Abbastanza movimentato il rientro degli USA sul mercato dopo il 4 di luglio.
Al solito, la seduta asiatica è stata dominata dalla debolezza dei mercati cinesi, alla vigilia dell’imposizione di dazi. Il resto dei mercati si è fatto contagiare in misura decrescente a seconda di quanto è esposto al trade (Sydney positiva e Mumbai solo marginalmente negativa). Il Ministero del Commercio Cinese ha dichiarato che la Cina non eleverà i dazi per prima, ma non è disposta a trattare sotto minaccia. I dazi USA danneggeranno le supply chains globali, incluse le aziende estere (leggi USA) che operano in Cina. Tornando al tema del “parlare coi fatti” illustrato ieri, il Washington Post oggi riporta che molte aziende US che operano in Cina stanno notando un crescente ostruzionismo da parte dei regulators cinesi. Altro food for thought per il Congresso, se non per Trump.
L’apertura europea ha visto il sentiment trarre supporto dalle indiscrezioni, raccolte dal Handelsblatt, di un offerta di transazione sulla disputa per i dazi sul settore auto, portata dall’Ambasciatore USA in Germania. L’idea sarebbe di cancellare sia il 2.5% imposto dagli USA sulle auto EU che il 10% imposto dall’Europa su quelle USA. Un accordo eviterebbe l’apposizione dei dazi del 20% sulle auto europee, la cui minaccia ha tanto depresso il settore. Comprensibile il vigoroso rimbalzo dei principali produttori EU. Personalmente, vi vedo una potenziale conferma che il vero obiettivo dell’ Amministrazione USA sono accordi negoziali e non uno scontro di dazi.
Un secondo catalyst positivo è stato prodotto dall’impatto, sul settore bancario, delle indiscrezioni raccolte da Bloomberg ieri sul disagio di alcuni membri ECB circa il pricing implicito nella curva Eurozone (primo rialzo interamente scontato nel 2020). Personalmente, trovo divertente che il Governing Council si preoccupi di quanti basis points prezza la curva tra 18 mesi. Ma appare evidente che, in particolare dopo gli ultimi dati, l’ECB non vuole che la dovishness dell’ultimo meeting venga sovrappesata.
Cosi, i tassi hanno aperto la seduta in rialzo, l’€ ha recuperato ulteriormente e le banche europee sono partite di slancio, trainando, insieme al settore auto, gli indici generali, che hanno accumulato buoni progressi in mattinata.
Ieri parlavo del fatto che per diventare più ottimisti sul quadro macro europeo bisogna che gli “hard data” mostrino di migliorare, come hanno fatto le survey e gli aggregati sul credito ECB. Un piccolo passo è stato fatto oggi con i Factory orders tedeschi di maggio (+2.6 vs attese per +1.1% e con revisione di aprile da -2.5% a -1.8%). La cosa non è certo dispiaciuta al Dax.
In questo contesto di robusto risk appetite, ha destato un po’ di sorpresa il fatto che i Btp abbiano progressivamente perso supporto, finendo con mostrare robusti rialzi di rendimento e spread, in un contesto di curva in appiattimento. Alla scarsa vena dei titoli nostrani può aver contribuito la comparsa su Bloomberg di un intervista a Tria, dai toni meno ortodossi rispetto al recente passato. Il Ministro dell’Economia ha dichiarato che il programma del Governo deve essere gradualmente attuato, altrimenti non vi sarà discontinuità coi precedenti esecutivi, e la crescita non arriverà.
Il movimento di allargamento dello spread ha subito una brusca accelerazione nel pomeriggio, apparentemente con l’arrivo sul mercato di un flusso in vendita da 125 milioni di 3 anni, che ha prodotto una fiammata sul rendimento. Il fatto che un flusso del genere abbia potuto creare tanto scompiglio è una dimostrazione della fragilità del mercato, anche se bisogna considerare che oggi questo era già cedente. La fiammata di volatilità sul BTP ha ridato supporto alla carta tedesca, e attenuato un po’ il risk appetite, senza peraltro azzerarlo.
Nel pomeriggio in US era prevista la pubblicazione di dati importanti:
** L’ADP survey di giugno è uscita marginalmente sotto attese (177.000 vs attese per 190.000), ma non a sufficienza da cambiare la previsione per il dato di domani.
** L’ISM non manufacturing di luglio ha sorpreso in positivo (59.1 da prec 58.6 e vs attese per 58.3). La forza è confermata dai sottoindici New orders (+2.7 a 63.2) e business activity (+2.6% a 69.3).
Il livello di crescita è solido negli USA in questa fase, e questo non è un mistero per nessuno. Esistono i rischi derivanti dalla trade war, difficili da quantificare in questa fase. Non ci fossero, l’azionario USA e globale viaggerebbe su altri livelli (vedi studio di DB nel Lampi di ieri) . Peraltro, nel pomeriggio l’US Trade Representative ha comunicato che i dazi su 34 bln di importazioni cinesi entrano in vigore stanotte a mezzanotte (le 6 italiane). A seguire arriverà la risposta cinese.
La volatilità su tassi e spread e la forza dell’€ non sono riusciti a disperdere totalmente la positività dell’azionario europeo, che chiude un po’ distante dai massimi ma mostrando buoni guadagni. Interessante che il settore bancario Eurozone abbia conservato una buona performance nonostante il ritorno dei rendimenti tedeschi sui livelli di ieri (più o meno). Forse qui stiamo prezzando un po troppo pessimismo.
Wall Street ha accelerato dopo la chiusura e recupera al momento con gli interessi le perdite di martedi.
Alle 20, le minute FOMC ci forniranno qualche elemento in più su come il Committee vede il quadro macro e inflattivo US (in particolare ora che ildoppio obiettivo in termini di disoccupazione e inflazione risulta raggiunto a tutti gli effetti) e l’impatto delle frizioni commerciali su ciclo e prezzi.