Sentori di una soluzione sulla brexit animano l’azionario globale

NB: Lampi (saltato ieri per imprevisto) salta anche domani per impegni e torna Giovedì.

Natale in anticipo per gli investitori, nelle ultime 48 ore lavorative.
Venerdì, una raffica di sviluppi positivi aveva prodotto un finale di settimana effervescente sui mercati,  anche se qualche cautela  finale  su trade ha poi inflitto una significativa sforbiciata ai guadagni di Wall Street.
Cosa  era  successo?
1) il negoziato di Washington, pur non raggiungendo risultati definitivi, è sembrato avere una portata maggiore di quanto atteso alla vigilia. Evitata al  momento  l’escalation, si lavora alla  definizione di una “fase 1” di accordo, che eviterebbe l’elevazione dei dazi a Dicembre.
2) La Fed aveva annunciato la ripresa del programma di acquisti al  ritmo di 60 bln $ al mese di T-bill. Si tratta di importi superiori alle attese
3) Sono circolate indiscrezioni che, una volta raggiunti i limiti di bunds acquistabili con le  attuali regole del  QE, all’ECB sarebbero più  inclini a modificare la composizione degli acquisti (meno bund e più altri emittenti), piuttosto che superare il limite del 33% per singola emissione.
4) Il newsflow sulla Brexit ha preso a migliorare a grandi passi.

Dopo la baldoria di venerdì, ieri abbiamo assistito a un po’ di consolidamento, favorito da un ridimensionamento di alcuni sviluppi. Di parte cinese, si è  ammesso che “le parti hanno fatto progressi sostanziali” ma anche sui media locali è mancato qualunque trionfalismo e non si è  accennato alla possibilità, indicata da Trump, di una firma a metà novembre, alla APEC conference in Cile. Probabilmente le autorità non vogliono farsi cogliere un’altra volta in contropiede da Trump  come avvenne a Maggio. E i commenti EU sulle proposte UK non sono stati così costruttivi.
A favorire il tono consolidativo ieri, la chiusura per festività di Tokyo e USA, che ha tolto spessore all’attività. In ogni caso, gli indici erano in ipercomprato di brevissimo e prese di beneficio ci stavano.

venendo a oggi, la seduta asiatica ha avuto un andamento assai contrastato. Tokyo ha offerto una performance robusta, in gran parte giustificata dal fatto che venerdì aveva chiuso prima che partisse il rally, e ieri la piazza era chiusa per feste. Per contro, il “China Complex”, che ieri aveva ben figurato, oggi ha marginalmente ritracciato, in parte sulla scorta di dubbi circolanti sulla solidità delle intese USA – Cina. E poi, l’inflazione cinese di settembre ha accelerato sopra attese, toccando il target del 3%, ma per i motivi sbagliati (aumento del prezzo della carne di maiale, +69% anno su anno). Quella “non food” è rimasta bassa (1%). I prezzi alla produzione hanno rallentato in linea con le attese (-1.2%). Ben dopo la chiusura dei mercati locali, sono stati pubblicati gli aggregati monetari di settembre,  dove sia i new loans che il  total  social financing hanno superato di parecchio le stime (rispettivamente 1.690 trln yuan da precedente 1.21 e vs attese per 1.36, e 2.27 trln yuan da prec 1.97 e vs attese per 1.9). Vedremo domani se questi segnali di ulteriore stimolo monetario daranno ulteriore impulso alle “A” shares.

L’apertura europea ha visto il sentiment fare un ulteriore passo in avanti. Il Catalyst sembra essere stato un Capo Negoziatore EU un po’ più costruttivo sul fronte Brexit ( *EU Barnier: Even if Brexit Agreement More and More Difficult, It Is Still Possible This Week), ma in realtà l’azionario europeo è sembrato assai sensibile alle buone notizie di recente, e meno a quelle cattive. Anche i toni sul trade hanno  contribuito al good mood in mattinata :
* CHINA’S GENG: NO DIFFERENCE WITH U.S. ON TRADE AGREEMENT
*CHINA SAYS U.S. STATEMENT ON PARTIAL TRADE DEAL IS ACCURATE

Come ieri, le notizie macro erano ridotte stamattina (uno Zew tedesco negativo nella componente coincidente ma meglio delle attese nelle expectations), e così l’azionario si è messo in attesa degli eventi, ovvero l’entrata nel vivo dell’earning season USA, con le trimestrali di JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs, Wells Fargo e Johnson & Johnson. Tra le banche,  solo Goldman ha deluso e così Wall Street è  partita bene.

