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I dati macro deludono, si accentua il consolidamento dell’azionario

Consolidamento anche a Wall Street ieri sera (lunedì) con l’S&P 500 in calo di 0.3% e il Nasdaq 100 -0.81% maggiormente colpito dalle prese di beneficio. Il rimbalzo dei rendimenti è stato alla fine robusto anche in US, con il 10 anni tornato a 3.2%.
La seduta asiatica è iniziata con il medesimo tono consolidativo dei mercati occidentali di ieri. Nella seconda parte della seduta però le cose sono migliorate e, a fine seduta, solo Taiwan e Jakarta, dei principali indici, mostravano cali moderati. A dare una sferzata al sentiment, apparentemente, la decisione delle autorità cinesi di dimezzare i tempi della quarantena Covid per i viaggiatori dall’estero ( *CHINA SHORTENS QUARANTINE TIME FOR INBOUND VISITORS: STATE TV).
La cosa ha forse convogliato l’attenzione sul fatto che i casi sono ormai poche decine e a Pechino e Shanghai, per credibile che possa essere questa statistica, ne sono stati trovati zero. A dare anche una bella mano ai mercati, presumibilmente, anche la possente iniezione di liquidità effettuata dalla PBOC, che a fronte di 10 bln di repo in scadenza ne ha effettuati 110 a 7 giorni. Sempre in tema di stimolo il Nikkei News riporta che a Giugno l’emissione di bonds dei governi locali cinesi raggiungerà il record di 1.5 trilioni di Yuan, e le revenues andranno a finanziare progetti infrastrutturali ( link ). La solita storia: per puntellare la crescita Pechino non fa altro che stimolare gli investimenti. Supply side measures che a medio termine alimentano gli squilibri, leva e bolla di investimenti. Ma nel breve funzionano. Non a caso a 30 giorni, degli oltre 40 indici che monitoro, solo la Russia ha fatto meglio degli indici cinesi.

Le news cinesi hanno offerto supporto anche ai futures dei mercati occidentali (un segnale che il mercato è più sensibile alle good news, il problema è trovarle) e così la seduta europea è iniziata con un buon tono. Dal punto di vista macro, la GFK Consumer Confidence tedesca di luglio e la Consumer Confidence francese di giugno hanno fatto rispettivamente i minimi storici e i minimi dal 2014, ma nessuno si aspettava nulla di diverso.

Maluccio anche le retail sales di maggio in alcune economie minori. E’ andato bene il fatturato all’industria italiano di aprile, ma è ovviamente un dato vecchio. Su dati di maggio prevale il rosso, come si vede dallo schema.
Poco dopo l’apertura, poi, le dichiarazioni del membro ECB Kazaks sulla possibilità di 50 bps di rialzo a luglio e sui rischi di recessione hanno causato uno scarto.
*ECB’S KAZAKS SAYS WORTH LOOKING AT 50 BPS HIKE IN JULY
*ECB’S KAZAKS: RISK OF RECESSION IS `NON-TRIVIAL’ ECB’S KAZAKS: FRAGMENTATION RISK CAN’T IMPEDE MONETARY POLICY
*ECB’S KAZAKS: ALREADY HAVE REINVESTMENT FLEXIBILITY
*ECB’S KAZAKS: IF NEEDED WE WILL COME UP WITH OTHER TOOLS
*ECB’S KAZAKS: NEW TOOL SHOULD BE A BACKSTOP
*ECB’S KAZAKS: STERILIZATION SHOULD BE AN ELEMENT OF NEW TOOL

