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Chiusura di settimana positiva sui mercati alla vigilia dell’inizio dell’earning season USA.

Dopo una price action alquanto erratica, Wall Street ieri sera ha corretto ( S&P -0.56%), anche se il moderato calo dell’indice generale nasconde un pesante calo del Dow (-1.4%) un disastro delle Small Caps (Russell 2000 -2% e minimo da fine Giugno, e invece, al solito buone performance del Nasdaq (+0.8%) e di FAANG Stocks e semiconduttori (rispettivamente +1.5% e + 1.3%). Naturalmente per il Nasdaq è stato un altro record storico, quando gli altri principali indici hanno marcato i loro oltre 5 mesi fa, e sono ancora negativi da inizio anno (l’S&P 500 di poco). Per contro il Nasdaq 100 guadagna il 23% da inizio anno, e l’indice NYFANG ( un aggregazione di 10 azioni: Tesla, Amazon, Ali baba, Nvidia, Netflix, Apple, Baidù, Twitter, Alphabet e Facebook) addirittura il 50%, a dimostrazione di quanto sia profonda l’ossessione del mercato per le big caps social, e.commerce, home entertainment, tech e ESG. Una dimostrazione quantitativa della circostanza che sono le big caps a trainare gli indici (e il Nasdaq in particolare) la offre la divergenza tra il Nasdaq e la sia versione “equalweight” ovvero quella costruita attribuendo a tutti i titoli lo stesso peso. Sentimentrader.com ha messo in un grafico il Nasdaq e il rapporto tra questo e la versione equalweight, e si nota come questo ratio sia ai minimi storici.

Dal grafico si nota che a volte le inversioni di tendenza hanno marcato cambi di trend di breve. In generale il backtest dice che i ritorni successivi sono stati inferiori alla media, dopo i minimi relativi di questo ratio, sia per Nasdaq che per l’S&P 500, anche se non è stato un indicatore consistente di storni in arrivo. Bisogna tenere però conto del fatto che in quest’occasione si registra un eccesso di ottimismo che si è notato poche altre volte (vedi Lampi di ieri link ). Un altro fenomeno correlato con questo è che, a fronte del rally del tech, la partecipazione si sta assottigliando: la percentuale di azioni che scambia sopra la propria media a 50 giorni sta scendendo nell’ultimo mese. In media questo è stato un segnale di ritorni mediocri nel breve, mentre a lungo termine ha preceduto significative discese nel 2007, 2015, 2018 e 2020, ma in altri casi ha fallito spettacolarmente, nel senso che la debolezza di breve ha lasciato spazio a forti rialzi (2013-14 e 2017). In ogni caso tutti questi sono indici di un trade o un gruppo di trade molto affollati, e quindi un indice del crescente rischio di un redde rationem di qualche dimensione, ma non danno indicazioni precise sul timing, e il minimo del ratio non è di per se un segnale di inversione, ma solo di iperestensione del trend.

Il clima nervoso a Wall Street ieri sera è riverberato in Asia, anche perchè apparentemente incapaci di fermare il movimento con le buone, le Autorità cinesi sono passate alle cattive. Due veicoli statali hanno annunciato l’intenzione di ridurre il peso d’azionario, e il regulator ha chiesto agli asset managers di mettere un tetto alla dimensione dei nuovi prodotti ( link BBG ). Così il “China complex” ha lasciato sul terreno attorno al 2% in media, anche se, pure in Cina, il tech del Chinext ha outperformato gli indici generali, chiudendo positivo.
Sentimentrader è andato a misurare gli eccessi del mercato cinese di questi giorni e ha notato che:
** Oltre il 40% dei titoli Del Shanghai Composite ha RSI superiore a 70 ( è in ipercomprato). Va detto che almeno in 5 o 6 occasioni si è arrivati a 70%
** Il 60% dei titoli è sopra la Bollinger bansd superiore
** I volumi di trading sono il 170% del normale
** Numeri simili si leggono negli indici di Hong Kong.


Il Backtest indica che le performance, quando sono stati registrati in passato questi eccessi, non sono state premianti, in media, ne nel breve, ne nel medio periodo. Va detto che vi è parecchia dispersione nella casistica, con le 2 bolle nel 2007 e nel 2015 che hanno ripagato molto bene chi ha tenuto, anche se in entrambi i casi l’esplosione è stata seguita da un collasso, che va inevitabilmente a sporcare le performance di medio periodo.

Il resto dei principali indici ha chiuso in perdita, anche se in generale di entità inferiore.
In assenza di dati macro o news di rilievo, i numeri del Coronavirus sono rimasti padroni del campo. Il Giappone, che finora aveva avuto un comportamento quanto mai virtuoso, sta vedendo i casi salire, anche se ancora i numeri in assoluto sono bassi. Ieri il record a Tokyo, 224 casi, solo in parte causati da incremento dei test. Su tutti altri numeri l’India, che secondo il MIT in assenza di vaccino potrebbe arrivare ad avere 287.000 casi al giorno (oggi ne ha avuti quasi 25.000). Lo stesso studio ( link ) sostiene che gli USA potrebbero arrivare a 95.400, che non è poi così distante dal livello attuale, ovvero 63.200 ieri (per la prima volta oltre 60.000).
Un buon quadro della situazione (con dati aggiornati alle 18 italiane di oggi)  la da questo grafico di Compound.

