Prima parziale vittoria per la May. Azionario ai massimi dell’anno.

Infine, un successo per la May. La sua ultima mozione è passata con una larga maggioranza (210 voti) mentre tutti gli altri sono stati bocciati o sono stati ritirati. In particolare è stato respinto, di soli 2 voti, il “Benn”, che prevedeva la messa al voto della possibilità di passare al Parlamento del processo di elaborazione di una proposta di accordo, esautorando il governo. Apparentemente alla bocciatura ha contribuito l’astensione di 6 laburisti. Grossa sconfitta per la richiesta di un nuovo Referendum (l’emendamento ha ricevuto solo 84 voti a favore). Ma diversi membri favorevoli ad una nuova consultazione hanno in questa occasione votato contro, sostenendo che “non è ancora il momento di prenderlo in considerazione”. Infatti Corbyn ha chiarito nelle dichiarazioni che resta una seria ipotesi per il futuro, ed in giornata ha contattato il responsabile al Parlamento dello Scottish National Party per offrirgli un meeting per discutere un supporto a quest’ipotesi .
A questo punto, l’ipotesi di un estensione è diventata “ufficiale”. Il punto è di che tipo di estensione si tratterà. Se una nuova edizione del piano della May passerà al Parlamento entro il 20, questa durerà solo fino a fine giugno. Altrimenti l’estensione sarà almeno fino a fine anno, per consentire elaborazione di un nuovo accordo, nuove elezioni o un nuovo referendum.
Sarà sufficiente questo spettro per spingere i Conservatori ribelli e il Dup a sostenere l’accordo? Improbabile a mio parere, anche se non impossibile, visto che a questo punto l’alternativa (un deal ancora più morbido o la cancellazione della Brexit) è ancora meno attraente per gli euroscettici. Vedo un 60/40  a favore di un estensione lunga.
Apparentemente il piano verrà riproposto per il voto Martedì. Nel caso venisse bocciato di nuovo, un problema può essere costituito dalle condizioni che l’EU richiederà per accordare l’estensione lunga. E’ probabile che Bruxelles vorrà vedere un programma di massima, che comprenda ad esempio elezioni anticipate o un uovo referendum ( A LONG EXTENSION TO ART. 50 WOULD ONLY BE ACCEPTABLE IF UK PUTS FORWARDS CLEAR ALTERNATIVE SUCH AS REFERENDUM OR ELECTION – ELYSEE OFFICIAL ). Ma soprattutto, potrebbe chiedere la partecipazione degli Inglesi alle elezioni europee di maggio. Vi è quindi un piccolo rischio che, in caso non ci sia intesa sulle condizioni per la concessione dell’estensione, avremo un uscita senza accordo il 29 marzo. Io però ritengo che si tratti di un rischio assai modesto, in quanto il Parlamento UK ha rigettato a larga maggioranza un uscita senza accordo, ed esiste un emendamento votato che obbliga il governo ad evitarla in qualsiasi condizione. E l’EU non ha nulla da guadagnare da un simile epilogo.
Credo che avremo al massimo qualche frizione, buona per un trade intraday. Spero di non sbagliarmi.

La seduta asiatica ha avuto finalmente un buon tono, stamattina. Diverse news sul fonte cinese hanno favorito il recupero del sentment.
Sul fronte trade, Trump ha dichiarato ieri sera che entro 3 o 4 settimane sapremo se l’accordo è possibile, ma che i Cinesi si stanno comportando in maniera molto ragionevole e seria.
Il Premier Li Keqiang, in un discorso conclusivo del National People Congress, ha dichiarato che le Autorità non permetteranno che in principali indicatori macroeconomici escano dai range (qualunque cosa questo significhi). La politica monetaria resterà supportiva, ma verranno usati strumenti come il taglio della riserva obbligatoria e dei tassi e non misure straordinariamente espansive come QE, o stimolo fiscale a briglia sciolta stile 2008. I tagli alle tasse entreranno in vigore il primo aprile. Inoltre verranno prese misure per abbassare il costo di finanziamento della piccola e media impresa dell’1% in corso d’anno. Le aziende pubbliche dovranno versare una maggior quota di profitti allo stato per finanziare la spesa pubblica. Infine ha promesso che la Cina rivedrà le norme a protezione delle proprietà intellettuali, e compirà ulteriori passi per aprire agli investimenti esteri la propria economia. Il Portavoce dell’ufficio statistico nazionale ha dichiarato a Bloomberg che la recente debolezza nei dati macro cinesi è da attribuire alle Festività.
Ciò è bastato a ridare vigore ai mercati cinesi, un sentiment che si è esteso a quasi tutti gli altri principali indici, Sydney esclusa. Tokyo ha eventualmente tratto supporto dal meeting BOJ, nel quale è stata lasciata invariata la stance, ma è stato preso atto che il quadro macro si è deteriorato, a causa di fattori esterni. Alla conferenza stampa, Kuroda ha difeso il target di inflazione del 2% recentemente messo in discussione dal Governo, che preferirebbe un approccio più flessibile. Ma, onestamente, le opzioni in mano alla Banca Centrale Giapponese non sono molte, al momento.
La minaccia della Nordcorea di porre fine alla denuclearizzazione è stata al momento ignorata, con perfino Seul su dell’1%.

