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Il parlamento UK ripassa la palla al Governo. Stasera il FOMC.

Non si può dire che agli inglesi manchi il senso dello spettacolo.
Sembrava che tutto fosse predisposto per far si che il Parlamento UK si appropriasse del procedimento sulla Brexit, e il rischio di una “no deal brexit” venisse contenuto attraverso l’imposizione di una richiesta di estensione dell’articolo 50. Invece alla fine i relativi emendamenti (Grieve e Cooper) sono stati bocciati, mentre il voto ha favorito lo Spellman, che vieta l’uscita senza accordo, ma senza indicare come evitarla, e non è vincolante, e il Brady, che restituisce alla May l’incarico di negoziare con l’EU una nuova soluzione per il confine irlandese, sulla base della quale il Parlamento diverrebbe propenso a votare l’accordo di brexit bocciato settimane fa.
Il principale effetto di questa votazione è di rafforzare il Governo, che recupera un controllo del processo, e vede l’emendamento che ha caldeggiato tra i 2 approvati dal Parlamento, mentre ne quello che lo avrebbe esautorato ne alcuno di quelli presentati dall’opposizione sono passati.
Un effetto secondario è che il rischio di una no deal brexit non scende ulteriormente, anzi la bocciatura del Cooper lo vede salire un po’. Di qui la (modesta) reazione della sterlina. Il rovescio della medaglia è che la May ha ancora – parzialmente – questo spauracchio in mano, per costringere il Parlamento a supportare la sua proposta.
La Premier ha fissato 2 voti per il 13 e 14 Febbraio per approvare un accordo modificato. L’apparente problema, per questo corso, è che l’EU non sembra affatto disponibile a negoziare soluzioni diverse da quella concordata e poi bocciata in Parlamento.  Ipotizzando che questa non sia una tattica negoziale, e che Juncker e C. vogliano tentare di mettere all’angolo il Governo UK, per la May i corsi possibili sembrano 2: costringere il Parlamento UK, con lo spettro della no deal brexit, ad approvare un accordo copia di quello bocciato 2 settimane fa, oppure, in mancanza, chiedere in extremis una extension per avere più tempo per trovare una soluzione migliore, o per indire elezioni/referendum.

La seduta asiatica ha avuto nuovamente un tono contrastato. Da un lato, la trimestrale di Apple migliore delle attese ha offerto supporto all’indotto (l’azione è salita del 5% in aftermarket). Dall’altro l’incombere de FOMC stasera ha esercitato le consuete pressioni sull’area. D’altronde, la stance monetaria FED è parecchio sentita da queste parti. Oltre a ciò, pare che in Cina oggi sia stato un festival del profit warning, con 20 aziende ad ammonire gli investitori che i profitti sarebbero stati parecchio sotto attese. Non a caso le “A” shares oggi sono la “maglia nera” dell’area con un -0.8%, mentre le cugine quotate a Hong Kong hanno mostrato moderati progressi.
Chi continua a viaggiare alla grande, in quest’inizio 2019, è il Kospi. Con il +1% odierno la piazza coreana ha superato quota 2.200 portando il progresso da inizio anno a superare l’8%, e il grafico ha una chiara conformazione a doppio minimo.

Certo le notizie di Apple hanno favorito i fornitori oggi, tra cui Samsung.
Detto questo, la performance di Seul sembra in aperto contrasto con le notizie macro disponibili (i.e. South Korea Jan. First 20 Days Export Fall 14.6% Y/y) ed è naturale chiedersi se siamo di fronte ad un semplice rally di bear market, oppure a un segnale che qualcosa sul fronte trade si sta muovendo, così come il crash di ottobre era stato indicativo di un ulteriore forte rallentamento. A supporto di questa seconda teoria possiamo indicare che in quest’inizio anno stanno facendo assai bene anche le commodities, tra cui spiccano metalli industriali e petrolio. Meno incoraggiante è il grafico del baltic Dry, l’indice del costo di trasporto di commodities, che proprio oggi ha segnato il minimo da inizio 2017. Ma questo è senz’altro un indicatore coincidente, e non anticipatore, ed è chiaramente influenzato dall’ingresso di nuovi vettori sul mercato. Non a caso il minimo del decennio è stato segnato a febbraio 2016.

