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Continua la fase correttiva, ma senza troppa convinzione per ora.

Un singolo punto, uno 0.03% ha separato ieri sera l’S&P 500 dal segnare la sesta seduta positiva di seguito. Un inezia. Ma vale la pena di osservare che il calo dai massimi di seduta è ammontato a 0.85%, e che, finora, il livello di 2.900 punti è stato superato nel durante, sia lunedi che martedi, ma non in chiusura, cosa che comincia ad assomigliare ad un fallimento.
Naturalmente lo scarico dell’iperocomprato di breve è il principale motivo di questo improvviso battere in testa, ed è possibile che una volta consolidato un po’, il rialzo riprenda. Vedremo.

Non che il newsflow sul trade sia stato granchè supportivo. Ieri sera, Trump ha dichiarato che sta personalmente bloccando l’accordo con la Cina, e che continuerà a farlo finchè i Cinesi non riproporranno i termini sui quali hanno fatto retromarcia a inizio Maggio. Una condizione difficile da accettare per il Presidente Xi, in quanto lo farebbe apparire debole all’opinione pubblica interna.
Il South China Morning Post ( vai al link ) riporta che gli USA pretenderebbero centinaia di modifiche di leggi cinesi per proteggere le proprietà intellettuali, una condizione che le Autorità considerano un evidente violazione della sovranità nazionale. Inoltre la Casa Bianca pretende la permanenza dei dazi fin qui deliberati, come meccanismo di pressione, una condizione esplicitamente rigettata dai Cinesi quando hanno definito, settimane fa, i termini a cui accettano di sottoscrivere un accordo ( i. la rimozione di ogni dazio fin qui elevato, ii. la comunicazione da parte degli USA di obiettivi realistici di acquisto di beni da parte della Cina, in linea con la reale domanda, iii. la necessità che il l’accordo sia bilanciato e rispetti le dignità di entrambi i paesi).
Su queste basi, non c’è da stupirsi che Pechino stia rinviando la conferma del meeting tra Trump e Xi al G-20 di Osaka. Se Trump non mostra una minima attitudine al compromesso, che senso ha incontrarlo?
Anche se alla fine le parti decidessero di incontrarsi, la firma di un accordo sembra improbabile.

Sul fonte macro, poche sorprese. Il CPI di maggio, secondo lo stile cinese ha centrato al millimetro le stime, salendo di 0.2% anno su anno a 2.7%. Alquanto in linea anche gli aggregati sul credito, con il total social financing a 1.4 trilioni di yuan a Maggio, appena 50 milioni sotto attese. Il boom creditizio del primo trimestre sembra alle spalle. In generale, nessun ostacolo da questi dati ad ulteriore espansione della politica monetaria nei prossimi mesi da parte della PBOC. Con il rilassamento delle regole di finanziamento dei progetti approvato ieri, a giugno dovremmo vedere un rimbalzo del credito.
Confermato il nuovo dato negativo sulle vendite di auto in Cina del mese di maggio (vai al link ). Si tratta dell’undicesimo mese di calo di seguito (anche se i dati anno su anno tendono a prolungare le serie). A -16.4% il ritmo di contrazione è comunque accelerato rispetto al -5.2% di marzo e il -14.6% di aprile.
Se non altro, gli ordinativi di macchinari di aprile in Giappone hanno sorpreso in positivo (+5.2% da prec + 3.8% e vs attese per -0.8%). Si tratta del terzo rialzo di seguito.
Su queste basi, la seduta asiatica ha mostrato in generale un clima opaco, ma perdite modeste, se si eccettua Hong Kong, dove pesa anche il secondo giorno di manifestazioni e proteste per la proposta di legge che facilità l’estradizione in Cina.

Gli indici Eurozone dovevano ancora scontare l’ulteriore discesa di Wall Street ieri sera, e quindi l’azionario continentale è partito in calo. Non ha aiutato anche il newsflow proveniente dalla Morgan Stanley Conference dell’ Investment banking, dove numerose case di investimento stanno mettendo in guardia contro i risultati provenienti da capital markets nel trimestre in corso ( vai al link ).

Sul mercato obbligazionario, c’era aspettativa per la reazione all’annuncio dell’emissione sindacata del 20 anni BTP. In attesa dei particolari, il mercato si è posizionato su un allargamento di 5/6 bps di spread. Il book è stato rapidamente coperto, con rapido approdo a 24 bln di domanda, a fronte della quale il Tesoro, memore della vicenda del 30 anni a Febbraio (8 bln e reazione negativa), ha offerto 6 bln.
Con un po’ di ritardo, la reazione si è notata, con lo spread giunto a 9/10 bps di allargamento dopo il lancio dell’emissione. Pesano i 6.5 bln (non 8.75 come avevo erroneamente indicato ieri) di BTP in uscita domani su 4 linee.
Stamattina non c’erano dati in EU, e l’attenzione era concentrata sul CPI USA di maggio, in pubblicazione nel pomeriggio. La moderata risk aversion e il timore di un dato deludente hanno dato ulteriore spunto ai bonds core, con il risultato che le banche hanno ripreso a sottoperformare.