L’azionario europeo ha aperto nuovamente sui livelli di ieri, per poi aggiungere progressi in mattinata. Oggi era la giornata del cosiddetto quadruple witching, ovvero la scadenza simultanea di furures e opzioni su indici e azioni. L’impatto di quest’evento si è chiaramente visto sul mercato, con volumi assai elevati, e una brusca accelerazione dell Eurostoxx in tarda mattinata in direzione del livello di 3.375, sicuramente uno strike assai gettonato per le calls in scadenza. Ciò detto, il successivo ritracciamento è stato parziale ed effimero per il momento, a dimostrazione che se la scadenza tecnica ha influenzato sicuramente la price action, la forza del mercato ha anche altri driver.
E’ da notare che l’Eurostoxx si sta muovendo al rialzo in un canale ancora più ripido di quello che ha caratterizzato la brusca discesa del quarto trimestre 2018.

Da un lato, si tratta di un ritmo di salita difficilmente sostenibile a lungo, senza qualche forma di consolidamento. Dall’altro è evidente che, anche qui, come in Cina, la logica del rimbalzo da uno scenario di eccessivo pessimismo non basta più a giustificare un recupero cosi rapido, regolare e costante. L’impressione personale è che il mercato azionario stia segnalando un miglioramento delle business conditions che ancora non si manifesta interamente nei dati (anche se i PMI di febbraio sono rimbalzati, e qualche dato ha preso a sorprendere in positivo, vedi Lampi di Mercoledì ).
Vedremo che ci diranno i PMI flash di Marzo in uscita il 22 prossimo.

In America, il quadro macro non aveva subito il brusco deterioramento osservato in Asia e Eurozone, e la brutta correzione di dicembre, più che essere supportata dai fatti, ha avuto le caratteristiche di un attacco di panico. Peraltro, gli ultimi dati, pur continuando a segnalare un livello di attività economica solido, e ben superiore alla media globale, hanno ripreso a dare segnali ambivalenti.
E’ il caso di oggi, nel quale sia l’Empire NY Fed manufacturing di marzo (3.7 da prec 8.8 e vs attese per 10) che la produzione industriale di febbraio (+0.1% da prec -0.4% e vs attese per +0.4%) hanno deluso le attese. Meglio la U. of Michigan consumer confidence di Marzo (97.8 da prec 93.8 e vs attese per 95.6). Direi che i segnali di una riconvergenza dei tassi di crescita USA – resto del mondo si stanno intensificando. Per il momento questo fenomeno sembra aver impattato sull’azionario con l’Eurostoxx che, a un mese recupera il 4.5% vs l’1.7% dell’S&P 500 (Shanghai fa quasi il 10%). In tempi non troppo lunghi potremmo avere un impatto anche sul cambio.
Peraltro, Wall Street oggi non vi ha fatto caso più di tanto, alle prese com’è con il superamento del famoso livello di 2.820. Forte del buon tono sui mercati continentali, ha aperto in progresso, assestandosi sopra il livello citato.
Con queste premesse, l’Europa ha chiuso sui massimi di seduta, con l’Eurostoxx 50 tornato ai livelli di inizio ottobre, e il Dax suo volta a nuovi massimi. La forza del treasury, seguita ai dati mediocri in US ha impedito ancora una volta ai tassi europei di reagire al risk appetite. Piccolo assestamento per lo spread, a poche ore dal pronunciamento di Moody’s. Il mercato sembra assai tranquillo che non vi saranno azioni da parte dell’Agenzia, che ci aveva già downgradato a ottobre.

A 2 ore dalla chiusura, Wall Street mantiene i progressi con una price action tranquilla. Una chiusura su questo livello avrebbe il pregio di costituire, sia pure di poco, un temptative breakout. L’assenza di prese di beneficio costituirebbe un ulteriore segnale di forza, indicando che gli investitori non temono di portarsi le posizioni nel week end.