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Banche centrali all’attacco, torna il panico sui mercati

E’ durato decisamente poco il  sollievo  legato al FOMC “leggermente meno aggressivo delle attese” di ieri. La chiusura di Wall Street ha visto l’S&P 500 terminare un po’ sotto  i massimi con un progresso dell’ 1.46%, e il Nasdaq 100 in progresso del 2.49%.
Il sentiment positivo ha inizialmente pervaso anche la  seduta  asiatica, ma il buon tono è  evaporato nel corso della  seduta,  cosicchè alla fine solo il Vietnam ha mostrato una performance lusinghiera, mentre Tokyo, Seul  e Jakarta hanno mostrato progressi contenuti. Male Sydney, Taiwan e le “A” shares cinesi, molto male le “H” shares cinesi, Hong Kong, e Mumbai.
A affossare il sentiment sul China Complex avrà contribuito il nuovo calo dei prezzi delle case nelle  principali 70 città  cinesi a maggio, il nono di seguito.

Per l’apertura del mercato azionario europeo,  i futures USA, che avevano esordito in progresso in Asia,  avevano già accumulato oltre un punto di calo.
Su questo scenario già in marcato deterioramento si è  innestata la mossa a sorpresa della Suisse National Bank, la quale a fronte di un consenso che vedeva tassi invariati (solo 1 dei 12 previsori vedeva un rialzo  di 25 bps) ha alzato i tassi di 50 bps, aggiungendo di essere pronta a intervenire sul mercato dei cambi per stabilizzare la divisa e limitare l’impatto delle sue oscillazioni sui prezzi. In sostanza, anche la Banca Centrale svizzera è preoccupata dell’inflazione, e quindi vuole tassi più alti, e una divisa più forte per importarne di meno. Il Franco è scattato al rialzo scompigliando i cross valutari.
** SNB’S JORDAN SAYS CENTRAL BANK IS READY TO INTERVENE IN MARKETS TO CHECK EXCESSIVE APPRECIATION OR WEAKENING OF THE SWISSS FRANC
** SNB’S JORDAN SAYS SWISS FRANC IS NO LONGER HIGHLY VALUED BECAUSE OF RECENT DEPRECIATION

Inutile dire che i mercati hanno gradito pochissimo la sorpresa:  sembra evidente che tutte le banche centrali del globo sono impegnate a inasprire la stance, alcune senza curarsi di preparare il mercato, per avere maggiore effetto. Oggi poi era previsto anche il meeting della Bank of England,  fissato per le 13.00, e il mercato ha iniziato a speculare che l’MPC avrebbe potuto alzare i tassi di 50 bps, anzichè dei 25 bps attesi. E stanotte abbiamo la Bank of Japan, con il mercato che comincia a ritenere insostenibile la politica dello Yield control, che costringe la banca a comprare quantità enormi di JGB.

La discesa è quindi continuata aggressiva in mattinata, con gli indici Eurozone che si sono inabissati fino dai primi scambi. Ancora pesantissimi i bonds, con i rendimenti in marcato rialzo in mattinata, su emittenti core e periferici. La risk aversion ha spinto temporaneamente l’€ sotto 1.04 vs $, e anche le commodities hanno accusato quella che sembra una nuova ondata di pessimismo su ciclo indotta da dal tightening delle banche centrali.

Su un mercato dei tassi già in fiamme, sono piombate le dichiarazioni di De Guindos sulla possibilità di un inflazione più radicata. Figuriamoci i bonds. Il 5 anni tedesco è salito di 20 bps al 1.65%.
*GUINDOS: INFLATION MAY BE MORE ENTRENCHED THAN WE THINK
*GUINDOS: CONCERNED OF RISING INFLATION EXPECTATIONS
* GERMAN FIVE-YEAR BOND YIELDS EXTENDS RISE, NOW UP 20 BPS TO 1.65%, BIGGEST DAILY RISE SINCE 2012 DE5YT=RR