Il tasso di crescita a 7 giorni è del 16%, quindi il raffreddamento procede. Naturalmente, i media si sono focalizzati sull’aumento delle morti, che era prevedibile visto il decorso delle ospedalizzazioni. L’idea è che se effettivamente il numero di casi fa un picco sotto 100.000 al giorno, come sostiene il MIT, andiamo verso una serie di numeri poco amichevoli ed ecatanti, ma entro inizio agosto dovrebbe apparire evidente che la riaccelerazione USA sta venendo contenuta. Ovviamente c’è sempre la possibilità che le cose vadano storte. La percentuale di test positivi, stabile da qualche tempo attorno all’8/9% ( link ), è un caveat in questo senso. Da oggi parte, per qualche giorno, la consueta distorsione del week end nei numeri, e quindi il prossimo quadro  preciso lo avremo a metà della prossima settimana.

L’apertura europea ha visto l’azionario e in generale gli asset ereditare il sentiment pesante dell’Asia, con gli indici rapidi ad accumulare un discreto ribasso (nonostante ieri avessero chiuso nel momento peggiore per Wall Street).
Il newsflow macro però non ha assecondato questo bad mood: se la produzione industriale francese di Maggio ha fatto solo un po’ meglio delle attese (+19.6% da prec -20.6% e vs stima di +15.4%) quella italiana ha sbaragliato il campo (+42% da prec -20.5% e vs stime per +24%), anche se alla fine i 2 dati anno su anno non sono poi così diversi (-23.4% la Francia e -20.3% noi). Se in generale manca ancora un 20% alla normalizzazione dell’attività (quello tosto da recuperare, presumibilmente), anche il surprise index Euro è tornato sui livelli prevalenti i 2 anni precedenti, dopo il crash record del secondo trimestre.
Nel frattempo, anche gli aggregati monetari e di credito della People Bank of China, pubblicati al solito durante la prima parte della seduta EU, hanno offerto supporto al sentiment. Se M0, M1 ed M2 a Giugno  sono rimaste più o meno sui livelli elevati di crescita di Maggio (rispettivamente 9.5%, 6.5% e 11.1%), i new loans hanno accelerato da 1.48 trilioni a 1.81, leggermente meglio delle attese, mentre il total social financing ha sorpreso in positivo (3.43 trilioni, da prec 3.19 e vs stime per 3.05). Nel breakdown si nota un grosso aumento dei loans ai cittadini, sia long term (mutui) che soprattutto short term, mentre nel total social financing la parte da padrone la fa l’emissione di bond pubblici. Insomma, in Cina (come altrove) la politica monetaria è in questa fase parecchio efficace. Che faremo con tutto questo debito è un problema che si porrà più avanti.
L’azionario europeo, allettato dalle news e supportato anche dall’ipervenduto di breve (cedeva da 3 sedute) è progressivamente passato in positivo, trainato al solito da ciclici e banche. Parimenti i rendimenti hanno smesso di scendere aggressivamente, e gli spreads si sono ridotti.

Poco dopo pranzo, altre news positive, questa volta sul trattamento dell’infezione. Gilead ha dichiarato che nei pazienti trattati con il suo Remdesivir il rischio di mortalità è sceso del 62% ( link ) e i tempi di ospedalizzazione si sono ridotti, sulla base di un test che ha coinvolto 1200 casi. In realtà nulla di particolarmente nuovo, e comunque i tassi di mortalità sono comunque assai scesi in questa fase, perchè gli infetti sono in media più giovani, effettivamente i trattamenti sono migliorati, e infine l’aumento del numero di test fa scoprire un numero più elevato di asintomatici. Ma, hey, è un venerdì di luglio! non c’è bisogno di molto per muovere i mercati. E poi la prossima settimana inizia l’Earning season, q quindi alcuni settori che male hanno figurato di recente, come le banche, oggi sono  stati oggetto di short covering aggressivo.
L’inizio delle contrattazioni è stato più incerto a Wall Street perchè, udite udite, delle prese di beneficio su alcuni nomi hanno mandato in negativo sua maestà il Nasdaq. Ma non è durata molto. Se i Social, Apple, Microsoft e un’altra manciata di nomi sono rimasti in consolidamento, il testimone è stato raccolto da altri, sopra tutti Tesla, che, dopo aver fatto +40% in 4 sedute, ha consolidato per 3 e ora fa +6%, quasi a 1.500$ (+250% da inizio anno, +520% a 12 mesi). Bloomberg la colloca a 351 volte gli utili stimati del 2020. Salute.
Il ritorno del buonumore a Wall Street ha indotto chiusure sui massimi di seduta in Europa, con progressi attorno/oltre l’1%. Coerentemente, i rendimenti sono tornati stabili in Europa e saliti in US dove ieri erano scesi di più. Stabili gli spread, il Dollaro ha ripreso a cedere, come si conviene in una giornata di risk appetite (ma alla fne vs € è sempre attorno a 1.13) e le oil e commodities sono salite, mentre l’oro sembra voler chiudere attorno al livello di 1800$, toccato per la prima volta questa settimana dopo oltre 8 anni.
Con queste premesse, la prossima settimana inizia l’earning season. Lunedi abbiamo JPMorgan, Citi e Wells Fargo, Mercoledì Goldman e Bank of NY Mellon, e Giovedì abbiamo Morgan Stanley e Bank of America, e poi iniziamo con le Big Caps come Microsoft e Netflix. Non ci annoieremo.