Una serie di sviluppi negativi pesa sul sentiment globale a fine mese.

L’accenno di stabilizzazione osservato ieri sui mercati è stato seppellito da una grandinata di cattive notizie.
Vediamo le principali:
1)  poco dopo la chiusura di Wall Street, Trump ha annunciato, via tweet, l’intenzione di elevare dazi del 5% su tutte le importazioni dal Messico, dal 10 giugno in poi. L’aliquota verrà aumentata del 5% al mese fino a raggiungere il 25% in ottobre. I dazi verranno rimossi quando il Messico fermerà i flussi di immigrazione illegale dal suo confine verso gli Stati Uniti. Il messico per il momento ha evitato di reagire, dichiarando che prima vuole discutere.
Gli USA importano dal Messico beni per circa 350 bln l’anno, di cui il 30% sono auto. Dovessero le aliquote salire al 25%, l’impatto sarebbe tutt’altro che simbolico.
Al di la degli effetti diretti, questa mossa sembra indicare che l’amministrazione USA non è granchè preoccupata dell’impatto di una politica estera commerciale aggressiva su ciclo e sentiment. Al contrario, intende usare la leva commerciale per perseguire obiettivi di natura diversa, come sicurezza e immigrazione. Un colpo, per chi ancora sperava di vedere una tregua tra USA e Cina a fine Giugno ad Osaka. Se portata avanti, questa decisione sembra in grado di produrre un ritorno in contrazione del settore manifatturiero USA, per la prima volta da agosto 2016. Gli effetti però dovrebbero comparire da giugno in avanti.

2) Il PMI manifatturiero ufficiale cinese di maggio ha deluso significativamente (per i suoi standard) il consenso (49.4 da prec 50.1 e vs attese per 49.9). Tra i sottoindici, che confermano la debolezza, spiccano i new orders in contrazione a 49.8, e i debolissimi sottoindici sul trade (export a -2.7 46.5, import -2.6 a 47.1) che mostrano già un impatto del ritorno delle frizioni. L’accumulo di scorte e la debolezza dei prezzi completano il quadro. Il PMI servizi è uscito in linea con le attese, invariato a 54.3.
L’impressione che si ha da questo report, è che il ritorno delle tensioni con gli USA stia spazzando via una ripresa del manifatturiero, ripresa che comunque si è rivelata più debole delle attese: Ciò appare come una conferma della tesi che il ciclo cinese reagisce meno agli stimoli monetario e fiscale.

3) Gradualmente sui social è emerso che ieri in Parlamento è stata approvata all’unanimità una mozione che conteneva un invito al Governo Conte a velocizzare il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione mediante cartolarizzazione dei crediti e “anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”, in altre parole i famosi Minibot. Naturalmente si è alzato un polverone, considerando anche la circolazione parallela di mezzi di pagamento è espressamente vietata dal trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, e vista ovviamente come fumo negli occhi da Bruxelles per le implicazioni negative che può avere sulla solidità dell’€. In ogni caso, la mozione non vincola l’esecutivo, ed è quindi più un problema formale, e d’immagine, che materiale. Il fatto è che il contesto, con le dichiarazioni di Salvini sul piano fiscale e la risposta all’EU sulle obiezioni sollevate sul debito in partenza oggi, è già abbastanza surriscaldato. E queste news hanno finito col pesare sul BTP. In giornata il MEF ha pensato fosse il caso di entrare in argomento, chiarendo che non è ne necessario, ne allo studio alcun provvedimento

4) L’ ormai famoso redattore del Global Times Hu ha twittato che “in base alle sue risultanze” la Cina avrebbe reagito in tempi brevi all’embargo comminato a Huawei. Poco dopo, da una radio ufficiale, è giunta l’indicazione che le Autorità pubblicheranno a breve una lista di aziende US considerate “inaffidabili” perchè hanno tagliato le forniture a quelle cinesi
*CHINA TO TARGET FOREIGN FIRMS THAT CUT SUPPLIES TO CHINA: RADIO
*TO SET UP UNRELIABLE ENTITIES LIST SYSTEM: RADIO
L’assenza di indizi sul tipo di misure che attendono queste aziende rende ancora più minacciosa questa mossa, che sembra costituire un ulteriore escalation dello scontro.

Con questa carne al fuoco, c’è da stupirsi che il grosso degli indici asiatici abbia mostrato scostamenti ridotti (ad eccezione di Tokyo) e che Taiwan abbia messo a segno un recupero.
Non è stato cosi’ per l’azionario europeo, maggiormente impattato dalle news italiane, con l’azionario spagnolo gravato dai legami con il Messico (le banche in particolare) e le brutte retail sales tedesche di aprile (-2%), anche se probabilmente vi ha pesato un effetto stagionale.
Così gli indici sono partiti da subito pesanti, il bund ha staccato nuovi minimi di rendimento, e gli asset che solitamente beneficiano della risk aversion (oro, yen etc) hanno messo a segno performance di rilievo. Il Dollaro, diversamente dai giorni scorsi, non ha beneficiato della risk aversion. D’altronde, l’imposizione di dazi al Messico è destinata a pesare principalmente sull’economia USA (oltre che su quella messicana, ovviamente).