Alle 13, la Bank of England ha mantenuto i 25 bps di rialzo attesi dal consenso, ma ha utilizzato un linguaggio abbastanza aggressivo e 3 membri hanno votato per alzare di 50 bps. In ogni caso rispetto alla SNB è stata una performance molto più in linea con le attese.
*SIX BOE OFFICIALS VOTE FOR 25 BPS RATE RISE, 3 FOR 50 BPS
**HASKEL, MANN, SAUNDERS VOTE FOR 50 BASIS-POINT INCREASE
*BOE SAYS IT WILL `ACT FORCEFULLY’ ON INFLATION IF NECESSARY
*TRADERS LIFT BOE RATE HIKE BETS, PRICE 3% BANK RATE BY YEAR-END

Poco dopo abbiamo ottenuto altre informazioni sul nuovo strumento ECB per contenere la frammentazione. Il Governing Council vuole lo strumento pronto per Luglio, perchè teme che la frammentazione inibisca la trasmissione della politica monetaria, ed è pronto a bilanciare gli acquisti, cosa che è stata inizialmente letta come che si può vendere titoli core per comprare quelli periferici senza impattare la base monetaria. Inutile dire che il Bund è crollato a nuovi minimi, mentre il BTP ha recuperato bene. Successivamente il membro ECB Visco ha chiarito il concetto: si tratta di sterilizzare gli acquisti drenando la liquidità. Visco ha fatto altri commenti rilevanti, indicando anche un livello che vede come “giustificato dai fondamentali” ma ha chiarito che lo strumento anti frammentazione va a braccetto con la normalizzazione. Ergo, serve a far salire i tassi senza rovinare il mercato. Anche il Ministro olandese Kaag si è espresso a favore del meeting e dello strumento, cosa non banale da parte di un elemento di quel paese. Evidentemente c’è accordo tra i membri sulla necessità di questo passo. E’ possibile che lo spread stringa ancora nei prossimi giorni, a prescindere dal sentiment.
*ECB LIKELY TO OFFSET BOND-BUYING UNDER NEW ANTI-CRISIS TOOL
*ECB OFFICIALS WANT NEW INSTRUMENT READY FOR JULY MEETING
*ECB OFFICIALS WORRIED MARKET STRESS MAY HINDER MONETARY POLICY
*ECB’S VISCO SAYS WE’RE CAPABLE OF STERILISING LIQUIDITY WITHOUT SELLING SECURITIES.
*ECB’S VISCO: FRAGMENTATION IMPEDES MONETARY POLICY
*VISCO: ITALY-GERMANY SPREAD SHOULD BE 150 BPS BASED ON ECONOMY
*ECB’S VISCO: RECENT INCREASE IN SPREADS IS UNJUSTIFIED
*VISCO: FRAGMENTATION TOOL ISN’T TO FUND IMPRUDENT FISCAL POLICY
*VISCO: NORMALIZATION AND ANTI-FRAGMENTATION ARE COMPLEMENTARY
*DUTCH MINISTER KAAG: ECB EMERGENCY MEETING WAS IMPORTANT SIGNAL

Siamo comunque approdati a metà giornata con l’azionario in profondo rosso, i rendimenti in forte rialzo su emittenti core, ma molto meno sulla periferia. I treasury hanno  restituito il grosso del recupero di ieri.

Nel primo pomeriggio, dati macro in US: il tono è stato decisamente fiacco.

** i nuovi cantieri sono calati a maggio molto più del previsto, sia pure con la revisione al rialzo di aprile, e i permessi, che anticipano i cantieri di un paio di mesi, mostrano lo stesso quadro. E’ evidente che il mercato immobiliare sta svoltando: le scorte iniziano a salire rapidamente, le vendite calano, aumentano i venditori che tagliano il prezzo per concludere.

Questo indebolimento finirà con il filtrare nella componente “shelter” (alloggi) del CPI che conta per quasi il 33% del totale e con il suo +0.6%  ha aggiunto 0.24% al dato di maggio. Però ci vuole tempo, e nel mentre ovviamente il rallentamento dell’immobiliare preoccupa per l’impatto sull’economia.
** Il Philly Fed è la seconda survey manifatturiera regionale a deludere, terminando in zona di contrazione. Pesanti i new orders (-34.5 a -12.4) e in contrazione anche le aspettative di business a 6 mesi (-9.3 a-6.8). Però sia i prices paid (-14.4 a +64.5) che i prices received (-2.5 a+49.2) sono calati a mostrare un inizio di raffreddamento dei prezzi. E la componente delivery times è calata al minimo da agosto 2020 (-7.6 a+9.9), a indicare che i bottlenecks si stanno riducendo molto.
** Infine i jobless claims si sono confermati sui livelli della scorsa settimana, a indicare che probabilmente il trend è cambiato, come mostra il grafico sotto, con la linea rossa a indicare la media a 4 settimane. E come ha riconosciuto ieri la FED con la sua proiezione di disoccupazione per fine anno in aumento.