La seduta europea è iniziata con il tono incerto tipico delle giornate caratterizzate da elevato event risk. E’ presto per avere news da Washington, ma sicuramente il FOMC a fine giornata è un appuntamento in grado di impattare sul sentiment nelle prossime ore.
Detto della Brexit (in giornata Juncker ha trovato il modo di ribadire nuovamente la sua posizione:  *JUNCKER SAYS WITHDRAWAL ACCORD WON’T BE RENEGOTIATED) in attesa di Powell la mattinata era punteggiata di dati macro.
Considerando i recenti standard Eurozone, non è andata nemmeno tanto male. La GFK consumer confidence tedesca di gennaio ha stracciato il consenso (10.8 da 10.4 e vs attese per 10.3) facendo segnare il maggior balzo dal giugno 2017. La lettura positiva e dipesa da valori alti di aspettative di reddito e intenzioni di acquisto.
Il GDP francese del quarto trimestre del 2018 ha a sua volta sorpreso in positivo, con un +0.3% in linea col secondo e vs attese per +0.2%. Meno bello il consumer spending francese di dicembre (-1.5% vs -0.3% atteso).
La Consumer confidence è migliorata in maniera inattesa in Gennaio anche in Italia (114 da prec 113.2 e vs attese per 112.8) il che è positivo. Ma il deterioramento della manufacturing confidence e del economic sentiment è continuato. Discorso analogo per l’Eurozone dove Economic, Business, Industrial e Services confidences sono tutte calate. Anche il CPI preliminare tedesco in Germania a deluso un po, col dato anno su anno fisso a 1.7% vs attese per 1.8%.
Alla fine, il Governo tedesco ha effettivamente tagliato la stima di crescita per il 2019 all1% dal 1.8% precedente citando le frizioni commerciali. La notizia era già stata scontata il 24 scorso con l’uscita delle indiscrezioni del Handelsblatt.

A metà giornata un paio di news hanno offerto ulteriore supporto al sentiment. Ali Baba ha interrotto la serie negativa su fronte  earnings in Cina, riportando utili sopra attese. Il “beat ha supportato i competitors (vedi Amazon), e offerto un quadro un po’ migliore dei consumi nell’area asiatica.
L’ADP survey di gennaio ha indicato 213.000 nuovi occupati nel settore privato, a fronte dei 181.000 attesi, e dopo i 263.000 indicati a Dicembre. Meno buoni i dati sull’immobiliare con le pending home sales di dicembre sotto attese.

Con queste news, più Apple e AMD (+15%) da scontare, Wall Street è partita bene e sta andando incontro al FOMC con un progresso poco sotto il punto percentuale. La sua esuberanza ha indotto delle borse europee un po’ abuliche a mettere a segno ancora un progresso, in aggregato, anche se poi gli indici sono in ordine sparso (Parigi e Milano positive, Dax e Madrind negative). Spettacolare la performance di Londra, che evidentemente temeva chissà quale progresso del Pound, e invece se lo trova in calo, per via della bocciatura dell’emendamento Cooper. Assai stabili i cambi, mentre sui tassi,  nonostante il rendimento del bund resti ancorato sui minimi, lo spread continua a calare. Oggi il supporto è venuto una una buona asta BTP di fine mese, con tutti i titoli usciti sopra i livelli di secondario (significativamente, nel caso di 5 anni e CCT). Anche le crescenti attese di una riedizione della TLTRO in primavera fungono da supporto.

A breve abbiamo il FOMC. Alle 20, lo Statement probabilmente conterrà un riconoscimento che i dati hanno perso un po’ forza, anche se l’economia resta robusta. Il nodo sarà se la guidance sui tassi viene resa più accomodante, mediante la segnalazione che la situazione richiede meno rialzi di quanto stimato a dicembre.
Ma la parte più attesa è alle 20.30 con la conferenza stampa, nella quale Powell sarà chiamato a definire meglio le intenzioni del FOMC circa la balance sheet reduction. Dopo il pezzo del WSJ di qualche giorno fa, qualcuno si attenderà indicazioni su un eventuale rallentamento/fine anticipata della normalizzazione del bilancio. Ma sembra improbabile che Powell voglia compromettersi sul tema già adesso. Forse qui c’è spazio per un po’ di delusione. vedremo come se la gioca Jay.

Diversi indici sono giunti al doppio appuntamento FOMC-Colloqui di Washington nei pressi dei massimi di periodo, e al termine di un breve consolidamento (nel grafico S&P 550, ma anche  Eurostoxx, FTSE Mib, petrolio…). L’impressione guardando questi grafici è che, in assenza di incidenti in uno dei 2 eventi, potremmo avere delle rotture rialziste. Stiamo a vedere.