Ma la scena si è  ulteriormente animata nel pomeriggio: sui media hanno fatto la loro comparsa headline decisamente costruttive sul fronte Brexit :*EU, U.K. NEGOTIATORS CLOSING IN ON DRAFT BREXIT DEAL
Secondo 2 funzionari rimasti anonimi, le parti a Bruxelles starebbero raggiungendo l’accordo su un testo, e vi sarebbe ottimismo sulla possibilità di una chiusura entro giovedì. Dopodichè tutto si baserebbe sulla possibilità, per Johnson, di ottenerne l’approvazione al Parlamento UK.
Queste scarne indiscrezioni hanno alimentato un ondata di euforia. La sterlina ha recuperato un ulteriore 1% e si colloca ai massimi da maggio scorso. L’azionario Europeo non se lo è fatto dire 2 volte e si è lanciato verso quelli che per l’Eurostoxx 50 sono i massimi nientemeno che da Febbraio 2018 (Idem per il Dax, per Piazza Affari da giugno 2018). Decisamente notevole la perdita di supporto per i bonds globali, col bund tornato a rendere -0.42%, “massimo” da luglio. E impatto significativo sugli asset rifugio (oro, argento, yen).
L’entità della reazione la  dice lunga, a mio modo di vedere, sulla intonazione del mercato. Anche perchè un deal tra un Premier UK e Bruxelles c’è già stato  in passato, e non ha funzionato perchè il Parlamento UK lo ha bocciato 3 volte. E non è che Johnson abbia mostrato maggior feeling della May con la Camera dei Comuni, venendo sconfitto ripetutamente e di seguito. Ergo, è evidente a  tutti che qualcosa bolle in pentola, ma le  incognite sono ancora rilevanti.
Ma tant’è, il mercato aveva voglia di andare, ed è significativo che l’azionario EU reagisca più del Pound, e che i tassi salgano in maniera quasi uguale in UK, EU e US.
Così l’azionario Eurozone porta a casa una seduta alquanto positiva, caratterizzata dai già citati record, le banche festeggiano i rendimenti in rialzo, e lo spread scende ulteriormente, mentre solo l’€ restituisce in serata i guadagni fatti sull’onda dell’entusiasmo.

Sul fronte tecnico la situazione torna estremamente interessante, in quanto molti mercati sono tornati a contatto con resistenze testate più volte, anche recentemente, e su alcune piazze il test è in pieno corso.
E’ il caso dell’Eurostoxx, che ha chiuso a contatto con quota 3.600, ben sopra il livello di 3.550 che lo ha a lungo contenuto. E il mercato è meno ipercomprato rispetto ai tentativi di luglio e settembre


Le figure del DAX e del FTSE Mib sono molto molto simili con il primo a contatto con la resistenza e il secondo poco sopra.
E discorso simile per il Nikkei, che in assenza di bruschi cambi di sentiment dovrebbe aprire domattina direttamente sopra la resistenza di 22.200 ( il future indica 22.560 al momento).

La situazione è abbastanza simile a Wall Street dove l’S&P dista meno di un punto percentuale dai massimi assoluti, ma il Nasdaq sembra quello più promettente, essendo emerso da una sorta di cuneo

Siamo stati qui altre volte, e gli indici hanno fallito. Ma il susseguirsi di test, con respinte sempre più deboli è un segnale tecnico positivo. E la fase laterale ha scaricato l’ipercomprato e potenzialmente prodotto una stratificazione di stops sopra i livelli più significativi, stops che il mercato potrebbe andare a cercare.
Il tentativo in atto quindi potrebbe essere più convinto, se il newsflow su trade e Brexit non si deteriora rapidamente.