Nell’attesa, ci ha pensato Boris Johnson a intrattenerci, con toni leggermente meno aggressivi rispetto ai giorni scorsi, in occasione della prima conferenza stampa ufficiale da candidato Premier: “Il mio obiettivo non è un no-deal, ma il no deal deve restare sul tavolo come ultima risorsa” ha detto, rispondendo ai media. “E’ uno strumento vitale dei negoziati” per cercare “un accordo molto migliore di quello attuale”, ha aggiunto l’ex ministro degli Esteri UK, insistendo che “il modo migliore di evitare un divorzio senza accordo è prepararsi”. Sempre rispondendo ai giornalisti, ha avvertito che il mancato rispetto del risultato del referendum del 2016 ha intensificato le divisioni all’interno della società. La volontà è di uscire dall’UE entro la scadenza del 31 ottobre, confidando in un accordo con Bruxelles, anche se “ci saranno molte difficoltà e potrebbero esserci ostacoli durante il percorso”.
Ciò ha dato un temporaneo supporto alla Sterlina, ma gli occhi sono rimasti puntati sul voto di stasera in Parlamento UK per preparare la strada ad una legge che vieti al Governo l’uscita senza accordo, dall’esito tutt’altro che scontato.

A metà giornata, Reuters ha riportato che il Governo avrebbe in mente di indurre Bruxelles a rinviare la decisione sulla messa sotto procedura dell’Italia all’autunno. La speranza sarebbe che il gettito fiscale superiore alle attese  luglio favorisca una chiusura positiva della vicenda (vai al link ). Gli effetti sugli asset italiani delle indiscrezioni sono stati ridotti per ora, con il mercato impegnato a digerire le nuove emissioni.

Alle 14.30, il CPI USA ha deluso le attese degli analisti (ma forse non quelle del mercato?).Se il dato headline è uscito  in linea  (+0.1% da precedente +0.3%), il dato core ha deluso (0.1%, invariato su aprile, vs attese per 0.2%). In realtà i dettagli mostrano che il numero è stato tenuto basso dal calo dei prezzi delle auto usate, e dal mancato rimbalzo del vestiario, e quindi ci si può attendere forse un rimbalzo a giugno. Ma comunque la tesi, portata avanti da Powell all’ultimo FOMC, che il calo sarebbe “transitorio” comincia a essere un po’ tirata per i capelli. In generale, questi numeri non costituiscono alcun ostacolo per tagli dei tassi da parte di Powell &C.
In ogni caso la reazione è stata estremamente effimera, e i treasuries, e in particolare il Dollaro, si sono riportati sui livelli pre dato. Niente male per un numero così atteso. Vedremo se le retail sales venerdì sortiranno un effetto maggiore.

Wall Street ha preso la via di un moderato ribasso, e ha contribuito alle moderate perdite che gli indici Eurozone mostrano in chiusura. Grossomodo stabili, a fine seduta, i tassi mentre il BTP, come accennato sopra “prepara” le emissioni di domani cedendo terreno. Bastonata per il petrolio, alla quale hanno contribuito scorte EIA in forte salita, quando erano attese in calo ( vai al link )

Poco dopo la chiusura europea è giunta la notizia che la Camera dei Comuni ha bocciato (298 a 309) la mozione, vietando nuovamente al Parlamento di legare le mani all’esecutivo sul “no deal”.
La Sterlina l’ha presa male, ovviamente, inducendo anche una serie di stops sull’ €, di coloro che avevano aperto posizioni rialziste dopo i payrolls e si erano giocati il CPI. In questo periodo i cambi mostrano tanto nervosismo, ma pochissima direzionalità.

Su Italia, in serata si è pronunciata Fitch:
** Il confronto con Bruxelles continuerà ma il Governo resterà nei limiti di quanto concesso dall’EU.
** I Minibot non dovrebbero essere approvati ma se lo saranno le implicazioni per il rating sono negative
** Anche ulteriori rilassamenti della politica fiscale potrebbero avere implicazioni negative.
La revisione del rating italiano è prevista per il 9 Agosto, ma Fitch ci attribuisce ancora BBB, 2 notch sopra high yield. Moody’s è la più avara (Baa3 stable outlook)

Ha ripreso la parola anche Trump:
** ha la sensazione che l’accodo con la Cina si farà, ma in caso contrario i dazi sui 325 bln di importazioni cinesi verranno elevati
** Sta pensando di varare sanzioni per impedire la costruzione del gasdotto tra Russia e Germania. “noi proteggiamo i Tedeschi dai Russi e quelli mandano loro miliardi di dollari”
** Se il Messico non deliverà, ci saranno conseguenze più marcate.
La parte sulla Cina sembra piacere a Wall Street, che ha recuperato qualcosa, quella sulla Germania invece non piace all’€, che ha rotto al ribasso 1.13.