Successivamente è stato diffuso il discorso di apertura della Lagarde al forum di Sintra, discorso che ha contenuto diversi elementi di interesse ( link ).
** l’overture è avvenuta ancora con l’inflazione al centro  come sfida per la politica monetaria. Questo impone una normalizzazione della stance, che loro stanno già portando avanti da dicembre e che prevede la cessazione degli acquisti netti questa settimana e un rialzo a luglio e un altro a settembre, da definirsi, nell’ambito di un tightening che continuerà nei prossimi trimestri, perchè serve “resilienza” per riportare l’inflazione al target
** Ovviamente pandemia e guerra hanno lasciato strascichi che impongono di mantenere flessibilità e opzionalità nel gestire la stance. Inoltre l’economia europea ha delle peculiarità che impongono cautela. Ma questi non sono motivi per rinviare la normalizzazione.
** la volatilità sugli spread, quando è eccessiva e va oltre i fondamentali, è un ostacolo alla trasmissione della stance monetaria. Loro hanno 2 linee di difesa. La prima è la flessibilità dei reinvestimenti del portafoglio del PEPP, che verrà applicata dal primo luglio. La seconda è il tool anti frammentazione in preparazione, che dovrà essere proporzionato ed efficace, ma non minare la responsabilità fiscale dei paesi (quindi conterrà una condizionalità).
** la Lagarde ha chiarito che non c’è un incompatibilità tra rialzi dei tassi e uso del nuovo strumento anti frammentazione. Questo indica chiaramente che il Governing Council lo ha adottato per evitare che lo spread diventi un ostacolo alla normalizzazione della politica monetaria e quindi la sua adozione implica maggior margine di manovra.

Il mercato ha accolto queste new con un rialzo dei rendimenti core, a prezzare una politica monetaria più aggressiva, e una contrazione degli spreads, a prendere atto della determinazione ECB a contenerli. Il riconoscimento da parte di Christine  che gli effetti degli shock (covid e guerra) sono stati più forti sulle finanze pubbliche delle economie periferiche è stato preso come un elemento positivo, nel senso che l’ECB potrebbe tenerne conto nel amministrare la politica monetaria.

Con un tono nervosamente costruttivo, rendimenti in rialzo, e dollaro e commodity in recupero siamo arrivati al primo pomeriggio. I vari dati USA hanno avuto in aggregato un tono cupo come e più di quelli europei.

Se il good trade deficit di maggio è calato un po’, ma resta storicamente molto elevato, e le scorte sono uscite un po’ sotto attese (in particolare quelle retail) ma sempre in consistente aumento, i prezzi delle case anno continuato a mostrare aumenti robusti. Bisogna tenere però presente che l’indice Corelogic di aprile è una media dei 3 mesi precedenti e quindi questi numeri sono piuttosto vecchi. la percentuale di venditori che ha tagliato il prezzo ha raggiunto il 29% e sembra destinata a eclissare il record del 2018 in estate.

E veniamo alle dolenti note. la Consumer Confidence di Giugno, versione del Conference board, ha deluso, terminando ai minimi da 16 mesi. Il calo è guidato dalle expectations, crollate di 11 punti dalla prima lettura di maggio, ai minimi dal 2013.
E la Richmond Fed manufacturing survey ha nuovamente deluso, terminando pesantemente in contrazione.

Wall Street è partita bene, ma evidentemente le ultime 2 release hanno contribuito a deprimere il sentiment, tanto che in poco tempo si è fumata oltre un punto di rialzo, ed è passata in negativo. Le prese di beneficio si sono concentrate sui settori che meglio avevano figurato la scorsa settimana. Così il tech e i consumer discretionary hanno guidato il movimento.
Gli indici europei hanno perso forza, ma in generale tenuto meglio, forse perchè c’è meno beneficio da prendere. Particolarmente arduo da contestualizzare è il movimento dei cambi, con il Dollaro in recupero contro tutto, e l’€ in particolare, nonostante:
1) i rendimenti siano saliti oggi molto più in Europa, in seguito anche al discorso della Lagarde. I tassi reali EU crescono molto più di quelli USA oggi.
2) I dati in USA siano stati brutti, in particolare quelli più “recenti”.
E poi, da domani andiamo in scena in EU con i dati di inflazione (domani Germania, giovedì Francia, e venerdì Italia ed EU).

La campana di chiusura ha permesso all’azionario EU di preservare performance moderatamente positive. Poi Wall Street ha accelerato al ribasso e al momento cede oltre l’1%. Il peggioramento del sentiment ha levato un po’ di baldanza al $, ma soprattutto ha quasi annullato il rialzo dei rendimenti USA, mentre in Eurozona questi restano importanti. Tra le commodity, oil e gas restano forti (fumata nera sui cap al gas russo al G7) e si riprendono i grani, mentre i metalli industriali beneficiano delle news cinesi. Nemmeno la risk aversion riesce a smuovere i preziosi.
Vediamo dove chiuderà Wall Street. Il rimbalzo dai minimi era corposo e prese di beneficio ci stavano. Sembra improbabile che i flussi di rebalancing, per quanto scontati, abbiano già esaurito il loro effetto.