Seduta tranquilla al termine di una settimana positiva.

Seduta tranquilla, quella odierna, in chiusura di una settimana in cui i mercati azionari globali (soprattutto quello americano e la maggior parte degli emergenti) hanno tratto sollievo dalla percezione che l’inflazione US non sta accelerando bruscamente quanto temuto.
Infatti, i principali indicatori (i salari orari di aprile, il PPI e il CPI US per lo stesso mese) hanno tutti marginalmente deluso il consenso. Non che il trend di crescita dell’inflazione in US non sia comunque evidente. Ma per il momento resta sotto controllo e i balzi dei rendimenti tipici di quando la FED è in ritardo, che tanto disturbano l’equity, non si dovrebbero manifestare.
Cosi anche ieri Wall Street ha messo a segno un buon rialzo, trainata dai settori “bond like” come telecom e utilities ma anche dalla tecnologia, i rendimenti hanno ceduto e il Dollaro si è preso una pausa.

La reazione dell’Asia è stata, una volta di più, tiepida. Se non altro Tokyo si è un po’ scossa, segnando i massimi da Febbraio scorso. Alla forza del tech proveniente dagli USA si è aggiunto il balzo di Panasonic, autrice di un ottima trimestrale e in odore di joint venture con Tesla per la produzione di batterie in Cina. Buona performance da parte di Hong Kong e HSCEI, trainate dal tech e da energy, mentre le “A” shares hanno sorprendentemente corretto, ma la performance settimanale resta un robusto +2.3%. E poi, siamo di fronte al week end e non si sa quando gli USA produrranno la nuova lista di dazi.
A mercati chiusi, gli aggregati di credito cinesi di aprile hanno lasciato intendere che le autorità hanno effettivamente contenuto le ambizioni di deleverage: Il total social financing è ammontato a 1.56 trilioni di Yuan vs 1.35 attesi e dai 1.33 erogati a marzo.
Tra gli altri indici, buoni progressi per India e Taiwan mentre Sydney è rimasta al palo.

La mattinata europea non proponeva alcun dato macro, e cosi gli indici sono rimasti in balia del rimbalzo dell’€, che ha tolto un po’ di brillantezza in particolare al Dax. Si sono fatte notare anche ricoperture sugli asset italiani, venduti abbastanza pesantemente (almeno in relativo col resto) in seguito alle news politiche. In aiuto di Piazza Affari sono arrivate anche le trimestrali di Montepaschi (ottima) e UBI (buona) che hanno dato supporto al settore bancario nazionale.

Il calendario macro US era solo leggermente meno avaro di quello europeo. Altra delusione sul fronte prezzi da parte degli import prices di aprile, mentre l’U. of Michigan sentiment preliminare di maggio è rimasto stabile a 98.8, vs attese che lo vedevano scendere a 98.3, grazie a un recupero delle aspettative, che ha compensato un calo della componente coincidente.
Una correzione di 3/4 basis points dei tassi monetari in $ ha accentuato la fase correttiva del $, e cosi l’azionario europeo ha chiuso sostanzialmente al palo, nonostante Wall Street stesse costruendo sui guadagni di ieri al momento della chiusura. A +0.4% il progresso settimanale dell’Eurostoxx  è risicato, in particolare se paragonato a  quello di altri mercati, ma va ricordato che si tratta comunque della settima settimana positiva a fila.
Stabili i rendimenti eurozone core, il rimbalzo del btp ha guidato un movimento di restringimento degli spread periferici.
Al momento, Wall Street ha ritracciato i progressi e cede marginalmente terreno. D’altronde, il progresso settimanale supera i 2 punti e le prese di beneficio sono tutto sommato giustificate, alla vigilia di un week end in cui Trump ha comunque accesso a Twitter. In assenza di discese significative, il quadro illustrato ieri resta valido.

In una giornata povera di news macro, mi è caduto l’occhio sul report di marzo del Cass freight index, un indice di volumi di traffico merci e spesa US con 23 anni di track record. Il succo del report è che gli indici aggregati di volumi e costi di spedizione si trovano su livelli elevati, nonostante la stagionalità negativa di febbraio e marzo. Il dato di crescita anno su anno sugli shipments supera l’11% e questo nonostante 12 mesi fa l’attività si fosse ampiamente ripresa dalle secche del 2015-2016. In altre parole il livello attuale figura bene nonostante il termine di paragone sia eccellente. La conclusione di Cass è che l’economia US non solo cresce, ma è in fase di accelerazione.