevata, anche perchè il recente movimento dei tassi globali ha presumibilmete indotto parecchi investitori istituzionali, esteri e non, a rientrare pesantemente sui BTP.
Intanto, vediamo che news ci porta il week end.