La giornata del market mover del mese – i payrolls USA – è iniziata con un tono un po’ dimesso in Asia. Vero, Wall Street ieri ha recuperato il grosso della discesa iniziale, chiudendo in marginale ribasso, e, con delusione dei media, sopra la media mobile a 200 giorni. Ma la distanza era ancora troppo poca per considerare chiuso l’argomento, e il newsflow, sia interno (Russiagate – Stormy Daniels) che estero (meeting Cina-USA sul commercio) non lasciava troppo tranquilli.
Tradizionalmente, la parte emergente dell’area guarda con diffidenza ai payroll US, in quanto un dato forte è potenzialmente foriero di inasprimenti della politica monetaria. In questo caso la FED è già in tightening path e quindi una significativa sorpresa era improbabile, ma le tradizioni sono dure a morire.
Tokyo ha osservato il secondo giorno di chiusura festiva, e cosi si è evitata di scontare il balzo dello yen. Per il resto, la tensione relativa all’outcome del meeting in corso è palpabile in particolare sui mercati cinesi, tutti in negativo oggi, nonostante i PMI Markit servizi e composite abbiano mostrato miglioramento (rispettivamente da 52.3 a 52.9 e da 51.8 a 52.3). I progressi confermano quanto indicato dai dati ufficiali del servizio statistico nazionale cinese e in aggregato dipingono un economia in modesta accelerazione in primavera. Per inciso, dati PMi in crescita anche in India, cosa che non ha impedito a Mumbai di correggere, come Seul.
L’Europa ieri aveva chiuso poco dopo il momento peggiore per Wall Street, e in apertura ha cercato di fattorizzare un po’ il rimbalzo. Ma le banche continuano a soffrire la discesa dei tassi, e oggi il settore ha fatto anche le spese dei risultati poco brillanti di SocGen e BNP, e quelli “cosi cosi” di HSBC. In mattinata ci si sono messe anche le revisioni ai PMI flash servizi e composite Eurozone di aprile, che hanno ritoccato al ribasso entrambe le letture (rispettivamente -0.3 a 54.7 e -0.1 a 55). La responsabilità cade principalmente sul dato tedesco dei servizi, passato da 54.1 a 53. Non troppo brillanti anche le retail sales eurozone di marzo, lievemente sotto consenso, seppure con revisione al rialzo del dato di febbraio.
In mattinata, il WSJ ha riportato anche una bozza delle richieste USA alle autorità cinesi, tra cui campeggiano la riduzione del deficit commerciale a 200 bln entro il 2020, lo stop ai sussidi statali alla tecnologia, l’adeguamento dei dazi cinesi a quelli US nei settori non critici, il ritiro dei reclami al WTO e la garanzia di astensione da rappresaglie contro i dazi US. L’ultima richiesta mi pare davvero surreale, e ben comprendo la reazione di parte cinese che le avrebbe definite “unfair”. In ogni modo pare che questa lista sia considerata una base di partenza. A metà giornata sono comparse indiscrezioni su alcune richieste cinesi (fermare l’inchiesta sulle proprietà intellettuali). Per il momento, se non altro, nessuna levata di scudi, si continua a dialogare.
Il report uscito alle 14.30 è sembrato, a prima vista marginalmente deludente.
** I nuovi occupati sono stai 164.000, sotto il consenso di 193.000. Il rimbalzo è più modesto delle attese ma il dato di marzo è stato rivisto al rialzo di 32.000 unità.
** La hosehold survey ha mostrato solo 3.000 nuovi occupati,ma il calo della forza lavoro fa si che la disoccupazione scenda al 3.9%. In calo anche i sottooccupati, al 7.8%.
** I salari orari, osservati speciali in questo periodo di timori di inflazione, sono saliti meno delle attese (0.1% vs 0.2% atteso e con marzo sceso da 0.3% a 0.2%). Invariate le ore lavorate.
Al di la dell’impatto immediato, questo report non modifica granchè il quadro. La creazione di occupazione resta abbastanza buona e il lieve rallentamento può essere un effetto del clima e comunque della volatilità insita nella serie. E’ evidente che la dinamica dei salari non mette alcuna fretta alla FED di accelerare il ritmo dei rialzi dei tassi, il che è una notizia confortante per l’azionario.
Dopo un iniziale sbandamento, in gran parte dovuto al mood precario e timoroso degli ultimi giorni, la reazione dei mercati sembra coerente con questa lettura. Wall Street ha preso la via del rialzo, trainata da information tecnology, Consumers e materials. I tassi reagiscono al recupero del sentiment con moderati rialzi. Il Dollaro, dopo un lieve sussulto all’uscita dei numeri, ha ripreso il recupero, alimentato dalla divergenza di performance macroeconomica vs Eurozone e UK, dal positioning in sofferenza (vedremo lunedi se il report CFTC riporta coperture dei corti dollaro, a spese di € e altri cross). In generale si può ipotizzare anche che l’entrata a regime della balance sheet reduction e qualche flusso di rimpatrio di capitali stiano iniziando a impattare.
Il sollievo di Wall Street ha sgravato i mercati europei della pressione generata dalla sua sottoperformance e cosi gli indici Eurozone chiudono un altra settimana positiva (la sesta a fila per l’Eurostoxx 50). Naturalmente l’€ tornato sotto i livelli di inizio anno nello spazio di 2 settimane è un forte fattore a supporto. Non a caso il Dax ha ridotto il gap con gli atri indici come Parigi. Milano continua a mostrare una verve eccezionale in questo 2018 avendo chiuso oggi al livello massimo da ottobre 2009. Meno brillante oggi il BTP, che ha visto lo spread allargarsi contro un bund a sua volta in calo moderato grazie al risk appetite. Apparentemente gli investitori esteri hanno preso beneficio, non gradendo che si torni a parlare di un Lega-5 Stelle.
Dal punto di vista tecnico – a meno di capovolgimenti di fronte nella seconda parte di seduta – la reazione odierna dell’S&P costituisce una sorta di conferma del “hammer” disegnato ieri. Come tale, apre alla possibilità di un test della resistenza in area 2680 (MM 50 giorni e trendline discendente dai massimi). Quel che è evidente dal grafico e che le oscillazioni si stanno comprimendo nel cuneo tra l’area di supporto 2570-2600 e la citata trendline discendente, e dovremmo quindi ottenere in tempi brevi un indicazione direzionale, a seconda di quale delle due linee cede. La price action delle ultime ore riequilibra un po’ la situazione.
L’Eurostoxx sembra attendere il semaforo verde da Wall Street per testare i massimi.