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Brusco deterioramento del sentiment sui mercati europei

A giudicare dal tono della seduta asiatica, non sembravamo indirizzati verso una giornata così negativa.
ieri sera, Wall Street ha chiuso con una perdita marginale (-0.17%), un moderato consolidamento della performance robusta di Venerdì. Il clima d’attesa era ampiamente giustificato visto che oggi iniziano i colloqui a Shanghai tra le delegazioni.
Stanotte, la Bank of Japan ha aperto il valzer delle Banche Centrali, con un meeting in cui tutte le misure sono state lasciate invariate, ma nello statement si è inserita una nota di cautela, ammonendo che il Committee è pronto a aumentare l’espansività della politica monetaria al primo segnale che i rischi al ribasso (per lo più di origine estera/internazionale) stanno impattando sul quadro inflattivo. Il tutto accompagnato da una modesta revisione al ribasso delle stime di inflazione. Sul fronte macro, la
disoccupazione a giugno è scesa a 2.3% vs attese per stabilità a 2.4%, ma la produzione industriale ha deluso parecchio (-3.6% vs attese per -1.7%). Ma Tokyo ha guardato, come le altre piazze, al tono della sua banca Centrale.
I mercati cinesi hanno mostrato moderati progressi, trainati dal rimbalzo delle “H” shares, dopo la turbolenza di ieri seguita alle proteste a Hong Kong. Gli occhi sono chiaramente a Shanghai.Tra gli altri mercati dell’area, Mumbai continua a sottoperformare mentre Seul ha messo a segno un timido rimbalzo. Record per Sydney che ha superato il massimo del 2007.

Il deterioramento del sentiment è iniziato con l’apertura europea, senza motivi in grado di spiegare interamente il fenomeno.
Certo, la Sterlina si è fatta trovare un altro 0.8% più bassa, dopo l’1.4% lasciato sul campo ieri. Ieri l’esplosione dei timori sulla Brexit ha lasciato indifferente l’azionario europeo, ma forse un po’ di reazione avrebbe avuto senso.
Stamattina il GDP francese del secondo trimestre ha deluso (0.2% vs 0.3% atteso), ma se uno analizza il dato scopre che i) il dato non approssimato è 0.245%, ii) la domanda domestica è risultata forte iii) le scorte hanno sottratto parecchio al numero.
Anche la GFK Consumer confidence tedesca di agosto (-0.1 a 9.7 vs attese per stabilità) non è stata un bel vedere. Ma non è mai un market mover.
Alcune trimestrali (Bayer, Lufthansa) non sono state ben ricevute ma vi sono stati anche buoni numeri (Capgemini).
Sta di fatto che l’azionario europeo ha cominciato a indebolirsi dall’apertura in poi, senza più guardarsi indietro, e senza reagire minimamente al parziale recupero della sterlina.
Nella pesantezza generale, si è continuata a notare, in mattinata, la debolezza relativa degli asset italiani, con Milano a guidare il ribasso degli indici, e i BTP costantemente offerti prima e dopo l’asta (che per altro è andata bene, con i prezzi usciti sopra i livelli del mercato su tutti i titoli in emissione). Nel pomeriggio il rialzo dei rendimenti è in gran parte rientrato.

A metà seduta, con gli indici Eurozone già in profondo rosso, ci ha pensato Trump a dare un’altra spintarella al sentiment, lanciando una serie di Tweet aggressivi nei confronti della Cina, che non depongono bene per la riuscita di questi colloqui (già messa in dubbio da più parti, per la verità).
Il Presidente ha dichiarato che la Cina va malissimo (mentre gli USA vanno alla grande), che i Cinesi sono inaffidabili perchè non mantengono gli impegni, che gli converrebbe aspettare e vedere se il prossimo Presidente è un Democratico da poter circuire, ma se vincerà ancora lui gli offrirà un accordo assai peggiore di quello che gli sta offrendo ora.
Non contento, Trump ha rincarato la dose, dichiarando ai reporters di non essere sicuro di chiudere un accordo: alla fine, dipende da lui.
Con queste premesse, anche i future US hanno accumulato un certo passivo, e il rosso in Europa è ulteriormente incrementato.

Sul fronte macro, in US notizie generalmente buone. Il PCE deflator di giugno è uscito leggermente sotto attese, sia come headline che come core, una preoccupazione in meno per la Fed che si accinge a tagliare i tassi domani sera.
E la Consumer Confidence di luglio ha letteralmente spaccato (135.7 da prec 124.3 e vs attese per 125) grazie a robusti miglioramento sia della componente coincidente che delle aspettative (queste ultime +14.6 a 112.2). Grosso miglioramento anche  della percezione del mercato del lavoro. Questi numeri hanno messo un freno alla lenta discesa del $, ed eventualmente dato un po’ di supporto a Wall Street, che non è mai andata nemmeno vicino a perdere quanto l’Europa.

La parziale tenuta dell’S&P 500 non ha però minimamente influenzato l’azionario continentale, che chiude con perdite pesanti, e con Madrid e il Dax in grado di strappare al Milano la maglia nera.
Questa clamorosa sottoperformance dell’Europa solleva più di un interrogativo
Vero, vi è una differenza nel tono dei dati, e la Brexit riguarda più l’Eurozone che gli USA. Ma basta questo per giustificare perdite 4 volte superiori? (alla chiusura europea Wall Street non perdeva che lo 0.3/0.4%).

L’impressione personale è che, almeno in parte, la differenza sia dovuta alla circostanza che gli USA hanno il FOMC davanti, e l’Europa invece il meeting dell’ECB lo ha alle spalle. Con la Fed tra poco più di 24 ore, gli operatori sono forse un po’ più riluttanti a liquidare l’azionario USA. In continente non abbiamo questo problema fino a settembre (il 12, per la precisione).
Si tratta di una riflessione che porta a conclusioni non troppo costruttive su Wall Street, anche se ovviamente resta da vedere cosa faranno Powell e C.
A tale proposito, Trump sta compiendo gli ultimi sforzi per mettere pressione al FOMC: vuole vedere un taglio “di grosse dimensioni” e la fine della normalizzazione del Bilancio Fed.
Un’altra voce autorevole si è però levata oggi a commentare il FOMC. E’ quella dell’ex Presidente della Fed di New York Dudley, secondo il quale non è affatto detto che la Fed taglierà i tassi ancora quest’anno. Il quadro macro non lo richiede, e il rischio è di bruciarsi risorse, e nello stesso tempo alimentare bolle negli asset.
Dudley ha dato voce ad un pensiero che hanno in molti. Ma che farà Powell, a fronte di un mercato che prezza oltre 3 tagli in 12 mesi? Gli operatori, per il momento, sembrano ritenere che avallerà lo scenario attuale. Infatti Wall Street tiene, il Dollaro è stabile in aggregato (i modesti cali sui cross sono compensati dal guadagno sulla Sterlina) e i tassi salgono appena, meno di quanto suggerirebbe la confidence esplosiva.
Dubito che Powell oserà segnalare “one and done”. Ma come la prenderà il mercato nel breve, è un altro paio di maniche.

Il quadro tecnico generale non ispira molto. A Wall Street le divergenze citate i giorni scorsi si accentuano, anche se il continuo flirtare con nuovi massimi è di per se positivo. In Europa oggi contiamo parecchi  segnali di inversione di trend, con le discese odierne che confermano i  doji di giovedi scorso (nel grafico l’Eurostoxx).
Ma con il FOMC domani conviene rinviare le conclusioni.