I dati odierni non hanno fatto che rafforzare la sensazione di recessione imminente che incombe da qualche giorno sul mercato.
Wall Street è partita ancora una volta in gap down, ed ha accumulato un pesante passivo, giungendo a raddoppiare al ribasso il rimbalzo di ieri. Se i rendimenti USA a metà giornata sono tornati a lambire i massimi dell’altro ieri (vicino al 3.5%), successivamente la crescente risk aversion ha imposto un inversione di tendenza e quasi l’intero rialzo sul 10 anni è stato cancellato, mentre il 2 anni addirittura cala di qualche bp. Un altro segnale della crescente preoccupazione del mercato per lo stato del ciclo.
Un altra significativa modifica subita dalla price action è stata che il dollaro, che di recente si è sempre avvantaggiato delle fasi di risk aversion, nel pomeriggio ha cominciato a perdere terreno, accumulando cali vicini al punto percentuale sui vari cross. Tra le spiegazioni possibili di questo cambio di correlazione con i risk assets personalmente citerei:
1) la percezione che le altre banche centrali stanno diventando aggressive quanto la Fed: oggi i tassi reali Euro a 10 anni sono passati in positivo. Finora l’effetto dell’aggressività dell’ECB era stato frenato dal rischio frammentazione, che ora sta rientrando, cosa che da supporto l’€. Dal canto suo, lo yen risente dell’incombere del meeting BOJ di domani, nel quale  Kuroda e C. potrebbero porsi il problema di arrestare il calo della divisa, come ha fatto la SNB.
2) la crescente percezione che la FED sta mandando in recessione gli USA
3) terzo e forse motivo principale per generare l’inversione: la risk aversion è giunta ad un punto nel quale il derisking investe tutto, e il lungo dollaro è sicuramente una posizione ben diffusa.
Al momento sull’€ Dollaro abbiamo un progetto di doppio minimo, visto che la spinta del rialzo da 75 della Fed non è riuscita a far rompere all’€ il minimo del mese scorso. Vediamo se la figura si completa.

La chiusura europea è pesante, con cali attorno al 3% per i principali indici. La simpatia con i rendimenti USA ha portato quelli Eurozone core a ridurre i rialzi, con una tendenza delle curve ad appiattirsi. Forte delle news illustrate sopra, il BTP vede il suo rendimento addirittura calare. lo spread è tornato nei pressi di 200. Sulle commodities divergenza tra metalli industriali, in forte calo, e invece oil, gas, oro e grani, in recupero.
Dopo la chiusura, Wall Street ha accentuato le perdite, con l’S&P arrivato a sfiorare il -4% prima di un moderato recupero. Una volta di più i volumi sono oltre 90% al ribasso.
Sentimentrader.com ha fatto numerosi backtest sulel caratteristiche di negatività di questa price action (abbondanza di giornate 90%+ al ribasso, incapacità di tenere i rimbalzi, livelli di ipervenduto) e ha rilevato che sono tipici di un bear market. In altre parole, la price action è tipica di mercati ribassisti, connessi con recessioni. Ad esempio nello schema sono rappresentate tutte le istanze di doppi gap down oltre 2% sui minimi da un anno. E si trovano solo nel 2001, nel 2008 e nel 2020. la conclusione dell’analisi è che
1) ci troviamo in un bear market, e la price action mostra un livello di panic selling visto raramente negli ultimi 40/60 anni
2) Anche se siamo in un bear market, vendere su questi livelli di stress non è risultata una strategia vincente, se non nel 2008. ovvero quando ad un’ enorme recessione si è associata una crisi sistemica.