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Continua il consolidamento sull’azionario. L’asta dei treasury in soccorso dei bonds.

Ieri, l’affaire Trump è costato un po’ a Wall Street. Se la discesa dell’S&P 500 è stata educata (-0.66% ) il Nasdaq 100 ha lasciato giù un bel 1.55%, tornando sotto la soglia psicologica di 13.000 punti, zavorrato da Facebook, Apple e Amazon (Twitter, con i suoi 38 bln di capitalizzazione non fa grossa differenza). Ovviamente, il repricing del settore social non è l’unico tema a frenare il risk appetite. Campeggia la questione tassi, con il 10 anni USA che continua a salire. Si fa un gran parlare della possibilità di tapering degli acquisti da parte della FED entro l’anno. Il Presidente della FED di Atlanta Bostic ha dato un po’ il “la” dichiarando ieri che nella seconda parte del 2021 poteva starci, anche se il vicepresidente FED Clarida la scorsa settimana aveva parlato di “un bel po’ di tempo” prima di rallentare il ritmo.
Un aspetto intrigante è che le attese di inflazione stanno salendo rapidamente in US (dove sono sui massimi di periodo, a un passo dal fare i massimi da 6 anni) e anche in Eurozone ora hanno recuperato i livelli pre Covid.

Ma questa salita spiega solo parte del rally dei tassi in US, perchè anche i tassi reali hanno messo a segno un bel recupero, a indicare una rapida salita delle attese di crescita. In Europa, per contro, siamo ancora sui minimi. Questo contribuisce a spiegare perchè il $ si è ripreso nell’ultimo periodo.

La salita è così rapida, che, a parte settori specifici, che se ne giovano, come le banche, il resto del mercato azionario sembra interrogarsi su quanto possono ancora andare prima che diventi un problema. Non molto, probabilmente, e sembra sensato attendersi che la retorica dei membri FED, tra oggi e domani correrà un po’ ai ripari. Certo, se le attese di inflazione continuano a volare così, ci potranno fare poco. Ma sicuramente Powell e C. possono tenere bassi, nel breve, i tassi reali.
Naturalmente c’è anche la questione dell’impatto, sul mercato dei treasuries, di un nuovo pacchetto di stimolo fiscale. Ma, a parte il fatto che sembrano preoccupazioni premature, personalmente non lo vedo come un grosso problema, in quanto l’aspetto dell’impatto sui rendimento è bilanciato da quello su crescita e utili, e in ogni caso la FED potrà assorbire la carta in eccesso.
In Europa dovrebbe valere quanto detto dall’ECB all’ultimo meeting, ovvero che non permetteranno inasprimenti delle condizioni finanziarie. Avendo a disposizione strumenti flessibili come il PEPP, non avranno problemi a intervenire, senza dover modificare una stance che è appena stata oggetto di revisione.

La seduta asiatica ha visto un grosso spunto del China Complex, in un contesto altrove abbastanza piatto. Difficile dire cosa abbia animato l’azionario cinese. Forse perchè è il primo giorno in cui non arrivano notizie negative sul fronte trade/tech war China USA.
Tra ieri sera e stanotte, il Bitcoin ha messo a segno uno dei suoi leggendari recuperi. Un contributo all’estrema volatilità delle ultime ore è venuto dal regulator UK, che ha messo in guardia gli investitori dall’investire in prodotti aventi come sottostante una criptocurrency sostenendo che devono essere pronti a perdere tutto ( link )

La seduta europea ha avuto ancora un apertura contrastata. I progressi iniziali sono stati rapidamente cancellati e l’Eurostoxx si è messo ad oscillare attorno alla parità o poco sotto. Ironicamente, a frenare l’indice generale sono stati i settori difensivi, utilities, media, pharma, food, chimici, mentre quelli più ciclici come auto, banche, energy, resources hanno fatto bene, a dimostrazione che anche nelle fasi incerte permane la rotazione verso i temi di normalizzazione e ripresa.
A fronte di rendimenti core in generale rialzo, i periferici hanno fatto peggio, guidati dal BTP che soffre palesemente la concomitanza della resa dei conti stasera tra Renzi e Conte con le aste di dopodomani (ben 9.25 bln su 3 linee, 3, 7 e 30 anni). La soluzione della crisi non è ovvia, con Conte che minaccia di non fare più un Governo con Italia Viva se questa ritira l’appoggio. Il fatto è che nessuna delle forze al Governo (Renzi e Conte in testa) ha interesse ad andare a elezioni anticipate, e consegnare alla Destra maggioranza e fondi del Recovery Fund. Non si vede quindi come la soluzione non possa essere un nuovo Governo, eventualmente con qualche personalità di spicco nei ruoli chiave.   In ogni caso la scusa per vendere c’è, vista l’indeterminatezza della situazione e quindi la carta italiana è rimasta alquanto pesante tutto il giorno.
Il Dollaro si è per contro preso una pausa, e le commodities hanno approfittato per rimbalzare.
In tarda mattinata, il NFIB small business optimism di Dicembre in US ha nuovamente sottolineato la grossa differenza tra il morale delle grandi aziende quotate, e la piccola impresa USA, strozzata da Covid e lockdown, e priva dell’accesso ai capitali della borsa. L’indice è uscito a 95.9, minimo da maggio, da precedente 101.4 e vs attese per 100.2. Tra i sottoindici, la percentuale di imprenditori che sono ottimisti sull’outlook a 6 mesi è crollata di -4 punti a -16% netto. Sorprende poco che a Dicembre in USA si siano persi posti di lavoro, visto che il principale serbatoio sono gli small business

Il pomeriggio non ha portato particolari novità. Gli indici sono rimasti erratici, i rendimenti hanno continuato la loro salita e il Dollaro il suo tenue ritracciamento. Le commodities sono rimaste robuste, compreso l’argento, che ha una domanda industriale più robusta dell’oro, il cui rimbalzo si è affievolito.
La chiusura europea vede i principali indici restituire ancora qualcosa, con però le performance settoriali illustrate sopra. Wall Street ha recuperato la positività, grazie ad un’ ottima asta treasury 10 anni , che mostra che su questi livelli di rendimento c’è domanda. Il Robusto rialzo dei rendimenti USA osservato in giornata è sparito. Come si vede, il problema dei rendimenti è sentito.