Seduta contrastata sull’azionario, nuovi minimi per l’€

Ieri sera a Wall Street, vuoi per le dichiarazioni di Trump (“siamo vicini, vicinissimi….”) vuoi perchè, superato lo shock, il mercato si è reso conto che l’impeachment non è un autostrada per i Democratici (anzi) Wall Street ha continuato il recupero, chiudendo vicina ai massimi di seduta (S&P 500 +0.62%).
In nottata, notizie ambivalenti sul fronte trade.
Quella buona è che Trump e Abe hanno firmato il “primo stadio” di un accordo commerciale USA Giappone. Tra i dettagli del deal, maggiori acquisti di beni agricoli USA,  dai quali Tokyo ha levato i dazi, e la non apposizione di dazi sulle auto giapponesi in USA. Un buon precedente per le discussioni che a breve si troverà a fare l’EU sull’industria automobilistica.
Continuano però le frizioni relative alla situazione a Hong Kong. Il progetto di legge ” Hong Kong Human Rights and Democracy Act” dovrebbe venire presentato al voto alla House of Representatives il 14 ottobre prossimo. Il Ministro degli Esteri cinese Geng lo ha definito un “interferenza negli affari domestici cinesi” e un ulteriore ostacolo alle relazioni e ha annunciato “una forte reazione”. Le prime 2 settimane di ottobre si annunciano quindi dense, con la visita del vicepremier Liu He a Washington per i colloqui tra il 7 e il 10, il voto sul provvedimento il 14 e l’eventuale aumento dei dazi USA il 15.
Gli indici asiatici mostrano, a fine seduta, un andamento contrastato, con le “A” shares (ancora) in negativo, zavorrate dalle small caps (Chinext -2.9%). Non disponendo di altri buoni motivi gli operatori parlano di prese di beneficio prima di una settimana di chiusura per festività.
Moderato rimbalzo, per contro, per le “H” shares e per Hong Kong, insieme a Mumbai e Jakarta. Al palo o  quasi Tokyo e Taiwan mentre Sydney ha marginalmente corretto.

La seduta europea aveva da fattorizzare l’ulteriore recupero di Wall Street ieri, cosa che ha garantito un apertura costruttiva, nonostante l’impatto, sul settore bancario, delle crescenti pendenze legali di ABN (-13%) legate allo scandalo del  riciclaggio.
Sul fronte macro, sorprendentemente buona la GFK Consumer Confidence tedesca di ottobre (9.9 da prec 9.7 e vs attese per 9.6) supportata da un balzo delle “intenzioni di acquisto”, apparentemente favorito dal varo delle nuove misure ECB. Un dato in aperto contrasto col tono degli altri.
In mattinata buone notizie sul fronte aggregati monetari e di credito in Eurozone. L’aggregato M3 è cresciuto a ritmo del 5.7% anno su anno, da 5.1% e vs attese di stabilità.  Si tratta del massimo da gennaio 2009. Forte accelerazione anche di M1  da 7.8% a 8.4%, il che depone piuttosto bene per l’attività economica, se la correlazione tra le 2 variabili continuerà a funzionare. La crescita del credito alle aziende è passata  da +4% a +4.3% mentre quella alle famiglie è  rimasta stabile a 3.4%. In generale dati in contrasto con la fiacchezza di altri indicatori.

Sul fronte Brexit, ieri sera showdown di Johnson, che ha sfidato l’opposizione a sfiduciarlo e dichiarato che il Parlamento deve lasciar lavorare il governo per l’uscita o permettere che il popolo  si esprima. Naturalmente i Laburisti si sono rifiutati, e vogliono vedere Boris andare a chiedere l’estensione o dimettersi, fallendo nel proposito di far uscire UK dall’EU il 31 ottobre. Alcuni Libdem starebbero lavorando a un ipotesi per imporre al Premier di chiedere l’estensione anche prima del 19 ottobre. Con questo livello di scontro le ultime speranze di negoziare un accordo cadono e l’ipotesi centrale diventa sempre più estensione e poi elezioni, sul cui risultato c’è massima incertezza.

Su queste basi,l’azionario Eurozone ha accumulato un discreto progresso, andando a prezzare anche, con un po’ di ritardo, l’indebolimento dell’€ di ieri pomeriggio. Infatti la divisa unica stamattina ha tentato a tratti un po’ di recupero, nelle fasi in cui i tassi davano l’impressione di voler continuare la salita, ma non è mai sembrata in grado di sfondare.

Nel pomeriggio in US era prevista la pubblicazione, tra gli altri dati, della terza stima di GDP US del terzo trimestre, che ha offerto pochi brividi. Il numero è rimasto invariato al 2% annualizzato, ma  il dettaglio è meno positivo, con consumi e investimenti in calo, e spesa pubblica e export a compensare. Piccolezze, in ogni caso.
Tra gli altri dati spicca il miglioramento oltre attese della survey manifatturiera della Fed di Kansas city (-2 da -6 e vs attese per -4) che però resta in contrazione, e le pending home sales di agosto meglio delle stime.

I numeri non hanno ispirato Wall Street, che ha preso la  via del ribasso, e al momento cancella sostanzialmente il rimbalzo di ieri. In parte la debolezza può essere legata alla forza del $: il ritorno sui massimi del Dollar Index ha alimentato un po’ di commenti sull’impatto sugli utili aziendali, commenti che al momento mi sembrano fuori luogo, visto che il rafforzamento rispetto ai livelli prevalenti 12 mesi fa è del 3 o 4%. Nel 2014/15 fu del 25%.
A deprimere il sentiment, anche un’indiscrezione secondo cui la sospensione delle misure contro Huawei non sarà probabilmente rinnovata ( *U.S. UNLIKELY TO EXTEND TEMP WAIVER TO SUPPLY HUAWEI: OFFICIAL). Se confermato, è uno sviluppo negativo assai più concreto di tutte le dichiarazioni che hanno prodotto il recente rasserenamento del clima. Anche il rally dei treasury può  essere ricondotto a queste news.
Resta il fatto che la  forbice tra S&P 500 ed Eurostoxx oggi supera il punto percentuale a favore del  secondo, differenza che può essere spiegata solo per un terzo dal recupero di ieri sera a mercati europei chiusi.
Naturalmente non è che la faccenda dell’impeachment abbia smesso di pesare sul sentiment, tanto più che Trump ha alluvionato l’account Twitter di proteste, inoltro di messaggi di solidarietà e minacce di crollo dei mercati se la cosa andrà avanti. La forza del Dollaro sembra però indicare che questo driver al momento non può essere quello principale.
C’è poi la questione dei tassi repo in US. Ieri la  Fed ha incrementato le  size ed oggi la  domanda ha premiato particolarmente la  scadenza a 2 settimane, dove sono stati richiesto 72 bln a fronte dei 60 offerti. Sull’overnight “solo” 50, a fronte dei 100 offerti. Al momento le tensioni qui sembrano sotto controllo.

La chiusura europea vede buone performance degli indici, mentre la divisa unica ha fatto nel durante i nuovi minimi dell’anno. Stabili o in lieve calo i tassi core, dopo la salita di ieri, mentre il BTP, a differenza degli altri periferici, venduti, ha mostrato forza, in particolare nel pomeriggio. Domani aste di fine mese, con 7.5 bln offerti su 3 linee (nuovo 5 anni per 3.75 bln, 3 bln di 10 anni e 750 mln di CCT).