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Inizio di settimana positivo sui mercati globali, in attesa delle earning seasons.


Inizio di settimana positivo sui mercati globali, per motivi che hanno forse più  a che vedere con un ritorno del focus su argomenti diversi dalla trade war (come ciclo e earning seasons) che non con good news riguardo a quest’ultima.

La forza osservata  sui mercati locali cinesi sembra  dovuta ad una serie di notizie positive, per lo più sul fronte regulation:
** la China Banking and Insurance Regulatory Commission (CBIRC) avrebbe intenzione di rinviare l’istituzione di regole più stringenti per i wealth management products, pianificata per fine giugno/inizio luglio. La Commissione teme l’impatto sui mercati di un ulteriore repressione dello  shadow banking system, in questa fase tribolata.
** Il regulator bancario cinese avrebbe intimato alle banche di “ridurre significativamente” i tassi applicati alla piccola e media impresa nel terzo  trimestre.
** la China Securities Regulatory Commission (CSRC) ha  l’intenzione di facilitare l’investimento nelle “A” shares da parte degli operatori esteri.
** Le riserve valutarie cinesi sono rimaste sostanzialmente stabili nel mese di giugno, un indizio che i  flussi di capitali sono rimasti tranquilli nel periodo.

Con questo newsflow, non c’è da sorprendersi più di tanto che i mercati locali abbiano messo a segno un bel rimbalzo. Sul fronte trade, se non altro, non ci sono state altre bordate di retorica. Restiamo in attesa del varo dei dazi sugli altri 16 bln di merci cinesi, a cui la  Cina reagirà specularmente. Il  Premier Li ha ribadito l’intenzione della Cina di aprire la  propria economia e i propri mercati, ma continuano le notizie di ostruzionismo nei porti cinesi nei confronti delle merci USA.
La  forza dell’azionario cinese ha contagiato il  resto degli indici dell’area, che mostrano progressi compresi tra il +1.2% di Tokyo, e il +0.2% di Sydney che per altro era l’unico tra i principali indici a mostrare una performance solida ad 1 mese (+4%).

L’apertura europea è stata sulla lunghezza d’onda dell’Asia, con gli indici in recupero dai livelli di venerdi.  Il risk appetite ha favorito anche i btp, che hanno visto lo spread calare nei confronti della carta tedesca, i cui rendimenti invece salivano.
In assenza di dati macro rilevanti (al di la di una bilancia commerciale tedesca di maggio meno in surplus delle attese grazie alle importazioni) il mercato ha dovuto fare i conti con le  notizie in arrivo dall’UK, con le dimissioni del Segretario della Brexit Davis. Inizialmente la notizia è stata vista come un passo verso un accordo più morbido, e quindi la sterlina ha guadagnato terreno, trainando con se un € che recentemente si avvantaggia dei dati macro in ripresa. Il ritorno della divisa unica nella parte alta  del recente range ha calmato un po’ gli entusiasmi sull’azionario Eurozone.

Da metà giornata in poi si sono moltiplicati i rumors di dimissioni anche da parte del Ministro degli Esteri UK Boris Johnson, anche lui in protesta nei confronti delle condizioni della Brexit approvate dal Governo, viste come troppo morbide (notizia confermata a metà pomeriggio). A questo punto il mercato ha iniziato a temere un collasso del Governo May, eventualmente in seguito alla presentazione di una mozione di sfiducia (che deve trovare 48 firmatari tra i Conservatori). Oltretutto, non sembra che le  proposte della May siano granchè ben accette dalle parti di Bruxelles, tanto è vero che la stessa Premier ha dichiarato che il Governo sta accelerando i preparativi per una Brexit senza accordo.
Cosi la  sterlina ha invertito la marcia, applicando una forza opposta all’€, che ha progressivamente annullato i guadagni.
Difficile capire quali potrebbero essere gli sviluppi di breve. Al momento non è chiaro se partirà una mozione di sfiducia (anche se i numeri per la richiesta sembrano esserci). Dovesse il Governo May cadere, sarebbe il caos politico in UK, con chiaro  impatto sulla divisa. Viceversa, dovesse la May sopravvivere, lo scenario di una “soft brexit” ne risulterebbe assai rafforzato. Personalmente, propendo per questo secondo caso.

Nel pomeriggio, in assenza di dati macro anche in US, Wall Street ha ripreso il cammino delle ultime 2 sedute, trainata da finanziari e industriali, mentre i difensivi (utilities, real estate e telecoms) sottoperformano significativamente. Si tratta di un quadro perfettamente coerente  con le ottime business conditions che si osservano attualmente negli States. La turbativa continua a venire dalle frizioni commerciali. A tale proposito, Reuters riporta che, ad un meeting tra la Merkel e Li Keqiang oggi a Berlino le  aziende tedesche e cinesi hanno siglato una lunga serie di accordi. La strategia cinese  è  evidente: assecondare la tendenza all’isolazionismo di Trump.  Vediamo quanto tempo passa ancora prima che i cenni di nervosismo di Corporate  America si trasformino in qualcosa di più serio.
L’incertezza sulla Brexit ha impedito all’azionario europeo di chiudere la seduta sui massimi osservati in mattinata, ma comunque quella odierna può essere archiviata come  un altra seduta positiva (la quinta a fila  per l’Eurostoxx 50), con azionario e tassi in rialzo, e spreads in calo.

Coperta finora dalle news sui dazi, venerdi entra nel vivo l’earning season US, con le trimestrali di Citigroup, Wells Fargo e JPMorgan. Delle 18 aziende dell’ S&P 500 che finora hanno riportato, 17 hanno battuto le stime  di EPS e fatturato (94.4%) una media pressochè impossibile da mantenere. Ciò detto,  il ratio tra warnings e positive preannouncements da parte delle  aziende US, ad appena 1.4 indica che in generale queste sono a loro agio con le previsioni (il consenso si attende una crescita anno su anno degli utili di poco superiore al 20% – dati di Citigroup). In questo scenario idilliaco, il problema principale è costituito dal tono dalle guidances, in un periodo in cui le frizioni commerciali riducono la visibilità. E’ facile immaginare che la maggioranza dei Ceo sarà assai incline alla cautela.
Come noto, l’earning season europea entra nel vivo più avanti nel trimestre. Qui le attese sono più modeste (Deutsche Bank le colloca a +4% anno su anno), con il punto di domanda del rallentamento macro nei primi mesi del 2018, ma il supporto di una moderata svalutazione della divisa unica.
Sul fronte macro, l’unico acuto è costituito dal CPI USA di giugno, in pubblicazione giovedi.