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Il ritorno degli USA spinge al rialzo i rendimenti globali

Dopo la mezza festività di ieri (USA chiusi) il ritorno a regime ha visto una seduta contrastata in Asia. Ancora bene Tokyo, più che altro un catch up degli indici con quanto prezzato dai futures ieri. In Giappone sta partendo la campagna elettorale per la  premiership e l’ex Ministro Kishida ha proposto nientemeno che un pacchetto fiscale da 30 trilioni di Yen ovvero 270 bln $  ( link ). In realtà il candidato in pole position sembra il Ministro delle riforme Kono.
Bene anche il China Complex, con progressi superiori all’1% per “A” e “H” shares, e anche Hang seng in progresso. Il catalyst ideale lo ha offerto oggi il trade balance cinese di Agosto, con l’export anno su anno a 25.6% vs attese per 17.3% mentre l’import ha fatto +33.1% vs 26.9% atteso. Mese su mese abbiamo rispettivamente un +3.3% e un 2.1%. Per l’export tutte le destinazioni hanno performato bene, ma soprattutto Corea  e India tra i paesi asiatici e l’EU in quelli industrializzati. A  gonfiare l’import petrolio e materiale ferroso. Il trade surplus cinese come risultato è uscito 5 bln $ sopra attese e ai massimi da Dicembre. Chiaramente il messaggio sul trade e sullo stato della domanda globale è sorprendentemente positivo, in particolare visto il tenore dei recenti numeri quest’estate. Il professor Pettis dell’Università di Shanghai fa però notare che questo perdurante surplus commerciale è anche l’effetto di politiche domestiche cinesi che supportano più l’offerta della domanda, con il  risultato che la  produzione trova sbocchi all’estero.  Per cui il  dato è buono, ma  insomma in generale  la  forza del export cinese è  anche un prodotto di una domanda interna insufficiente.

Il resto dei principali indici ha performato più  mediocremente, con Solo Sydney in grado di evitare un calo. Tra l’altro, la  Reserve Bank of Australia ha sorpreso un consenso che si attendeva un’interruzione del tapering, confermandolo,  sia pure con l’ammissione che l’avvento della variante Delta ha frenato la  ripresa. Si è poi deciso di mantenere il  ritmo di acquisti disposto oggi (4 bln la  settimana) fino a Febbraio dell’anno prossimo. Dopo un balzo iniziale, la divisa ha reagito male, cedendo terreno. Forse perchè giudicano che entro Febbraio altre banche centrali si muoveranno a loro volta.
Il  fronte  Covid vede ulteriori miglioramenti a  livello globale, con l’eccezione di UK, che forse ha un effetto “Israele” (testing per inizio scuola).

La seduta europea è  partita con un tono consolidativo. Fin dalle prime battute i bonds hanno preso a ritracciare i guadagni di ieri, con gli interessi. Come i giorni scorsi, a  salire le aspettative di inflazione, un fenomeno facile da mettere in relazione con gli elementi più  controversi del labour marker report USA uscito venerdì (la  salita  dei salari). Questa sorprendente reazione del mercato globale dei tassi, ovvero dei rendimenti in salita a fronte di un dato occupazionale apparentemente debole, almeno per il numero di nuovi occupati, ha contribuito forse al clima nervoso della mattinata, la  quale  si è sottratto, per ovvii motivi,  solo il settore bancario. A  proposito di salari e  inflazione, è interessante un grafico proposto da Nordea, che mette in relazione la difficoltà di trovare lavoratori della piccola e media impresa con la produttività, cosa che lascia intendere un aumento del costo del  lavoro  per unità  di prodotto (con trade off tra inflazione e margini delle aziende annesso).


Non è un caso solo  USA. Anche in Eurozone si nota un fenomeno analogo. In questa luce, il recente comportamento dei rendimenti, e i rumori di tapering dell’ECB non sorprendono.

Sul  fronte macro, un po’ di notizie. Bene la produzione industriale tedesca di Luglio, che però  in assoluto è sempre alle prese con le difficoltà di approvvigionamento e quindi resta indietro rispetto agli ordinativi, lasciando un gap che va colmato nei prossimi mesi.


Lo Zew tedesco invece continua a segnalare un calo del sentiment tra gli operatori finanziari. Mentre la situazione coincidente tiene, le  attese si “fumano” altri 15 punti. Lieve revisione al rialzo  per la lettura finale del GDP EU del secondo trimestre, ma chiaramente il mercato lo considera old news (vedi le expectations dello Zew).

Nel  pomeriggio in US non erano previsti dati. Il ritorno degli operatori USA dopo  il  week end lungo ha portato ulteriori pressioni rialziste sui rendimenti. La cosa peculiare è che dopo giorni in cui salivano le attese di inflazione, oggi nel pomeriggio queste hanno restituito i guadagni del mattino e a causare il rialzo dei rendimenti, sui due lati dell’atlantico, sono finalmente i tassi reali, che stazionano da tempo su livelli incompatibili con una riduzione degli acquisti da parte di Fed ed ECB nei prossimi mesi. Certo, in US ci sono anche in arrivo aste per 120 bln $ in 3 giorni (58 bln di 3 anni oggi, 38 bln di 10 anni domani e 24 bln di 30 anni giovedì). Con questo sentiment l’issuance si fa sentire sui corsi.
La cosa ha innervosito ulteriormente l’azionario. L’apertura di Wall Street ha visto l’S&P 500 accumulare fino a mezzo punto di ribasso (un crash per i tempi!) e ovviamente anche la  pressione sugli indici europei è aumentata. Pesanti anche le commodity e anche le criptovalute, che hanno visto una fase di violenta correzione messa in relazione con le incertezze legate all’adozione di Bitcoin da parte di El Salvador, una sorta di violento “sell the news” ( Bitcoin Crashes as El Salvador Adoption Price Pump Falters link ).
La chiusura europea vede i principali indici in ritracciamento moderato, con la  sola  Madrid in controtendenza. I settori rate sensitive performano male, ma la divisione non è poi così netta, a parte per la  tenuta delle banche. L’approdo dei tassi treasury a 10 anni sui massimi da metà luglio (e dei tassi reali a 10 anni sopra il -1%) ha ridato un po’  di forza al $, contro tutti i cross (€, £, Yen ma anche Ca$, Au$ NZ$). La salita dei tassi picchia anche sulle commodity, e sui preziosi.
Wall Street ha recuperato qualcosa dopo la chiusura EU, in parte grazie ad un Nasdaq 100 sorprendentemente resiliente (Di solito i rendimenti in rialzo danneggiano il tech ad alti multipli). Vedremo se terrà  alla distanza, o meno. Domani abbiamo i job openings, i primi discorsi di membri Fed post FOMC (Williams e Kaplan) e in serata l’asta 10 anni e il Beige book FED. Gli spunti sui tassi non dovrebbero mancare.