In mattinata, vi è stata anche la revisione del GDP italiano del primo trimestre che ha limato uno 0.1%, portando il progresso a +0.1% (-0.1% anno su anno). I dettagli mostrano domanda finale a +0.2%, e un contributo elevato del canale estero, bilanciato da un grosso calo delle scorte. Questi 2 effetti avranno probabilmente segno opposto nel trimestre in corso. ma il più grosso caveat a questo punto è il ciclo internazionale.

Nel primo pomeriggio i dati USA hanno mostrato un andamento contrastato. Il personal income di aprile è salito oltre attese, e la spesa personale è scesa meno delle attese. il PCE core deflator è salito in linea col consenso. Il Chicago PMI ha battuto di poco la stima (54.2 da prec 52 e vs attese per 54) grazie a new orders e production. La survey depone bene per l’ISM manufacturing, con la quale è ben correlata (anche se di recente lo è stata meno). In verità le survey regionali in aggregato hanno tenuto molto meglio dei PMI flash Markit, disastrosi.
La U. of Michigan confidence di maggio (100 da 102.4 vs attese per 101.5) non ha invece confermato il recupero del dato omologo calcolato dal Conference board. Probabilmente qui comincia a pesare il ritorno della trade War e il calo dell’azionario.

Sul fronte news, impossibile tenere dietro a tutte le headlines
1) il vicepresidente Pence ha avuto toni più conciliatori:
U.S. REMAINS HOPEFUL THAT CHINA WILL STEP FORWARD, PENCE SAYS
TRUMP, XI WILL MEET AT G-20, VICE PRESIDENT PENCE TELLS FOX
Una cosa non banale perchè Pence martedi della prossima settimana terrà un discorso assai atteso sulle relazioni USA Cina, tra l’altro nell’anniversario di Piazza TienanMen ed alcuni report sostengono che i toni saranno parecchio aggressivi.
2) Trump è tornato a twittare: Il Messico si è approfittato degli USA per decenni ed è venuto il momento che si impegnino a fare quanto va fatto. Altrimenti i dazi indurranno le aziende ad abbandonare il paese e tornare negli USA. La solita storia insomma.
3) sono comparsi stralci della risposta del MEF a Bruxelles. Apparentemente Tria ha dichiarato che i saldi miglioreranno grazie a minori costi delle misure, e che la flat tax (più una razionalizzazione delle aliquote) verrà finanziata con tagli alla spesa e revisione delle detrazioni ed esenzioni. Di Maio: ha dichiarato di non essere stato coinvolto nella risposta, e che non accetterà tagli del reddito di cittadinanza
4) Politico ha riportato che il Commissario EU per il trade ha avvisato lunedi i Ministri EU che è meglio che si preparino per un offensiva di Trump. Il Presidente quest’estate eleverà dazi su miliardi di beni importati dall’EU per reagire ai sussidi offerti alle aziende europee come Airbus. Difficile capire quanto ci sia di vero, anche perchè Trump cambia opinione continuamente, ma visti i recenti sviluppi, direi che non è il caso di sottovalutare il rischio. Ho messo in relazione con il circolare di questa news il brusco stop al rally dell’€ ne pomeriggio.

Un parziale recupero di Wall Street dopo un apertura da brivido ha permesso agli indici europei di recuperare parzialmente, ma le chiusure restano pesanti, mentre i rendimenti sono rimasti incollati ai minimi, e Yen e oro hanno continuato a recuperare. In generale il $ è rimasto debole (è anche la fine di un mese in cui il biglietto verde ha performato contro tutto). Buono, per contro, il recupero del BTP, che dopo aver mostrato un alalrgamento dello spread fino a 10 bp in mattinata, lo ha annullato nel pomeriggio. Alla forza può aver contribuito la smentita del MEF, ma è un fatto che la carta italiana sta figurando benissimo in questi ultimi giorni, rispetto a quanto immaginabile sulla scorta delle news, a conferma di un quadro tecnico supportivo.

Ancora non disponiamo della chiusura di Wall Street ma il consuntivo del mese vede i principali indici dei paesi industrializzati perdere 5/6 punti e tutte le figure ribassiste indicate nel pezzo di mercoledi sostanzialmente confermate.
In generale,  a prescindere dagli sviluppi dei prossimi giorni, è difficile negare che, principalmente a causa del cambio di stance della politica estera e commerciale USA, e reazioni connesse, le business conditions globali sono decisamente peggiorate.
E’ impossibile dire quanto continuerà questa fase, ma i segnali che riceviamo sono di un inasprimento delle frizioni, e non di una loro attenuazione. E questo contesto difficile sta già lavorando ai fianchi le economie. Economie che in alcuni casi sono fragili (Eurozone, Cina in parte) e in altre (USA, Cina) non sembrano in forma come un paio di mesi fa, e danno segnali di perdita di momentum in alcuni casi precedenti l’impatto del secondo round di trade war.
Su queste basi, è difficile essere costruttivi sui mercati, nonostante il recente repricing.
La prossima settimana abbiamo giovedi 6 il meeting ECB. Per Draghi, il compito E’ arduo. Quanto detto sopra non può non impattare sullo scenario ECB. le misure di mercato dell’inflazione si sono inabissate. La situazione italiana non aiuta. E c’è da decidere sulla TLTRO per le banche.